Questo è sicuramente un periodo d'oro per tutte le female-fronted metal bands (è brutto usare una simile definizione ma necessario per far capire ai lettori a quale scena musicale mi riferisco), e se ultimamente grandi album come "The heart of everything" dei Within Temptation e "Illumination" dei Tristania hanno dimostrato le infinite potenzialità di successo di una proposta tanto basata sull'eleganza e sulla sincerità quanto sulla semplicità compositiva, possiamo scovare qua e là anche qualche gruppo capitanato da una bella cantante che al conosciuto pathos oscuro ricreato da tastiere, orchestrazioni e voci femminili ha saputo progressivamente sostituire un concetto musicale relativo alla ricerca di nuovi schemi, allo stravolgimento dei canoni preimpostati, raggiungendo una propria dimensione.

I primi a venirmi in mente sono gli After Forever, grandi innovatori e musicisti sinceri, reduci dalla pubblicazione dell'ennesimo masterpiece (l'album omonimo che vedrà la luce tra qualche giorno), ma recentemente un nuovo nome (ispirato ad un'antica parola egizia) è venuto a galla: To-Mera.

La band è anglosassone ed è nata dall'incontro avvenuto poco più di un anno fa tra la cantante ungherese Julie Kiss (ex Without Face) e l'ex leader della Candlelight Records, nonché ex Extreme Noise Terror, il bassista Lee Barrett. Le idee che la animano sono abbastanza chiare: l'intenzione comune è quella di non rientrare in nessuna di quelle categorie o di quei sottogeneri assiduamente imposti dalla critica; il disarmante risultato si chiama "Transcendental" (nessun altro titolo sembrerebbe essere più adatto). Sforzandomi potrei parlare di una mistura tra jazz (qualità che li accomuna ai validissimi Madder Mortem), progressive e thrash metal, con vaghissimi accenni al gothic metal (ma soltanto per l'acuta ugola di Julie), ma è quasi assurdo voler sviscerare una proposta come questa, che vive di luce propria e senza alcun timore stupisce ed emoziona sin dal primo ascolto, grazie anche ad un bagaglio tecnico indiscutibile ed al vasto repertorio dei singoli componenti, interamente asserviti alla causa di creare ottima musica. È chiaro che una forma talmente variegata ed ostica come questa potrebbe non piacere o chi cerca l'ennesima conferma del Nightwish-style o composizioni dalla struttura standard, ma tutti coloro che apprezzano le band che cercano di unire elementi apparentemente distanti nel proprio sound (a costo di risultare prolissi o pretenziosi) dovrebbero acquistare a scatola chiusa questo disco.

Assieme ai sommi After Forever, ai The Provenance ed ai Madder Mortem, i To-Mera rappresentano la frangia al femminile più innovativa del metal del nuovo millennio. Tuttavia credo che per ora saranno soprattutto i progster ad amare alla follia il loro sound, forse a causa di alcune influenze riconducibili ai Dream Theater, sapientemente rielaborate ma forse ancora un po' evidenti.

L'excursus ha inizio con "Traces", una breve ma intensa canzone paragonabile ad un mare inizialmente calmo (introdotta vocalizzi di memoria orientale ai quali subentra un lungo solo della chitarra di Tom McLean) e progressivamente increspato dalle onde (tutta la strumentazione entra in scena), poi nuovamente domato per diventare consolatore dell'anima (grazie ad uno stacco pianistico da pelle d'oca). Un secco riff ci introduce all'interno di un caleidoscopio di colori ed emozioni che risponde al nome di "Blood", primo singolo (del quale è stato girato anche un video dalle connotazioni piuttosto cinematografiche, visualizzabile sulla pagina myspace del gruppo) e canzone maggiormente orecchiabile del platter (definizione da prendere in ogni caso con le pinze). I veri higlight del brano sono però i duetti tra il pianoforte e gli stop and go della chitarra, nonché il bellissimo passaggio prog che anticipa la chiusura. "Dreadful angel" alterna rallentamenti ad accelerazioni improvvise ed è sorretta dai riff aggressivi e dal ritmo martellante di basso e batteria; un violento assolo irrompe a metà traccia introducendo spaventose e coinvolgenti progressioni dal sapore jazz degne dei migliori act storici. La tensione accumulata sfocia in un oscuro finale in crescendo (si passa con disarmante abilità dal prog al thrash). Sinistri suoni introducono "Phantoms", inizialmente vortice inarrestabile nei suoi attacchi di doppia cassa propriamente "in your face" ad opera del fantastico batterista Aquiles Priester, che nel break centrale diventa vero e proprio palcoscenico per le tastiere di Hugo Sheppard e per la voce di Julie che raggiunge incredibili vette interpretative.

Ai malinconici accenni di chitarra acustica che fanno capolino in "Born of ashes" subentrano nuovamente il tastierista (per creare un hollywoodiano tripudio di epiche sinfonie) ed il resto della band, realizzando un perfetto episodio prog/power, condito dai soliti, avvincenti ed improvvisi cambi di tempo. Inizia come un romantico notturno chopiniano "Parfum". Ma tra inquietanti sussurri e visioni lunari subentrano per un breve istante le chitarre elettriche lasciando poi spazio ad una notevole parentesi jazz, nella quale irrompe pian piano il basso, seguito a ruota da un assolo al fulmicotone. Insomma, questo brano è un continuo alternarsi di parti lente e sfuriate inframmezzate da un oscuro ritornello, un connubio azzeccato e sapientemente gestito dai cinque musicisti albionici. In chiusura troviamo un solo di batteria e un breve scatto thrash per poi ritrovarci come in all'interno di un paesaggio notturno avvolto dalla nebbia più fitta, quello ricreato dal rintocchi di piano "Obscure oblivion", unico vero e proprio brano che aggiunge influenze gotiche (sconfinando addirittura nell'industrial) al contaminato sound dei To-Mera. La conclusiva "Realm of dreams" è un perfetto riassunto di tutto quanto ascoltato finora adornato tra l'altro da efficaci samples atmosferici. Sappiate soltanto che la sua unione di chitarra acustica, voce e piano è commuovente e vale da sola l'acquisto dell'album.

Musica non convenzionale, ispirata, coraggiosa, raffinata, imprevedibile, senza alcuna ombra di prolissità e manierismo. Questa è l'unica classificazione che mi viene in mente e che sembra calzare a pennello dopo aver ascoltato per l'ennesima volta un debutto eccelso come "Transcendental", il cui unico pelo nell'uovo è quello di trascurare in piccola parte le emozioni a favore di un sound d'impatto. Confidando in una conferma, mi auguro che tutti coloro che sentono veramente il bisogno di ampliare i propri orizzonti musicali sappiano dare una possibilità anche a questi ancora debuttanti ma già grandiosi e raffinati artisti della progressione sonora.

Elenco e tracce

01   Traces (03:13)

02   Blood (05:36)

03   Dreadful Angel (06:52)

04   Phantoms (07:18)

05   Born of Ashes (07:04)

06   Parfum (06:32)

07   Obscure Oblivion (06:17)

08   Realm of Dreams (09:44)

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