Inizierei volentieri questa recensione solamente consigliandovi di ascoltare questo bellissimo lavoro che racchiude tutto ciò che il prog-rock dovrebbe essere: l'unone di stili, di generi, di strumenti, qui si fa veramente unica.
Questo ottimo gruppo, chiamato "The Tanget" è una strana unione di due buonissimi gruppi del genere: i "Flower Kings" e i "Parallel or 90 degrees". E sono alla pubblicazione del loro secondo full-lenght. "A place in the queue" è un disco di rara bellezza nell'ambito prog-rock (attenzione, non metal). Questo disco è figlio di influenze che spaziano intelligentemente dal prog-rock tipo Genesis e che arrivano alle atmosfere più complesse del Jazz.
Manco a dirlo, si parte con una suite deliziosa: "In earnest" è sublime nelle atmosfere "pianofortistiche" che crea, spezzate qua e là dal suono di synth mai fastidiosi o dal suono di qualche strumento a fiato, mentre una sezione centrale è arricchita con un ottimo riffing di chitarra dolcemente distorta. "Lost in London" invece sembra esser sintomatica della piovosa Londra: tocchi leggeri di fiati e batteria che si intrecciano, silenziosa la voce del singer in una canzone eterea e dolcemente trasportante.
Mentre invece si entra in atmosfere (solo per 2 minuti scarsi) in un prog di derivazione abbastanza moderna con "DIY surgery". Ma a far da padrone a questo tappeto progressive è sempre l'ottimo uso dei fiati che dà al tutto un aspetto jazzistico piacevole e di ottima qualità. Mentre con "GPS Culture" ci si tuffa in un atmosfera che ricorda quasi gli Yes e che riporta il gruppo e la sua musica in un territorio vintage, a differenza della precedente traccia. Una canzone dalle mille sfaccettature, dotata di calma, di silenzio e denergia allo stesso modo, poetica nelle sue atmosfera vocali. Imprevedibile e smaccatamente prog è "Follow your leaders".
Si nota la forte influenza del prog degli anni 70, rialaborato e reso ancor più affascinante da atmosfere ancora una volta jazzistiche. "The sun in my eyes" è invece la dimostrazione di come si possano scrivere anche canzoni semplici e dirette. Una esempio di disco-pop ballabile con venature che ricordano la disco degli anni 80. Chiude la seconda suite: la title track rinchiude prog-rock e jazz come abbiamo notato in tutto il resto del disco, chiudendo e riassumendo come questa band in fondo non suona originalissima, ma riesce nell'ìintento di essere qualitativamente ottima e piacevole.
Chiudo la recensione affermando che questo disco è forsa una delle migliori pubblicazioni del 2006 in ambito prog-rock. Potrebbe esser un vero e proprio masterpiece se fosse uscito molti anni fa, ma la sua atmosfera che ricorda tanto il passato rock lo rende poco originale e poco adatto alla musica odierna. Tutto questo non toglie però valore ad un disco che brilla comunque.
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