Dopo le scorribande a nome di TR-i, Todd Rundgren si riappropria del suo nome e della sua identità artistica, di quel wizard di una volta... Più in particolare, si riappropria esattamente dei suoi cavalli di battaglia, brani che ne hanno segnato la carriera... Questa comunque non è una delle tante raccolte, ma una riproposizione in versione bossa nova. Bossa nova? Dico io, non poteva farne una a cappella (visto il suo disco degli anni '80!), con un quartetto d'archi, con un'orchestrina jazz, una versione di remixes (questa arriverà in seguito), una con la Philarmonic Orchestra di Berlino? Perché proprio la bossa nova? Perché, come egli stesso specifica nella back cover del cd, <<(...) it's a music devoid of the histrionics that mask your true feelings>>. Una musica, dunque, con cui venire allo scoperto senza vergogna, con cui adagiare su un piedistallo gli spartiti del cuore.

Io, da amante distratto di Marisa Monte, di João Gilberto e di certo flamenco chill, ora che ci rifletto un po' su, a parte la figata di sentirmi all'equatore ogni volta che ascolto determinate sonorità, un po' di ragione gliela do: cos'è meglio?, mostrarsi a nudo con le proprie debolezze accompagnati da un soul strappalacrime, con una ballad sofferta, oppure immersi in un paradiso d'acqua tiepida e placida, alle note di una ritmica rilassata e soave?

Detto ciò, la bossa nova di Rundgren somiglia poco a quella tradizionale, e poche infatti sono le canzoni presentateci in una "rassicurante" e calorosa versione quasi chitarra e voce. Così solo "Love Is The Answer" e le finali "I Want You" e "A Dream Goes On Forever". Diversamente in "Never Neverland" la tradizione è rispettata grazie ad un pianoforte di quelli come piacciono a noi e da una efficacissima fischettata. "Can We Still Be Friends", sebbene non conquisti come l'originale, convince per le soluzioni esecutive. Destino esattamente opposto per altri brani, tipo "I Saw The Light", ma questo discorso vale per quasi tutte le tracce: la bossa nova non è solo anticipare il cantato di qualche istante rispetto al primo quarto... Nello specifico di "I Saw The Light" c'è anche un appunto sulla metrica delle liriche: non c'è niente da fare, ogni stile musicale c'ha la sua lingua, e se un verso chilometrico in portoghese rende a dovere in questo (che è il suo) "habitat musicale", lo stesso non si può dire di uno di pari lunghezza in lingua inglese.

Per il resto del disco, più che di "semplice" bossa nova ci si trova al cospetto di chill sofisticatissimo ("Influenza" e "Hello, It's Me") o di lounge ammaliante (tutto sempre e comunque acustico, eh!) in cui ("Fidelity" e "Mated"), più che del solito ottimo interprete che è Rundgren, ci si aspetterebbe la voce di Sade.

Che si siano scelti arrangiamenti più o meno puri, che si siano selezionati brani più o meno rappresentativi della sua carriera e più o meno adatti alla nuova veste, questo rimane un lavoro più che buono, destinato a crescere lentamente, a sedurre con la sua finta semplicità. Come scrive ancora nel retro del cd, "How else to revive the material for myself as much for others".

Visto che lo si deve fare per forza, come farlo nel modo migliore (o meno peggio)? Quale modo migliore di questo? How Else?

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