Mi sto progressivamente allontanando dai romanzi. Ogni tanto leggo, rileggo, qualche classico ma in questa fase mi rendo conto che non mi appagano come un decennio fa. Ultimamente voglio approndire le grandi lacune che ho e sono ritornato ad una passione che avevo ai tempi dell'università, ormai quasi vent'anni or sono. Questo libro ti fa sentire ignorante ma ti invoglia a cercare di conoscere maggiormente la storia, la politica e, non ultima, la geografia. Già, perché la storia è sicuramente condizionata dal contesto nel quale opera: il margine di azione degli statisti è pertanto limitato ma spesso si sottovaluta il fatto che gli equilibri attuali del mondo sono stati determinati anche dalla geografia. E la geografia, nonostante i progressi tecnologici dell'età contemporanea, ha ancora un'importanza fondamentale.

Geopolitca dunque e qui bacchetto Debaser, perché non v'é tra i generi sui quali possa cliccarci sopra.

Il libro di Marshall prende in esame dieci mappe e le analizza geograficamente in modo meticoloso per poi ricostruire la storia fino ai tempi attuali e cercare di capire quale sarà il futuro. E' uno schema semplice ma particolarmente interessante.

Leggendo quest'opera capisci meglio perché la Russia di Putin sia ossessionata dalla pianura dell'est Europa. Osservi la cartina e vedi che in effetti fino agli Urali non c'è nessuna barriera a parte il clima ostile. Per arrivare nel cuore del paese ci vogliono linee di approvigionamento estremamente lunghe ma è già successo quattro volte dal 1800. E' come una porta lasciata incautamente aperta e gli stati cuscinetto che sono passati sotto la Nato e U.E. sono un grosso problema e per tale motivo i possibili scenari critici provengo da quella zona. La Russia non ha un accesso a mari temperati e la Crimea, in tal senso, assume un'importanza cruciale e allo stesso modo paesi come Georgia e Moldavia, che vorrebbero entrare in UE, difficilmente potranno farlo senza interventi militari. E l'indipendenza dei 5 "Stan" è molto, ma molto relativa.

Il motivo per cui il mondo moderno si è sviluppato in Europa è dovuto in massima parte alla presenza di fiumi navigabili fondamentali per sviluppare il commercio e le idee. Un suolo adatto a coltivazioni intensive e cosa dire poi del clima? Temperature, a parte qualche zona periferica, sufficientemente tiepide per consentire il lavoro e per eliminare germi devastanti che infestano tuttora buone parti del pianeta. Nessun deserto e rari fenomeni estremi. Francia e Germania come due pugili abbracciati in mezzo al ring per evitare, con un'unione economica e finanziaria, di potersi fare la guerra a vicenda ancora una volta. La Germania infatti è vulnerabile sia ad est che a ovest. L'UE, con tutti i suoi limiti, ha portato al periodo più lungo di pace: resisterà ai nazionalismi e alla crisi demografica?

Perché Cina e India, tre miliardi di persone, che hanno un confine di diverse migliaia di chilometri in comune non hanno mai avuto rapporti mai troppi problematici? Forse la risposta risiede nella catena montuosa più imponente del mondo e comunque le tensioni che hanno avuto sono avvenute proprio in Tibet e Nepal. In futuro queste due potenze in ascesa potranno scontrarsi sul mare dove stanno investendo tantissimo per avere delle flotte sempre più importanti che possano presiedere il Mare Cinese e non solo. La Cina ha utilizzato la stessa strategia della Russia: l'attacco preventivo come difesa per allargare il proprio territorio e essere meno vulnerabile ad invasioni date le ampie zone pianeggianti del suo vasto territorio. Ma ora non mira più a difendere i suoi confini, ma consolidarli con un popolamento delle zone più problematiche (cfr. Tibet) e a intrecciare relazioni per continuare la sua crescita e sfamare quasi 1 miliardo e mezzo di persone. Investe miliardi di dollari per costruire un canale in Nicaragua e ancora di più in Africa e Asia per sviluppare aree portuali immense. Una crisi economica come la grande depressione del '29 negli U.S.A. che effetti avrebbe? E in politica estera la sua presenza nelle zone calde è destinata ad essere sempre più importante e decisiva come per esempio in Corea.

