Mi presento, sono un semplice ragazzo di 23 anni che ama il rock.
Premetto che questa è stata la mia prima recensione sul mio canale YouTube… Ed è la mia prima recensione anche qui. Parliamo del grande Tom Petty, singer-songwriter americano tra i miei preferiti, che ci ha lasciato nel 2017. Un purista del rock sostanzialmente, eppure eclettico, creatore di pezzi a tratti più allegri e scanzonati, a tratti più malinconici e riflessivi, in ogni caso sempre profondi e sinceri.
The Best Of Everything, annunciata nell’ottobre del 2018 a un anno di distanza dalla scomparsa di Tom Petty, e uscita nel marzo del 2019, rappresenta la raccolta definitiva dell’artista. Contiene le canzoni considerate come le più importanti della sua carriera da Petty stesso, e da chi gli era stato caro durante la vita. La raccolta contiene 38 canzoni per 2 CD, e comprende tutti i 40 anni della carriera di Tom dal 1976 al 2016. Abbiamo canzoni con il suo storico gruppo The Heartbreakers, canzoni da solista – tecnicamente, il gruppo non era accreditato perché non al completo – e canzoni con il gruppo che negli anni 2000/2010 è stato lo spin-off di Tom Petty, i Mudcrutch. Nessuna canzone tra quelle realizzate con il supergruppo Traveling Wilburys, purtroppo, mentre figura nella raccolta il duetto più famoso dell’artista, Stop Draggin’ My Heart Around, cantata con Stevie Nicks. Due gli inediti: una nuova versione della meravigliosa canzone che dà il titolo alla raccolta, e For Real, una outtake introspettiva e autobiografica.
La raccolta è, curiosamente, in ordine non cronologico: alterna sapientemente pezzi di diversi periodi della carriera di Petty. Un ordine ben riuscito, che rende il tutto più interessante. Pronti per il viaggio per 38 tappe diverse? Bene, ecco a voi The Best Of Everything canzone per canzone!
CD 1
È tanto sbagliato se una raccolta inizia con la canzone più famosa di un artista? Assolutamente no. Si parte con Free Fallin’, terzo singolo estratto dal fortunatissimo album Full Moon Fever (1989), primo album solista di Tom Petty, del quale è anche la traccia d’apertura. Un pezzo azzeccatissimo per aprire la raccolta. Sicuramente una delle sue canzoni più belle, a mio parere, oltre che il suo più grande successo internazionale. Una ballata folk rock nel più puro stile pettyano, con un testo ironico e scherzoso, che allude alla giovinezza di Tom. Ancora oggi resta la sua canzone più ascoltata in assoluto.
A seguire abbiamo Mary Jane’s Last Dance. Pezzo in tipico stile Southern/blues rock, caratterizzato da un’atmosfera un tantino lugubre, elevata all’ennesima potenza nel video musicale. Altro grande successo pettyano, la canzone è stata registrata durante le sessioni del secondo album solista dell’artista, Wildflowers (1994), ma è stata inclusa nella raccolta del 1993 Greatest Hits, bestseller assoluto di Tom Petty.
You Wreck Me: secondo singolo estratto dal sopracitato Wildflowers, non ripete il successo del singolo di lancio dell’album, You Don’t Know How It Feels, ma ottiene molto successo dal vivo, dove viene spessissimo suonata anche ai bis. Un pezzo rock energico, adatto alle sparate in cabrio sulle autostrade americane, con un’atmosfera che ricorda particolarmente quella di un altro classico pettyano, Runnin’ Down A Dream.
I Won’t Back Down: grandissimo successo e primo singolo estratto da Full Moon Fever. Bellissima canzone, tra le mie preferite di Tom Petty, è uno di quei pezzi che invita a non arrendersi mai di fronte alle oppressioni e alle avversità. Tra le voci di sottofondo, troviamo l’ex-Beatle George Harrison, che fu molto amico di Tom (e con lui, tra l’altro, formò i precedentemente citati Traveling Wilburys). Un altro classico senza tempo, di quelle canzoni che praticamente tutti conoscono.
Saving Grace: il periodo finale della carriera di Tom Petty, quello degli anni 2000/2010, non è stato di certo quello di maggiore successo. Questa, tuttavia, è probabilmente la canzone più nota di quel periodo. Un pezzo piacevolmente in stile boogie rock, che ricorda gli ZZ Top, è il primo singolo – e l’unico ad ottenere abbastanza successo – estratto dal terzo e ultimo album solista di Tom, Highway Companion (2006).
You Don’t Know How It Feels: il primo singolo estratto dal già citato album Wildflowers. Una canzone semplicemente favolosa, a mio parere. Segue a ruota Mary Jane’s Last Dance e ne ripete il successo, ricalcandone l’accompagnamento con l’armonica (strumento che amo) e, in parte, le tinte blues. Tuttavia, ad essere sincero, preferisco altamente questa. In particolare, ha un’atmosfera alquanto armoniosa e rilassata, unica a modo suo, e la positività che trasmette è in netto contrasto con il mood piuttosto tetro della hit direttamente precedente. Un altro classico.
