Sono semplici le regole dell’amore: non puoi possedere ciò che ami e non puoi amare ciò che possiedi.

E l’amore si nutre di bellezza e la bellezza si nasconde nell’imperfezione.

Imperfezione, Thelonious e ‘Round Midnight: le dita dritte, dure non dovrebbero suonare così. I gomiti alzati non dovrebbero stare lì e poi, quei piedi. Quei piedi che si agitano così lontani dai pedali.

Tutto è fuori posto. Tutto è come deve essere.

(Il tema si svolge in minore, lento, notturno, ma i cromatismi che ne seguono lo sviluppo producono effetti che sembrano scordature. Poi un arpeggio in semicrome e una coda discendente con un motivo di due battute che viene ripetuto per tre volte, con variazione della coda, poi un intervallo di quarta ascendente. La parte A si chiude con una cadenza discendente che, nel ritornello, risale alla tonica.)

Imperfezione: i suoi occhi non dovrebbero essere di quel colore, il suo naso non dovrebbe essere così. Quella piccola ruga non dovrebbe far sembrare il suo sguardo così stanco ed i suoi capelli hanno troppa voglia di essere liberi. Lei ha un volto irregolare. E io lo amo. Tutto è come deve essere.

E poi lei mi guarda.

Ride.

E tutto il mondo acquista significato. Gli angoli prendono luce. L’ingiusto resta ingiusto e lo sbagliato resta sbagliato ma, finalmente, lo accetto in pace. I miei lividi smettono di farmi male. Persino le zanzare, mi sembra, che abbiano diritto di esistere.

Guardo Lei e penso a Pannonica, la prima volta che ha ascoltato ‘Round Midnight.

Nica, che aveva un nome da farfalla ed un cognome da regina: Rothschild.

Figlia di un cacciatore di farfalle prigioniero di un corpo da banchiere. Morto suicida perché un cacciatore di farfalle non ci può stare in un corpo da banchiere.

Pannonica aveva 35 anni la prima volta che ascoltò ‘Round Midnight. 35 anni e cinque figli, un marito bello, ricco ed affascinante – Julius –, una vita incredibile: aveva guidato macchine veloci, aerei (anche da guerra). Aveva combattuto contro i nazisti in Africa nelle truppe di De Gaulle ed era stata pure decorata. Adesso che era la baronessa De Koenigswater viveva in Messico e la sua vita era spuma e seta e luccichio di brillanti.

Ma non aveva mai ascoltato ‘Round Midnight.

Poi capitò: era a casa del suo amico pianista Teddy Wilson. Era passata a salutarlo. Andava di corsa: doveva prendere un aereo.

E invece, all’improvviso tutto il mondo acquistò significato. Gli angoli presero luce. L’ingiusto restava sempre ingiusto e lo sbagliato, sbagliato ma, finalmente, lo poteva accettare in pace. I suoi lividi non facevano più male e persino le zanzare sembrava avessero il diritto di esistere.

Costrinse Teddy a risuonarla per venti volte.

Perse quell’aereo. Poi, piano piano perse pure tutto il resto.

E andò a cercare Monk.

Le ci vollero anni. Fu nel ’54 a Parigi dopo un concerto. E per 28 anni non lo lasciò più. Lo curò, lo accudì, gli pagò medici, avvocati e bollette, gli fece riavere la cabaret card senza la quale non poteva suonare a New York, andò persino in galera per lui, quando dichiarò ai poliziotti che quella droga che trovarono loro addosso era sua.

Sopportò insulti, dicerie, offese, ironie, ma non fu mai la sua donna. Rimase sempre un passo indietro.

Perché c’era Nellie.

Non puoi possedere ciò che ami e non puoi amare ciò che possiedi.

(La seconda parte del brano presenta la ripetizione antifonale di un motivo di due battute seguito, ancora, da due cadenze discendenti.)

Nica divenne “la Baronessa del Jazz”. La sua suite all’hotel Stanhope era aperta a tutti i musicisti. Ci fece portare un pianoforte. C’era musica tutta la notte.

E vennero tutti. Tutti. Tutti quelli a cui riesci a pensare. C’erano. Ed a tutti lei aprì la porta.

Perché è così che funziona. Me lo ha fatto capire Lei, la notte che ha leccato via le mie ferite (i segni sono sempre lì, ma non fanno più male). Il Mondo non lo cambi, devi solo accettarlo; prendi un piccolo angolo, lo pulisci, lo scaldi, chiudi le finestre per non fare entrare la puzza e ti ci metti comodo. Però la porta la lasci aperta. Perché senza Amore il marcio del Mondo entra lo stesso.

La porta deve restare aperta.

Ed alla porta di Pannonica un giorno bussò Charlie Parker.

Bird stava male. Aveva bisogno di un po’ di pace e di un posto dove fermarsi. Ci mise tre giorni a morire. Si addormentò davanti al televisore.

Aveva trovato, finalmente, un po’ di pace.

Ma Nica fu travolta dallo scandalo. “Bop King Dies in Heiress’s Flat” titolarono i giornali. La famiglia Rothschild ne approfittò per diseredarla ed imporre il silenzio su di lei. Julius ne approfittò per divorziare (“amica dei negri” le sibilò) e portarle via i figli. Lo Stanhope hotel ne approfittò per metterla alla porta.

Certo, non andò in rovina: le rimase una discreta rendita con cui prese una casa dalle parti dell’Hudson (“la Reggia”, la chiamava Monk), il titolo, più di trecento gatti e, soprattutto, la sua famosa Bentley.

Nella Reggia fece portare un pianoforte e lasciò, ancora, la porta aperta.

