Con questa recensione non sarò prolisso, anzi sarò alquanto sintetico. Poiché mi ritrovo a scrivere di un album già recensito, cosa che non è nel mio stile; ma ho deciso di farlo semplicemente per dire la mia e manifestare il mio disappunto verso la superficialità di molti, che criticano per partito preso e magari la musica la sentono ma non l'ascoltano.

A molti non è piaciuto quest'album degli Who, per vari motivi. La svolta pop commerciale o, ragione più consistente, l'assenza dello storico batterista Keith Moon scomparso prematuramente nel 1978 pochi mesi dopo la pubblicazione di "Who are you". Dopo allora i Who decisero di continuare con "Face dances" datato 1981, album mediocre che conteneva, però, la bellissima "You better you bet". E l'anno successivo ci riprovarono con l'album di cui vado scrivendo "It's hard".

Voglio manifestare il mio disappunto specialmente verso chi sostiene il fatto che senza Keith Moon la musica non sia più la stessa. Ora, mi chiedo: mi trovo di fronte a grandi conoscitori ed esperti di musica o ad un branco di ignoranti duri e puri che stortano il naso di fronte ad ogni minimo segno di cambiamento?

Bisogna essere dei veri esperti per intuire, specialmente nei lavori in studio, la differenza tra un batterista e l'altro. Dal vivo la differenza è palese, ma in un album di studio non si può giudicare un batterista. Se vi avessero detto che in questo album suonava Keith Moon sicuramente ci avreste creduto. Che qui tra l'altro è sostituito in modo egregio da Kenney Jones. L'album secondo me è molto valido. Con buone canzoni quali la title track, "Athena" col suo ritmo incalzante e la bella voce di Pete Townshend in una parte di ritornello, la veloce e scorrevole "One at the time" scritta dal bassista John Entwistle, la bella ballata "A man is a man" e l'allegra "Why did I fall for that?". Le altre canzoni non sono particolarmente memorabili ma si distinguono per una certà orecchiabilità, la massima professionalità nello suonare gli strumenti e la voce di Roger Daltrey sempre bellissima.

Per chi critica la svolta pop commerciale: tra il '69 e il '73 gli Who ci hanno regalato capolavori assoluti della musica rock quali "Tommy", "Who's next" e "Quadrophenia". Cosa chiedere di più? Che tentino di emulare quei lavori senza raggiungerne il vertice, o che ci propongano dignitose canzoni pop orecchiabili e cantabili? Io scelgo la seconda opzione. Se questo lavori lo si valuta sotto questo punto di vista, allora risulterà essere un buon album.

Alla prossima...

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