Sebbene la mia età non sia ancora poi così avanzata, per certe cose sono ancora abbastanza munito di clava: internet ha stravolto le regole del vivere sociale, soprattutto di quelle dei giovani, comunicazione in primis, ed io sono pressoché rimasto al palo.

La gente fa musica e la mette sul proprio spazio, ed io? Lascio i ragazzi. La gente si fa i libri on line, i ventenni colle loro opere prime vincono i premi al posto degli ottuagenari, ed io non riesco a buttare giù una riga. In generale, non ho disciplina per seguire il filo logico necessario ad un romanzo.

Tempo fa rimasi bloccato in autostrada causa in incidente tra due auto, una delle quali in fiamme con tre carbonizzati all'interno: tutti a filmare coi cellulari, tutti a dire "me lo vendo alle tivù", "me lo metto sul blog" ed io, telefonino di 569 euro in mano, videocamera da 1000 e rotti a casa sotto la polvere, lì fermo ad aspirare forte l'odore della lamiera squagliata, alla ricerca delle prime zaffate di carne arrostita.

I miei racconti pubblicati sul web? Una solitudine che non ti dico: poche letture, pochi commenti, poca esposizione. Li metti lì, e se nessuno li tocca nessuno li tocca. Punto.

L'importante nella vita è dare sfogo alla propria creatività, comunque vada, e fin qui siamo tutti d'accordo. Se pensiamo poi che la stragrande maggioranza delle bands che amo non vantano successi commerciali per la quale, se osserviamo che grandi scrittori e pittori fecero la fame, allora qual è il mio problema, dove sarebbe tutta sta polemica sul "talento non riconosciuto"? E quale talento? Però questa internet, che dovrebbe agevolarmi le cose, a me con lo zappone in mano le cose me le sta persino complicando.

Sono un homunculus che ritiene internet sia ancora quella cosa bidimensionale ed unidirezionale dei primi anni, un posto da cui io prendo la musica e le informazioni ed in cui scarico i miei raccontini come si farebbe dentro a una pattumiera, non curandomi poi della loro sorte. Io prendo quello che voglio e scarico quello che ho (e che non mi serve). A fine operazione, stretta di mano e addio coglioni. Non è così che si usa internet. E nemmeno DeBaser, quasi ultima valvola di sfogo creativo on line.

Ai meritevoli Editors non ho ancora donato un cent, non sono un utente fiko, non uso l'editoriale perché tanto non posso diventare un Editor, e perché ho un'idiosincrasia per i pulpiti che non ti dico, ed a volte quello lì mi pare un pulpito: amo il Sito ma non vi riconosco un DeBaser-pensiero, un DeBaser way of life, una DeBaser dottrina, una DeBaser church, nondimeno un DeBaser people, se giusto vogliamo sottrarre qualche sparuto (almeno attualmente) meeting o dei concerti a Brunner, Brixen e Bozen. Dirò che non ho comunque alcun desiderio di polemica, anzi neanche vado più in bestia se per la centosettantaduesima volta la mia paginetta non andrà tra le consigliate; figurarsi che non mi fotte nulla neppure se sarà letta e/o commentata: tanto per quello che è il suo valore...

Non m'importa di sapere se c'entra o meno con il disco, né m'impongo di stabilire a priori se dovrà esser tecnica o emozionale. Pochi valorosi uomini si complimentano e qualcuno prova a farmi sbroccare alla Richard Benson, grazie al cielo non riuscendovi. Tutto qui? Tutto qui, solo musica, zero films e nessuna trasmissione televisiva od opera letteraria, sebbene il mio nome-nomignolo derivi dritto da una novel di Kerouac. Ma non lo faccio per sembrare cool, per essere snob, per divenire cult, per apparire strong, per esser visto yeah, né tantomeno per oppormi alla nobilissima e sempreverde mementomorea-monumentalità recensoria. E' solo perché io, al posto della penna ottica, uso la zappa.

Insomma io non interagisco un cazzo, e se intervengo per difendermi o contrattaccare, in realtà altro non faccio che scoprire punti ancor più deboli. Semplicemente, ascolto musica e faccio il punto. Spesso ho bisogno di vedere il tutto in un'ottica più panoramica, ed allora divento un fottuto  e monotematico rompimento di coglioni. Mi dispiace ma devo fare il punto.

.

Poi, improvvisamente, il miracolo a Milano. Concerto degli Einstürzende Neubauten all'Alcatraz (quivi recensito da Uno bravo). Ragazzo in maglietta DeBaseriota. Cellulare all'orecchio. "Vedi che sulla Home c'è il pezzo nuovo di Maien_Mo_Man". Breve conversazione tra noi: chi ti piace e chi no. Ripercorre più o meno la mia parabola sul sito, è da anni che lo frequenta sebbene non sembri aver passato i diciotto. Io ho passato da poco i trenta e di anni su DeBaser ne ho meno di due, il ché dice molto."Si ma che cazzo vuol dire Maien_Mo_Man?".

Ammetto di averglielo spiegato con una precisione tale che non avrebbero potuto nascere i dubbi. E' stato il mio primo autografo. Rosapurpureadelcairomente ho varcato le soglie del monitor, sono passato dentro allo stargate, e la mia testa non è più bidimensionale ed a senso unico alternato. Emisfero destro e sinistro non sono più il dare e l'avere della partita doppia. E sapete che Vi dico? M'è piaciuto un fottio. Non so se avrò il coraggio o la fortuna di rivivere una cosa simile, ma m'è piaciuto proprio un fottio.

Fra poco arriverà Todd Rundgren in concerto. Che faccio? Ci vado con la felpa con su serigrafato il mio nome-nomignolo? Me lo faranno conoscere, il wizard? E che potrei mai dirgli? Che l'arena rock m'è sempre piaciuto ma non come il suo soul, il suo blues rock suonato con chitarre surf, il prog ed il vecchio powerpop? Che questo "Arena" ha qualche bel momento ed è prodotto al massimo delle possibilità umane ma che gli preferisco il qualsivoglia lavoro degli Utopia? Oppure gli dico una bugia?

Quel che davvero vorrei chiedergli è "quanti autografi hai firmato in carriera? Anche una cifra a occhio e croce, se per te va bene".

C'aveva ragione Swami Yogananda: il vento buono lo prendi solo se provi a volare alto. Se voli basso, presto t'accorgi che le raffiche di vento puzzano di merda...

Volare più alto, almeno otto miglia. Questo ci vuole.

Carico i commenti... con calma