Quando ritornai in Brasile dopo un mese passato nella sempre piú lontana Italia, rimasi sgradevolmente colpito nel trovare ammuffito tutto ció che la mia casa conteneva. Non avevo affatto pensato che lasciandola chiusa durante la stagione delle piogge avrei trovato quella sorpresa. Compresi in seguito che quest´episodio non era altro che un piccolo sintomo di un equilibrio. Se da un lato qua, tutto é estremamente fecondo; dalle piante che crescono a vista d´occhio, alle ragazze madri che spensieratamente sfornano bimbi, dall´altro c´é morte, degrado e deterioramento. Condizioni presenti nella vita di molta gente e nelle cose in generale.

Ricordai lei. Portava con sé poche cose, qualche foto e abbastanza recente. La levezza del fardello e la sua propensione al non accumulare cose, mi affascinó non poco. Percepii poi come l´ambiente modella la nostra cultura e quanto i nostri ambienti fossero differenti. Pensai alla vecchia casa rurale di mia nonna che conserva tutto perfettamente, nonostante il passare degli anni o alla casa dei miei dove volendo posso ritrovare i miei quaderni delle elementari.

Cosí adesso, vorrei accumulare meno oggetti possibili, sentirmi piú leggero e meno condizionato dalle cose, come dai miei CD; al sicuro in Italia, lontani dalle malfamate muffe brasiliane. Uno di loro é questo "See" del 1992, ultimo album in studio dei The Work.

Lo comprai quando usci o poco dopo, probabilmente spinto da qualche recensione. Ricordo che pure un´ amica lo possedeva. Pensai allora che fossero conosciuti, invece mi sbagliavo, di loro si parla poco. Ricordo anche che li paragonai ai King Crimson ma all´epoca avevo pochi riferimenti. Non credo neppure conoscessi ancora gli Henry Cow, che cito non certo per paragoni stilistici quanto a causa di Tim Hodgkinson, membro dei The Work insieme ai meno famosi Bill Gilonis, Mick Hobbs e Rick Wilson. Lo stile musicale ha poco a che vedere con il RIO, tantomeno con il progresssive. Che sia rock, non ci piove. Non mi piace chiamarlo post-punk, anche se appare decadente e urbano. Ha il suo fascino nelle ritmiche, con chitarra tutt´altro che virtuosa, sembra qualcosa di sospeso fra le Wave: la No, la New e la Dark. Il pezzo "Tell" mi suona carico di riferimenti: sembrano i Talking Heads che virano i primi King Crimson.

Danno l´impressione di essere uno di quei gruppi che difficilmente si possono collocare in un posto preciso. Chi arriva a loro per la strada del rock in opposition si depara con uno stile con atmosfere inusuali ai comuni riferimenti del genere, chi invece li conosce aspettandosi un lavoro post-punk o industrial, puó rimanere sorpreso da certe soluzioni che con l´orecchio di oggi non posso definire complesse ma bensí inusuali.

Lontano dalle orecchie di molti, nella loro piccola storia, i The Work ci hanno regalato dei lavori di indubbio valore (questo e "Rubber Cage", soprattutto). Li ascolto con molto piacere anche oggi, e vi assicuro che son poche le musiche che dopo vent´anni mi porto ancora appresso. Come a dire: tanti album col tempo fanno la muffa, taluni nascono giá con le spore e altri passano incolumi mode e stagioni.

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