Uno stato enorme, collegamenti perfetti, nessuna minaccia dai vicini, stessa lingua e moneta con un'unica nazione formata da 50 stati che crede e si immedesima nella sua bandiera e nei valori che rappresenta. Gli americani sono fanatici del loro essere americani. Quello che vorrebbe creare l'UE ma che non potrà mai realizzare pienamente perché l'identità nazionale degli stati europei è molto più forte di qualsiasi di idea Europa. Gli Stati Uniti sono un paese geograficamente fortunato, non devono preoccuparsi di difendere i propri confini, hanno risorse naturali, fiumi navigabili, ampie aree coltivabili, sbocchi su due oceani più grandi del mondo. Se non è una coppia d'assi a poker poco ci manca. Dato in declino da trent'anni è il paese che investe più in ricerca e spese militari, ha un tasso di natalità in crescità e un predominio in politica estera che forse sarà messo in discussione nei prossimi anni ma non è in crisi.

Assenza di porti naturali, fiumi enormi e di una bellezza devastante ma pieni zeppi di cascate. Che siano questi alcuni dei motivi per cui l'Africa non ha avuto successo da un punto di vista tecnologico e politico pur essendo la culla dell'homo sapiens e pur avendo enormi risorse naturali immense? Sono anche questi limiti geografici, il clima estremo, la zona desertica più grande del mondo e temperature favorevoli al proliferare di virus che hanno contributo alla storia africana. E quando l'Europa è arrivata con il colonialismo e ha tratteggiato molti confini senza tener conto delle differenze etniche sono scaturite guerre con milioni di morti. Con l'apporto di investimenti cinesi l'Africa ha prospettive di sviluppo a patto che riesca ad avere maggiore stabilità politica.

Anche in Medio Oriente le linee di inchiostro create dagli europei non esistevano nella realtà e ora si sta cercando di ridisegnare quei confini con il sangue. Assiria, Babilonia e Sumeria altro non sono che la divisione della zona tra curdi, sunnisti e sciiti. Tali aree le rispettarono sia gli Ottomani che Alessandro Magno. Il petrolio ha reso questa zona geograficamente ostile e difficile molto appetibile con effetti devastanti. Gestione, più che soluzione nel medio e forse nel lungo termine. Il più grosso punto interrogativo della politica estera attuale.

In America Latina invece le conoscenze del vecchio continente si sono trasferite nel nuovo, ma con una geografia ostile il successo è stato limitato. E' un continente svuotato con grandi città sviluppate solo nelle zone costiere, con vaste zone non adatte all'agricoltura, ampie zone desertiche e il polmone del mondo che viene disboscato per essere coltivato senza successo perché, sorpresa, è un terreno inadatto. L'America Latina è destinata a crescere, appare più stabile politicamente di altre zone in via di sviluppo ma i suoi limiti naturali le impediranno di tenere il passo dei paesi più avanzati.

Il libro è denso, pregno di spunti e analizza ogni mappa con scenari futuri sulla base della politica attuale e delle prospettive economiche di medio e lungo termine focalizzandosi sulle interconessioni tra le varie aree. La trovo una lettura affascinante, potente e eccitante: ti fa capire meglio il perché degli eventi. La storia è meravigliosa se la capisci, non se impari le date a memoria. Se riesci a calarti nel processo che ha determinato la situazione geopolitica attuale vieni rapito da quanto c'è da imparare e da scoprire. E' anche un'opera inquietante perché ti fa capire come gli equilibri del globo siano estremamente fragili, complessi e per nulla definiti. Sono nato nel bel mezzo guerra fredda, 1981, e sono cresciuto con una visione semplicistica, bipolare, del mondo.

Ora voglio spulciarmi la bibliografia e analizzare quello che molto probabilmente sarà il prossimo "campo di battaglia". L'artico. Risorse immense e sconosciute, rotte commerciali che storicamente erano impraticabili nel prossimo secolo lo diventeranno per molti mesi come ampiamente dimostrato dalle foto satellitari relative al progressivo scioglimento della calotta. Gli impatti ambientali è ipotizzabile che saranno rilevanti se non devastanti (cfr. stati come Bangladesh) e se credete alla teoria del raffredamento globale, derivante dalla bassa attività del sole... Beh sappiate che Stati Uniti, Russia e Cina non la pensano esattamente così. E sull'Artico ci stanno investendo decine di miliardi di dollari e sono pronti a trivellare e sfruttare fino all'osso una zona sulla quale non c'è ancora una bandiera e che potrebbe ridefinire gli equilibri. Ancora una volta.

Carico i commenti...  con calma