Alla fine del concerto registrato Lou Reed saluta tutti e lascia i Velvet Underground.
Abbandona un quartetto che dal vivo, come in questa occasione, suona come nessuno prima aveva mai fatto, ma che aveva perso quella eccezionale spinta creativa dei primi anni. Spinta venuta a mancare con l'uscita dal gruppo del genio-rivale di Lou, John Cale: è mancato lo scontro tra due artisti dal carisma eccezionale e la collaborazione tra questi due innovatori musicali che aveva portato alla creazione di quelle che si sarebbero dimostrate tra le più grandi poesie rock di tutti i tempi.

Doug Yule (il nuovo bassista), nonostante tutto si dimostra un ottimo musicista e la sintonia dal vivo col compagno-maestro Reed è ottima. Il doppio album live è composto da alcuni classici dei V.U. provenienti dai precedenti album e altre canzoni-prototipo che poi appariranno nell'ultimo cd del gruppo, "Loaded" (seppure col solo Doug Yule presente).

Tra i classici spiccano "I'm Waiting For The Man", qui pezzo d'apertura del concerto in una versione meno ritmata ma più lenta e blueseggiante. Nella masterizzazione più recente dell'album (quella del 1984) sono presenti due diverse versioni di Heroin. Entrambe fantastiche, non poteva essere diversamente.
Nel volume B si segnala la presenza di una "White Light/White Heat" notevolmente diversa dalla versione originale: un interessante pezzo strumentale di 5 minuti, rendono la versione live molto più lunga di quella in studio. Tra le canzoni prototipo che appariranno in "Loaded" sono presenti "Rock 'n' Roll" e una "Sweet Jane" con un testo differente all'originale. I temi trattati dal "poeta maledetto" del rock segnano le diverse fasi di composizione di queste dal 1964 al 1969. Inutile parlare di "Heroin" (della quale una come Patty Smith ha parlato come di una delle opere d'arte più perfette della storia americana); si passa dalle esperienze di vita comune, ad esempio in attesa di uno spacciatore de "I'm Waiting For The Man", all'amore in "Beginning To See The Light" tratta dal terzo album dei V.U. (ormai senza John Cale), dove troviamo testi più addolciti e meno autodistruttivi del solito.

Il tutto registrato con un suono poco definito e artigianale, caratteristico di tutti gli album live dei V.U., che rende questo album una delle tante perle registrate da Reed e soci.

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