Con la scoperta di "Movement" dei New Order, nel 1981, si lancia l'ispirazione a moltissima gente. A Glasgow la cicogna ha buttato giù quattro personaggi molto interessanti per la musica. Si tratta di una delle tante band rimaste nell'ombra per almeno vent'anni, e che si rende giustizia solo ora forse. I Wake sono una band di culto che ha prodotto lavori per oltre dieci anni, arrivando fino al 1991 senza doversi vergognare di niente.

Appresi i marchingegni di marchio Joy Division/Tuxedomoon/Bauhaus, si debutta nel 1982 con "Harmony". La frangia purista prog/psichedelica/krautosa, che difficilmente si avvicina alla "corrente nuova", vede crescere panorama post punk con miliardi di lavori.

I Wake mostrano il lato grigio/decadente della musica, consacrando con almeno tre o quattro brani la scuola di un genere. Questo filone artistico che andrà a sfornare capolavori per oltre dieci anni, cospargendo semi che influenzeranno perfino il dream pop/shoegaze.

"Judas" e "Favour" sono i due capisaldi. Gotica e serrata la prima, oppressiva e stralunata la seconda. Basso e voce asettica sempre in primo piano. Gli stilemi del post punk si incarnano in maniera sublime. La batteria elettronica, in perfetto Stephen Morris sound, è rozza e originale. Insomma, tutto non è perfetto e per fortuna.

"Patrol" è lo zenit della filosofia gotica dark degli anni Ottanta. Litanie di un oscuro menestrello dialogano misteriose con gli inserti desolati del synth. Gli arcigni bassi ci fanno sprofondare in un clima sulfureo dove tutto sembra dissolversi.

"Heartburn" e "An Immaculate Conception" persistono nella nebulosa sonora, soprattutto con lo spessore della seconda, dove ci scorrono istantanee degli Human League, dei Cars, degli Editors, degli Echo & The Bunnymen..

Dopo questo lavoro abbiamo la virata dream pop di "Here Comes Everybody", dove si attenuano gli umori dark e si accentuano i toni malinconici/zuccherosi. Di certo, "Harmony", resta il disco più rappresentativo della band.

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