Che Jimi Hendrix sia stato il più grande chitarrista elettrico di tutti i tempi è fuori discussione. Il dibattito stesso su quale sia stata la "figura chitarristica più prominente nella storia del rock" nasce non tanto dal bisogno di associare a tale definizione un nome e un volto, quanto, a dire il vero, da un inconscio e perverso desiderio di rapportare sulla stessa scala di valore musicisti di epoche e generi differenti, altrimenti fra loro difficilmente relazionabili.
In parole povere, quando ci si domanda chi sia stato il più importante chitarrista del secolo appena trascorso, ci si domanda in realtà chi sia stato il secondo chitarrista più importante, e la risposta si riduce così, se non si tiene conto delle numerose nomination a favore di Kurt Cobain, ad un contenzioso a tre fra i nomi di Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page.
A parlare per loro, fulgide e al tempo stesso travagliate carriere, che hanno alterato in maniera irreversibile il corso della musica contemporanea e l'approccio stesso allo strumento. Cosa abbiano in comune questi tre virtuosi, oltre ad un innato talento musicale e una intima e sviscerata passione per il blues del Delta, è la militanza, e più precisamente il debutto artistico, nella seconda più prestigiosa università del blues d'oltremanica: gli Yardbirds (seconda solo ai BluesBreakers di John Mayall).
Nonostante vi abbiano ricoperto il ruolo di chitarra solista in periodi differenti, c'è un album, per l'appunto questo "Having A Rave-Up" del 1965, in cui sono presenti contributi da parte di tutti e tre (anche se in copertina compare il solo Beck e nelle note di produzione la partecipazione di Page non viene ratificata).
Il lavoro è più una raccolta di singoli che non un album in senso stretto (anticiperà di una manciata di settimane l'uscita di "Rubber Soul", il primo album concepito come tale), dove il vero filo conduttore è proprio il rave-up, una sorta di blues tirato che altro non è se non l'embrione primordiale di quello che verrà comunemente definito con il nome di hard-rock. Il materiale a disposizione è tanto e variegato, e fra le diverse track-list (che variano da mercato a mercato) si contano la bellezza di 24 pezzi.
Si percepisce fin da subito il passaggio dal blues radicale e senza compromessi di Clapton (le classicissime "Smokestack Lightning" e "Here 'Tis" su tutte) ad un suono più orientato verso timidi tentativi di sperimentazione che da lì a poco sarebbero sfociati nel fenomeno della psichedelia.
Proprio questo cambiamento di rotta verrà percepito dal giovane Clapton come un tradimento: i brani sopraccitati sono infatti registrazioni in studio di classici rispettivamente di Howlin' Wolf e Bo Diddley che gli Yardbirds presentavano con successo dal vivo già da qualche anno. Clapton, laureatosi a pieni voti negli Yardbirds, lascia dunque spazio a Jeff Beck e decide di arruolarsi nei BluesBreakers. Basterà l'omonimo lavoro, "John Mayall & The BluesBreakers with Eric Clapton", a consacrarlo definitivamente e a dare il via alla celeberrima serie di graffiti dal sacrilego slogan "Clapton is God".
L'ingresso di Jeff Beck nella line-up rappresenta la svolta nella breve ma intensa parabola dei "gallinacci". Resosi conto delle enormi potenzialità espressive del suo strumento, Beck inizia a sperimentare effetti quali il fuzz e il feedback ("I'm A Man" di Bo Diddley), imita il fischio di un treno a vapore ("The Train Kept A-Rollin'"), introducendo così per primo il tema della chitarra onomatopeica, in seguito spesso utilizzata da Adrian Belew e Steve Vai.
Si rende anche presto conto però di poter intervenire direttamente sulla timbrica stessa del suo strumento, e raggiunge l'apice della sperimentazione nella suadente "Heart Full Of Soul", dove grazie all'utilizzo di un Fuzz-Box, riesce ad imitare la timbrica di un altro strumento a corde, il sitar, tessendo delicate e ipnotiche sonorità orientaleggianti. In realtà tale innovazione fu casuale: gli Yardbirds avevano infatti deciso di avvalersi di un sitar vero e proprio nella produzione degli arrangiamenti (primi in assoluto in ambito rock e ben sei mesi prima di "Norwegian Wood" del già citato "Rubber Soul"), ma il rallentamento della ritmica che ne conseguiva mal si sposava con il ritmo forsennato impresso agli altri brani, e si optò (non senza una buona dose di superficialità) per una soluzione alternativa, lasciando così ai Beatles l'onore del primato.
Da ricordare anche l'ottima performance vocale di Keith Relf in "Mr. You're A Better Man Than I", con uno dei primissimi testi di protesta made in U.K., e l'unico brano del lotto scritto da membri del gruppo: "Still I'm Sad" (McCarty, Samwell-Smith), che presenta il primo (e molto probabilmente anche l'ultimo) innesto di canti gregoriani in un brano pop.
Sebbene quasi tutto il materiale sia derivato, la sensazione che si ha è quella di trovarsi in presenza non tanto di cover quanto di vere e proprie trasfigurazioni: emblematica è in tal senso "The Train Kept A-Rollin'" che viene trasformata da uno spensierato Rhythm & Blues nella più violenta performance di chitarra dell'epoca, paragonabile solo a "My Generation" e "You Really Got Me" in quanto a impatto sonoro e potenza d'urto, vero e proprio hard-rock ante litteram.
L'intensità di questo brano affascina anche Michelangelo Antonioni che decide di immortalarne una performance live in Blow-Up, pellicola ritratto della Swingin' London anni '60. La resa del brano (ribattezzato per l'occasione "Stroll On" a causa di complicanze dovute ai diritti d'autore) è, se possibile, ancora più scatenata, grazie anche al supporto che Jimmy Page offre a Beck, che dal canto suo conclude nella migliore tradizione Mods distruggendo il suo strumento à-la Townshend.
E' possibile apprezzare il contributo di Page anche nel brano "New York City Blues" (lontana parente di "Since I've Been Lovin' You"), ma ciò che ne risulta, col senno di poi, è un suono ancora imbrigliato, che lascia intravedere solo una minima parte del suo enorme talento.
Questo è in assoluto il primo album che pone al centro dell'attenzione la chitarra elettrica, capostipite di lavori del calibro di Are You Experienced e Texas Flood, per citarne alcuni, e precursore di generi e mode che imperverseranno per oltre un decennio. Sicuramente una delle proposte più sottovalutate e al contempo più interessanti di tutta la British invasion e del panorama musicale in generale, da uno dei gruppi più sottovalutati e influenti della storia, dai cui membri sono nati gruppi come Cream, Led Zeppelin, Jeff Beck Group e Renaissance.
Ladies and gentleman, the Yardbirds
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