Si chiamano come un album dei Codeine. Già questo dovrebbe spingervi a cercarvelo.

Dopo un'opera prima buona, ma un po' confusa e indecisa ("People Now Human Beings"), i norvegesi White Birch danno alle stampe il loro capolavoro assoluto, misconosciuta perla che fu la loro consacrazione: "Star Is Just A Sun".

È uscito nel 2002 ma si porta appresso (e fa tesoro del)la lezione prettamente nineties diretta da coloro che basarono la propria fortuna sull'elogio alla lentezza (credo sia inutile fare nomi, ma le iniziali sono Low, Red House Painters e, appunto, Codeine).

Slow-core compagno di vita, dream-pop mon amour.

Non è assurdo trovare tra i solchi tracce del passaggio Slowdiveiano o atmosfere di Paradisiaca memoria, andando però oltre, a disegnare un perfetto paesaggio intriso di solitaria malinconia e tristezza.

Sospeso a mezz'aria, in un immaginario luogo costituito da freddo e distese ghiacciate, da cielo annuvolato e flebile luce, a rendere il tutto uniformemente grigio.

Un grigio senza alcuna sfumatura, il grigio più apatico che esista.

Più che alla lentezza, un elogio alla tristezza e ai sentimenti più neri che un uomo possa provare. Spostandosi tra dimensioni rarefatte, di cui "Breathe" è un esempio calzante (uno dei brani più desola[n]ti che la mente umana potesse concepire), ed altre più palpabili: "Beauty King", l'unico brano che si avvicina quasi a un up-tempo in mezzo a tanti tempi ultra-slow (si respira quasi come in "San Geronimo" dei Red House Painters in quanto etere), spezza a metà l'opera fungendo da perfetto spartiacque per l'aria che si respira al suo interno. Una metà, la prima, costituita da melodie a mezz'aria; l'altra, la seconda, che arriva a toccare terra con un dito (o meglio, ghiaccio). Ma, nonostante ciò, pare a momenti che non si vogliano affatto decidere su dove alloggiare, creando sali-scendi continui (l'uno-due "Donau Movies"-"Glow").

In chiusura, invece, "Atlantis" spazzia via tutto il resto: l'eterea melodia che vorrebbe trasportarci in una dimensione onirica, la voce che ci tiene però ancorati a questa realtà.

Sta a noi decidere se andare, o restare...

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