Band romana di buona rilevanza anche estera e fautrice, nei lavori iniziali, di un black metal sinfonico, con questo "Nightbreed Of Macabria" i nostri Theatres Des Vampires si spostano verso lidi più spiccatamente gothic. Premettendo che questo è l'unico loro disco che posseggo e che ho sentito, imposterò questa recensione come se non ne avessero fatti altri, in modo da non farmi travisare dal loro passato musicale.
Il presente lavoro si attesta, per quanto mi riguarda, sul sei spaccato (in una scala di valori da 1 a 10). Sin dal primo ascolto li ho trovati artefatti, costruiti a tavolino e impegnati su dei terreni che altri hanno calpestato in maniera migliore e soprattutto con migliori risultati. Musicalmente il lavoro scorre bene, ma non regala particolari sensazioni, se non una: quella di trovarsi dinnanzi quasi più alla colonna sonora di un film di Tim Burton (vedi "Nightmare Before Christmas" o "La Sposa Cadavere"). Insomma, non sono in grado di prenderli sul serio, sebbene le varie tracce risultino tutto sommato carine e orecchiabili. Colpa forse dei testi, adolescenziali e, sinceramente, un po' inadatti a un disco, anche se di musica gothic. Insomma, date uno sguardo a questa citazione tratta dal secondo pezzo, "A Macabre Banquet": "you will know the clowns/you will know the minstrel/you will know the dancer/you will know the angel of lust/it's Macabria... we want that you stay here, it's the 666th day of DEADcember (sic)".
Tralasciando i luoghi comuni (il 666, i nomi francamente piuttosto ridicoli), appena ho sentito questi versi mi sono subito venute in mente tante figure macabre in computer grafica chiuse in circolo attorno a una povera sventurata che, non si sa per quale motivo, è finita in una realtà parallela orrorifica, questa Macabria, terra di vampiri, incubi e mostri. Insomma, "Nightmare Before Christmas" con il suo compendio di clown senza faccia, streghe, licantropi, Babau e bambini demoniaci. E da lì purtroppo questa immagine non se ne è più andata, costringendomi a etichettare questo disco come deludente prodotto destinato solo a un certo tipo di pubblico, magari a chi crede fortemente in queste cose, a chi piace questa atmosfera macabro-cartoonesca, oppure a chi cerca qualcosa di più leggero rispetto a ciò che ascolta regolarmente.
Torno a ripeterlo, il disco musicalmente scorre bene, ma è minato dalla sua mancanza di originalità e dalla sua artificiosità grossolana.
I pezzi più buoni: "A Macabre Banquet" (non vanno ascoltate le parole però!), "Lady In Black", "Luciferia", "Macabria", "The Course Of Headless Christ", e "The Undertaker & The Crow", forse quella che più apprezzo di tutto il lotto.
Malinconia a fiumi, riffoni potenti e pieni, inserti tastieristici degni di un film... Insomma a livello tecnico ci siamo, i nostri indubbiamente sanno fare il loro lavoro, le due voci (maschile e femminile) si alternano in maniera egregia, lui più brutale e, quando serve, impostato su toni operistici, lei suadente, conturbante e malsana. Con un pizzico di originalità in più, una maggiore indipendenza dalle fonti (indubbia è quella delle "Cronache di Vampiri" della Rice, oltre che dei suddetti cartoni di Burton) e dei testi più curati forse il disco sarebbe stato un ottimo lavoro, ma messa così non va oltre la sufficienza.
Da ascoltare consci di queste pecche, onde evitare di rovinarsi un lavoro comunque sufficiente; per gli amanti di certe atmosfere invece mi sento di consigliarlo pienamente.
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