Giugno 2012. Esce il terzo Long Playing del cantuautore svedese Kristian Matsson, in arte "The Tallest Man Of Earth".
L'artista continua il viaggio nella musica acustica dei precedenti album, da menzionare in particolare il gradevolissimo "The Wild Hunt", col quale per via dello stile Folk, del timbro vocale e della buona riuscita dei testi era stato accostato da molti a Bob Dylan. Non è un paragone folle anche se i testi non raggiungono a mio parere (e presumo di molti) la qualità e la ritmica dettata dal maestro di Duluth.
L'album è molto leggero, ma non per questo banale. Gli spazi lasciati dalla sua chitarra acustica sono riempiti dalla sua magnifica voce e talvolta dalla presenza parassita di una morbida chitarra elettrica o di un pianoforte bloccato nella modalità "Moderato". Ascoltare questo disco è come viaggiare su una astronave tra il superammasso galattico di Shapley e il Vuoto del Bootes: la densità di accordi, note, strumenti non è né minimale come il post rock e né intenso come l'indie, vi è il giusto equilibrio, non si incontrano tante galassie, solo quelle essenziali affinchè ci sia armonia. Ecco: Armonia, ecco cosa rappresenta quest'album, ed è meglio entrare un po' più nel dettaglio. Il numero di tracce rispecchia lo standard di 10 dei precedenti LP.
To Just Grow Away da l'imput affinchè il viaggio cominci. Stiamo per circumnavigare il vuoto del Bootes ai confini del superammasso di galassie. La canzone ti fa subito entrare in tema con l'album e la sua particolare malinconia. Dopo Revelation Blues giunge Leading Me Now dove la solita chitarra acustica è accompagnata da una storia personale fino ad arrivare al bellissimo singolo 1904, uno dei brani più belli dell'album, quello che riporta più a Bob Dylan. Il testo è magnifico, la musica anche, una energica chitarra acustica è domata da una voce che ti incoraggia ad andare avanti nei momenti di difficoltà. A questa segue la leggera Bright Lanterns e la title track, dove la chitarra acustica che aveva fin ora dominato l'album viene improvvisamente rimpiazzata da un pianoforte, il brano è molto toccante, forse il mio preferito, merita l'ascolto. Wind and Walls segna il ritorno immediato della chitarra acustica e il pezzo è allegro, quasi per risollevare l'ascoltatore dall'emozionante malinconia del brano precedente. Little Brother racconta l'ennesima storia, questa volta nell'infinito duello tra voce e chitarra domina la voce e Kristian decide di scrivere questo pezzo rivolgendosi a una terza persona. Seguono infine le morbide Criminals e On Every Page che chiudono l'album non ai livelli di armonia con i quali questo aveva iniziato ma con una minimalezza quasi sigurrossiana presente in Agaetis Byrjun.
Personalmente ho adorato quest'album e in particolare la tracce 1904, There's No Leaving Now e Wind And Walls. L'album è facilmente digeribile fino alla fine senza l'utilizzo di Citrosodina e ti invita anche al riascolto.
Ops, abbiamo completato il giro del Vuoto. Abbiamo percorso quasi un miliardo di anni luce, e tutto in... neanche 40 minuti, forse il tempo si è fermato, o forse, forse è stato solo un sogno... un sogno raccontato da un uomo che guarda più in alto di tutti. (Ah, per la cronaca l'uomo più alto della terra è Sultan Kosen che arriva a 251 cm, Kristian Matsson non sarà dunque l'uomo più alto della terra, ma comunque ha dimostrato altre sue qualità.)
Carico i commenti... con calma