(Armonicamente, la parte A si basa su una progressione: I - VI - II7 - V7 [misure 1-2]. Poi da una sequenza: I-IV [misura 3]. Ed, infine, una modulazione discendente che sottolinea l'andamento del tema e porta ad un breve cambio alla tonalità della sottodominante [la sequenza Sib-7 Eb7 che allude a una progressione II-V7-I].)

Invece alla porta di Monk, un giorno, bussò Bud Powell.

Il suo amico Bud. Fu per lui, per difenderlo, che Thelonious s’era giocato la cabaret card e la possibilità di suonare e lavorare a New York. Bud Powell, il più grande pianista della storia del Jazz. E se pensi che sia un’affermazione esagerata, allora vuol dire che non lo hai mai ascoltato. E se non l’hai mai ascoltato, beh, cosa vuoi che ti dica?

Bud era venuto via da Parigi. Questioni di salute. Era venuto a morire a New York. Lui lo sapeva. E lo sapeva anche Francis Paudras, l’uomo che a Parigi gli aveva salvato la vita e che, ora, era sempre con lui (la loro, straordinaria amicizia virile verrà narrata in controluce in un bel film di Tavernier che si intitola – c’è bisogno di dirlo? - “’Round Midnight”).

E, forse anche Monk lo sapeva.

I due si fissarono a lungo senza dire nulla. Poi Monk gli disse: “vieni che ti faccio l’aereo”. Paudras non capiva. Il pianoforte occupava tutto il soggiorno e finiva in cucina, sopra la coda c’erano i piatti da lavare. "Thelonious alzò le mani sopra i tasti, guardò in basso e premette entrambi i pedali. Con un movimento lento e molto studiato, premette forte i tasti e rimase così, la testa giù, piegato, il corpo accovacciato sopra la tastiera, finché il suono non svanì". Paudras finalmente capì, anche lui aveva vissuto la guerra: quel suono imitava alla perfezione il boato dei bombardieri.

Era l’aereo.

Thelonious fissò Bud per un lungo momento. Poi Bud cominciò a ridere, non smetteva più. Rise fino alle lacrime.

Quando ascolterai “‘Round Midnight” o “Pannonica”, “Well, You Needn’t” o “Misterioso” o quello che ti pare, Monk immaginatelo così, che ride con Bud. Lascia stare le storie sul genio pazzo che collezionava cappelli e girava con una lattuga all’occhiello, che ballava intorno al piano e non riusciva a parlare. Ed anche Bud pensalo così: che ride col suo amico.

Tu.

Perché io non ci riesco. Io non posso fare a meno di pensare a Bud, chiuso in un ospedale psichiatrico, che disegna tastiere di pianoforte sui muri, e le fissa, e le suona con la mente, cercando di combattere il buio.

Cercando di combattere il silenzio.

(Dopo una breve escursione in Sol b [misura 5] viene reintrodotta la tonalità principale seguita da una nuova modulazione discendente.).

E poi, un giorno, Thelonious si perse. Fu dopo un concerto. I poliziotti che lo videro camminare, lo sguardo fisso, le braccia aperte, seguendo un filo immaginario, in un aeroporto, non ci stettero a pensare: lo manganellarono e se lo portarono via. Un negro di oltre cento chili che ti fissa e non risponde alle tue domande non lascia indifferenti.

Nellie corse a prenderlo.

Poi andarono da Nica. “Sono molto malato” disse lui. Le sue ali erano diventate troppo grandi, non gli permettevano più di camminare. Le due donne decisero che sarebbe rimasto lì, al “castello”.

Ci vollero sei anni. Sei anni di mutismo, di silenzio. Non una sola volta toccò il pianoforte che Nica aveva fatto portare nella sua camera. Sei anni prima di lasciarci definitivamente, ma lui se ne era andato molto prima.

Il silenzio aveva vinto. La porta era rimasta chiusa.

(La sezione B inizia con una progressione: VI7[b5]-II7-V7 ripetuta due volte e seguita da una sequenza II-V7-I nella tonalità di Sol b maggiore, seguita da una serie di accordi coloristici che riportano alla reiterazione della parte A.)

Ora, tu dirai che non ti ho parlato di musica, che questa non è una recensione. E’ vero: non è una recensione. Avevo voglia di raccontare l’incredibile storia d’amore di Pannonica e Thelonious. Però non è vero che non ho parlato di musica: ho parlato d’amore, di morte, di amicizia e di porte da lasciare aperte. E questa è Musica.

Non la puoi descrivere la Musica. E’ come con l’energia: puoi solo indagarne gli effetti non percepirne la forma.

E Pannonica?

E’ andata avanti, ha pubblicato un libro (Three Wishes), ha fatto fotografie, ha frequentato musicisti. Loro le hanno dedicato tanta musica, anche bellissima. Poi sua nipote ha scritto un libro su di lei, hanno fatto un film. Ha collaborato con Clint Eastwood alla sceneggiatura di “Bird”. Ha curato i suoi gatti.

Insomma ha lasciato la porta aperta.

Poi, come è normale, come è giusto, è morta.

Ha voluto essere cremata ed ha chiesto che le sue ceneri venissero gettate nell’Hudson.

Non importava il giorno, non importava il modo. Importava solo l’ora. Una sola cosa ha chiesto: che l’ora in cui avessero disperso le sue ceneri fosse quella.

Intorno a mezzanotte.

(Ora perdonami, Pannonica, ho scritto troppo. Ti lascio. Ho bisogno di andare da Lei, di perdermi nella linea improbabile del suo naso: il Mondo sta ricominciando a perdere senso e le zanzare hanno ripreso a darmi fastidio).

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