Da un po' di tempo il termine Gothic metal identifica uno spettro molto vario ed eterogeneo di band che in comune hanno poco se non una base metal abbastanza tradizionale, sulla quale ognuna di esse tenta (con risultati assai contrastanti) di elargire saggi di inventiva e classe.

E' quindi abbastanza ironico e beffardo accomunare sotto la stessa egida musicale gruppi come i Within Temptation (de gustibus ma mi inorridiscono) e i Before the Dawn (molto interessanti ma assai altalenanti) oppure gli Evanescence (perdonatemi l'ignobile citazione) e i Katatonia (mi auguro nessuno abbia nulla da eccepire sul loro conto). E la lista di questi improbabili ossimori potrebbero essere lunghissima.

A conclusione di tal ragionamento quindi possiamo tranquillamente dire che i teutonici The Vision Bleak siedono a buon diritto tra coloro i quali hanno saputo creare un gothic metal molto personale e assai horrorifico condito da reminiscenze death,  con le quali convivere senza esserne troppo soggiogati e senza volerle eccessivamente esibirle.

Giunti al terzo full lenght, i nostri decidono di variare lo stile già notevolmente collaudato con i precedenti "The Deathship has a new capitain" e soprattutto il più equilibrato "Carpathia - A dramatic Poem", abbandonando gli elementi operistici più appariscenti (che pagavano pegno in originalità ai  Lacrimosa), come l'ausilio di violino, pianoforte e soprano, per indurire ulteriormente il loro sound. Oddio, ciò non cambia moltissimo la tipica timbrica del combo composto dal duo Ulf Theodor Schwardorf (guitars, bass, effects) / Allen B. Konstanz (vocals, drums), peraltro facilmente riconoscibile, vuoi per il suono delle chitarre abbastanza simile su tutte e tre le releases, vuoi per la ricerca del chorus bislacco e catchy, vedasi la magnifica opener "She-Wolf", vuoi per il gusto di creare songs dal sapore antico e putrescente allo stesso tempo, come in "The Black Pharaoh Part I The Shining Trapezohedron", senza dimenticare le orchestrazioni che danno profondità a trame chitarristiche mai troppo complesse, come in "The Eldrich Beguilement" o nella torrida e personale "Evil Is Of Old Date", ma è sicuramente un elemento a sorpresa.

Quindi una certa linearità e semplicità di fondo, che a volte corrono su una lama di rasoio chiamata ripetitività ed omogeneità, ed un certo amore per linee melodiche fortemente (forzatamente??) orientaleggianti, sempre al limite del pacchiano senza però mai oltrepassarlo, anzi stupendo per la capacità di uscire dal cul de sac in cui sovente si trovano, con aperture melodiche di tutto rispetto, lasciando intendere quali siano i veri colpi di genio di cui il duo è dotato, compongono il mix vincente di questo "The Wolves Go Hunt Their Prey".

Le reminiscenze death di cui sopra si concentrano in massima parte nella validissima e possente "The Demon Of The Mire" e in qualche cameo vocale disseminato qua e là nelle singole songs, senza comunque mai essere troppo invasive, anche grazie alla volontà dei nostri di utilizzare questa risorsa solo come un accento, un segno caratterizzante, non una fonte d' ispirazione costante.

Unico appunto compositivo è l'eccessiva similitudine nei riff e nell'atmosfere tra l'ultima song "By Our Brotherhood With Seth" con la produzione dei Moonspell del periodo "Irreligious".

Per quanto riguarda l'aspetto lirico dell'album in oggetto di recensione, beh, ci troviamo di fronte ad un interessante concept incentrato sulla teogonia egizia, tanto da portare i nostri lupi transilvani fino ai piedi del tempio di Seth, dio dell'oltretomba e del deserto. E' comunque vero che il tasso di originalità di tale proposta è pressoché pari al risultato di una moltiplicazione di un qualsiasi numero reale per zero, ma bisogna anche saper ammettere che la personalità e l'arte lirica non mancano di certo ai nostri alemanni.

Da un punto di vista prettamente tecnico, nulla da eccepire, tutti i suoni sono perfettamente udibili, il balance tra le componenti orchestrali, effetti e possanza metal è assolutamente rimarchevole e la scelta di un uso di vocals pulite ma cupe e teatrali sicuramente aiuta al raggiungimento di un risultato finale davvero intenso, preciso, passionale.

Un ascolto consigliato. 

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