Quando si dice che al peggio non c'è mai fine...

Timo Tolkki lo conoscete tutti. Si, insomma, sapete chi è. Il chitarrista dei defunti Stratovarius, il clone ufficiale ed ufficioso che con le sue dita da salsicciotto non ha fatto altro che tentare di imitare Malmsteen in quasi tutti i dischi degli Stratovarius. L'uomo dal genio incompreso, colui che sarebbe stato l'eletto. Il nuovo eroe giunto dalle lontane terre fredde che avrebbe salvato il mondo con le sue scale neoclassiche. L'uomo dalla mentalità che Dio solo poteva comprendere e che "noi siamo tutti scemi" per arrivare a capire un genio di sittal calibro.

Insomma: un babbione ad hoc. Babbione che, per l'occasione, ha il lampo di genio di dare vita ad un progetto solista dal titolo chilometrico con ben inciso su "Part 1" (ad intendere che a questa porcata immonda potrebbe seguire una "Part 2" e, perché no, una 3 e, quindi, ad una telenovela infinita! L'ho detto prima: al peggio non c'è mai fine!). Progetto che esce in contemporanea con l'altro suo progetto (che genio, che genio, che... basta. Troppi progetti questo qui! sarà mica un ingegnere incompreso?), i "Revolution Renaissance", dei quali ho avuto modo di discutere in sede di recensione proprio su queste pagine per ciò che concerne il disco di esordio.

Ma andiamo al dunque. Andiamo ad approfondire quella che è la proposta musicale di questa "Saana".

Beh, a tutti coloro che avessero pensato per solo un minuto che si trattasse di metal sinfonico, allora li metto in guardia dicendo che siamo distanti molte ma molte migliaia di chilometri. Ma, allora, di cosa si tratta, visto che Mr. Timo "prima donna" Tolkki solo quello ha saputo dimostrare di saper fare, tanto da distruggere gli Stratovarius non appena i membri gli abbaiarono contro perché si erano rotti le palle a furia di suonare (e cantare) sempre la stessa solfa? 

Semplicemente si tratta di un disco cantato da una singer che avrebbe anche una bella voce se non fosse che passa il suo tempo a lagnarsi continuamente quasi avesse dolori spasmodici all'intestino causati da una forte stipsi. Stipsi che, in alcune occasione la fa urlare (in "Warrior Of Light") ma in troppe occasioni la fa sussurrare e cantare dolcemente. Ma in modo talmente dolce che paia quasi soffra anche di diabete.

E poi c'è l'orchestra. Quella si che è bella. Ed è, forse, l'unica cosa che funziona all'intero dell'intero album. Un album orchestrale, costruito su di un'unica traccia, dove l'orchestra fa da padrone, dove la chitarra si sente quando abbiamo un po' di culo, dove la singer e la voce di un uomo paiono parlarsi e scambiarsi effusioni (Dio Santo, che schifo!) e dove la stessa singer passa tutto il suo tempo tentando di farci venir sonno. E, cazzo se ci riesce!

Si, amiche e amici miei! Perché è questo il vero intento del disco! Se soffrite di insonnia, può tornare come ottimo rimedio alle ormai classiche pillole (e basta con tutte queste medicine!). E, poi, c'è sempre il rimedio alla stitichezza. Laddove altri illustri nomi hanno fallito (i Guns n' Roses con "Chinese Merdocracy" o i MerdallicA con "Death Magnetic"), Timo Tolkki, con "Saana" ha risolto il problema a tutte queste patologie, dando alla luce il disco più brutto di tutto il 2009 (e pensate che non siamo neppure a metà anno!), un disco che fa davvero rabbrividire tanto è che fa schifo al cazzo e mette la pelle d'oca.
Ok. Credo di essermi divertito abbastanza. 

Adesso mi avvio alle conclusioni.

Se Tolkki, adagiandosi con le sue chiappone sugli allori che crescono nel suo villone ha intenzione di mostrare al mondo che oltre alle scale neoclassiche è in gradi porre in essere qualcosa di diverso e distante dal metal, ci è riuscito. Peccato che, come detto, il disco metta la sciolta e faccia davvero pietà non mostrando uno stralcio di idea, essendo del tutto sconclusionato.

Forse voleva spingersi al di là del classico metal sinfonico. E diciamo che ci è riuscito, perché se il metal sinfonico in questi anni era sull'orlo del baratro, Tolkki con questo suo "Saana" ha, decisamente, fatto fare al genere un passo in avanti.

Datemi retta. Non compratelo, non masterizzatelo, non scaricatelo, non azzardatevi neppure ad ascoltarlo.

A meno che non soffriate delle suddette patologie o, cazzo ne so, abbiate soldi da buttare o, peggio ancora, vogliate porre fine alla vostra esistenza in maniera lenta e dolorosa.

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