Molti sono abituati ad identificare i magnifici Who con "The Who Sings My Generation" , "Tommy" o "Quadrophenia", e tutto ciò mi sembra abbastanza ingiusto. Non per criticare il valore di questi album, tra l'altro bellissimi, ma non sono gli unici.
Come ben si sa, il 1967 è un anno fondamentale della storia della musica. Un anno di trasformazione, di metamorfosi, ma anche di massimo gusto psichedelico. È innegabile dire che ciò non abbia influenzato molti artisti. Tanto per fare un esempio, nello stesso anno erano usciti "Ptoff!" dei Deviants e il ben più noto "The Piper At The Gates Of Dawn" dei Pink Floyd. Ma tra questa serie di album non sfigura nemmeno il terzo capitolo dei Who, intitolato "The Who Sell Out".

"The Who Sell Out" è un disco divertito e colto allo stesso tempo, impermeato di una dose massiccia di humour e ironia. Bellissimo l'attacco di "Armenia City In The Sky". Il brano, introdotto da un falso jingle pubblicitario, si lancia in una grande sfuriata di chitarre e trombe che conferiscono un sapore tipicamente psichedelico. È anche l'ennesima prova di come gli Who possano vantare una tecnica assolutamente invidiabile: l'incessante rullare di Moon, il regolare incedere di Entwistle e le frecciate psichedeliche di Townshend sono più di qualcosa...
Tutte le canzoni del disco sono degne di nota: non ce n'è nessuna che demeriti riguardo.
Paradossalmente "The Who Sell Out" è l'unico album in cui Daltrey non canta la maggioranza delle canzoni, e ciò lascia un po' stupefatti, considerando che Roger fa esclusivamente quel ruolo...

Come è abituale la ristampa ha portato un buon numero di bonus tracks, alcune superflue, altre interessanti, tra le quali spicca la bellissima rivisitazione di "Hall Of The Mountain King" riletta in chiave psichedelica e stracolma di vocalizzi inquietanti. È sicuramente uno dei gioiellini dimenticati dei Who.
Anche la copertina è degna di nota: riesce quasi a sintetizzare il disco. Daltrey compare in una vasca piena di fagioli, il che gli costerà una fastidiosa bronchite che fortunatamente non minerà le sue eccellenti doti vocali. Una classica curiosità di contorno di un disco bellissimo e significativo.

Da qui tutto sarà diverso, e due anni dopo "Tommy" ne è la conferma.

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