L’ultimo lavoro di questa simpatica e tosta formazione di british hard rock blues, uscito nel febbraio di quest’anno, è una sorta di concept album. Il leader del gruppo Luke Morley, chitarrista e compositore di tutte le musiche ed anche dei testi, s’è divertito stavolta a dipanare insieme alla musica pagine del suo passato premettendo, nella canzone di apertura, che “…non sono uno che si guarda tanto indietro, ma quando lo faccio non posso fare a meno di sorridere”.
La composizione centrale, la più entusiasmante del disco, è la nona traccia “When the Music Played”; dopo un breve intro strumentale il ritmo prende ad essere scandito dagli “stoppati” di chitarra e parte una storia che mi risulta particolarmente toccante per quanto mi è vicina:
Ero solo un ragazzo nel ’71, quando trovai un nuovo posto dove andare
Sotto le coperte ed alla luce della luna, ascoltando la radio
Ed il suono che sentivo dipingeva quadri e sogni e ricordi così magici
Eccomi a cercare la fonte di una qualche scintilla che accenda un fuoco nell’anima mia
Perché è stato così tanto tempo fa ma è ancora così forte che nient’altro riesce a darmi lo stesso
Allora chiudo gli occhi, mando indietro il tempo e torno, torno a quando la musica suonava
Tenevo i miei vinili come bimbi appena nati, memorizzando ogni parola
Ogni copertina era una finestra verso un lontano e speciale mondo
In tutte quelle notti d’estate l’amore mordeva, la musica era lì e la cinsi intorno a me
Ed ogni singolo brano che amai così tanto è ancora lì, nello scaffale
Ed è stato così tanto tempo fa ma è ancora così forte, quando non sapevo che l’avrei fatto tutti i giorni.
Chiudo gli occhi, mando indietro il tempo e torno, torno a quando la musica suonava
[qui la musica ha un break e parte un giro rock blues chitarra+basso che è più Led Zeppelin degli Zeppelin di “Black Dog”, sopra il quale il testo continua polemizzando per poi riprendere per un ultimo ritornello]:
Hey ragazzo, che cosa conti di fare ora? Era la musica a contare ma ora non lo è più…
Abbiamo bisogno di ascoltare con innocenza, proteggere il ragazzino dentro di noi
Senza avere l’orecchio cinico… un cuore duro non potrà mai volare
Sono così contento d’essere vecchio abbastanza da ricordare quando il rock era giovane
Tutte le gioie della scoperta quando c’erano ancora canzoni da poter essere cantate
Perché è stato così tanto tempo fa ma è ancora così forte che nient’altro riesce a darmi lo stesso
Allora chiudo gli occhi, mando indietro il tempo e torno, torno a quando la musica suonava
Morley è del 1960 perciò, quando ha cominciato a bombarsi di Led Zeppelin e similia nella sua stanzuccia con l’orecchio attaccato all’altoparlantino, aveva undici anni. Oggi è un brillante musicista ultracinquantenne del tutto fuori moda (qual'e la moda attuale nel rock? Boh) e con la schiena dritta, di “culto” si dovrebbe dire. La sua pagina di vita raccontata in questa canzone è comune ad un grandissimo numero di ultracinquantenni, anche italiani, che non è che non ce l’abbiano fatta ad aggiornarsi sulle ultime “tendenze”, ma neanche ci pensano, essendo le stesse ben poca cosa rispetto a quella stagione così sulfurea e sfrenata per quanto riguarda la musica.
Il disco dei Thunder è bellissimo, schietto, appassionato, c’è amore, coerenza e dedizione. Al solito le loro canzoni godono di una qualità compatta, senza picchi e senza riempitivi. Il suono è grosso, appagante, eccitante, i testi sono emozionanti per chi ha un lungo passato di ascoltatore attento e coinvolto: loro cinque sono dei giusti ed è un piacere che, dopo un periodo di separazione, si siano stabilmente rimessi insieme dando come primo frutto questo loro eccellente decimo album di studio.
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