Dopo aver conquistato il globo con la storiella surreale di "Tommy" (1969) e dopo aver pubblicato l'elettrizzante "Live at Leeds" (1970), Il leader e chitarrista del gruppo, Pete Townshend, cerca di creare un altro concept album ma abbandonerà presto il progetto. Ciò che ne scaturirà sarà "Who's Next" (1971). Nove canzoni. Nove perle. Suoni cristallini. Rock a tutto spiano. Gli Who raggiungono quell'equilibrio musicale che permetterà all'album di entrare di diritto nella storia.  

"Baba O'Riley" e "Won't Get Fooled Again", nonchè la canzone d'apertura e quella finale, sono due delle più belle pagine mai scritte da Pete Townshend, che si cimenta con il sintetizzatore alla ricerca di suoni ipnotici che scolpiscono l'ascolto.
"The Song is Over" e "Getting in Tune" incantano con il loro dolce pianoforte per poi esplodere in un turbine strumentale guidato dall'inconfondibile voce di Roger Daltrey.
E poi c'è quella "Behind Blue Eyes" che, con la sua lieve melodia e con quell'armonioso arpeggio chitarristico iniziale, ormai è diventata un classico. L'unica canzone interamente cantata da Pete è la trascinante "Going Mobile". Da non sottovalutare l'unica composizione del bassista John Entwistle, "My Wife". Un brano ben ritmato guidato dalla voce del suo stesso autore. Un album assolutamente imprescindibile.

All'alba degli anni '70 ci si aspettava molto dagli Who, e il gruppo ha dato anche troppo. "Who's Next" e "Quadrophenia" (1973) valgono da soli intere discografie. Uno dei migliori chitarristi rock, Pete Townshend è anche un eccellente e prolifico compositore con una sensibilità musicale al di fuori del comune. "Il Prossimo degli Who" ne è la prova assoluta.

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