Don’t Do Me Like That: primo singolo estratto dall’album del 1979 Damn The Torpedoes. Tecnicamente la prima hit di Tom Petty, essendo la prima canzone a centrare la top 10 nella classifica dei singoli negli USA. Ottima e ottimista, tra quei pezzi che ti mettono a dir poco di buon umore: 2 minuti e 40 secondi di pura positività. Una curiosità: Tom Petty aveva valutato di far interpretare la canzone alla J. Geils Band quando la compose.
Listen To Her Heart: estratta come singolo dall’album del 1978 You’re Gonna Get It, Tom Petty scrive la canzone in risposta al cantante Ike Turner, che faceva delle avance alla sua prima moglie. Non ottiene molto successo in classifica (come del resto tutte le canzoni degli album precedenti a Damn The Torpedoes), ma diventa subito tra i pezzi più popolari di Tom ai concerti. Una delle più belle canzoni rock sull’amore, ruvida e allo stesso tempo melodica, me ne sono innamorato dalla prima volta che l’ho sentita. Semplicemente fantastica.
Breakdown: primo singolo estratto dall’album di debutto di Tom, l’omonimo Tom Petty & The Heartbreakers del 1976. Come già detto, i primi singoli pettyani non ottengono un grande successo, e questa non fa eccezione. Tuttavia, anche questo pezzo rock con tinte soul/r&b diventa presto un classico, anche grazie alla sua popolarità dal vivo, dove la sua durata relativamente breve di 2:42 viene spesso allungata drasticamente, anche fino ai 7/8 minuti.
Walls (Circus): Canzone che ritengo semplicemente stupenda, è il primo singolo estratto dall’unico soundtrack album di Tom Petty, Songs And Music From “She’s The One” (1996). Come molti brani della colonna sonora, è stata registrata durante le sessioni di Wildflowers, ma con la presenza degli Heartbreakers al completo. È tra le poche canzoni pubblicate in album successivi a Wildflowers ad ottenere un buon successo. Ma anche non fosse stato così, l’avrei amata lo stesso.
The Waiting: un bel pezzo dall’aria solare ed ottimista, primo singolo estratto dall’album del 1981 Hard Promises, e unico brano dell’album inserito in questa raccolta. È inoltre il primo singolo di Tom Petty a raggiungere il primo posto in classifica negli USA. Tra tutte le canzoni di Tom Petty che vengono paragonate a quelle dei Byrds, questa è probabilmente quella che ricorda maggiormente il sound del mitico gruppo folk rock, tanto da essere stata definita la Turn! Turn! Turn! degli anni 80.
Don’t Come Around Here No More: eccezionale, in tutti i sensi. Sia perché la amo, sia perché rappresenta una vera eccezione all’interno della produzione pettyana. Un pezzo rock elettronico/neo-psichedelico, con tanto di drone asincronico rispetto alla melodia della canzone, e un bell’assolo di chitarra sparato nel minuto finale. Composto con l’aiuto di Dave Stewart, ex-componente del duo Eurythmics, è il primo singolo estratto dall’album del 1985 Southern Accents, probabilmente il più sperimentale in assoluto di Tom Petty.
Southern Accents: siamo di fronte al primo pezzo della tracklist che non si tratta di un singolo. Definire una canzone di Tom Petty come la sua più bella sarebbe un sacrilegio, poiché si andrebbe a sminuirne un'altra. Ma la title track dell’omonimo album sovracitato è molto probabilmente la sua canzone più autobiografica: in questa splendida ballata pianistica, Tom ci parla della sua terra e del suo modo di parlare e di pregare, oltre che della figura materna; si tratta di una vera elegia. Una perla meno nota dell’artista, e fa immensamente piacere vederla nella raccolta.
Angel Dream (No. 2): secondo brano della lunga lista a non trattarsi di un singolo, è una dolce ballata folk alquanto romantica. Amatissima dalla seconda moglie di Tom, Dana York, la canzone è stata scelta proprio da lei per l’inclusione nella raccolta definitiva dell’artista. È l’altro brano della raccolta estratto da Songs And Music From “She’s The One”, e la più conosciuta della colonna sonora dopo Walls.
Dreamville: sicuramente non la prima canzone che a qualcuno viene in mente se gli viene nominato Tom Petty. Altra canzone non pubblicata come singolo, non è una hit né niente di simile, eppure questa album track proveniente dall’album The Last DJ (2002) è stata inserita in questa raccolta. Forse per la nostalgia che trasmette il testo, forse perché amata da Tom o qualcuno a lui caro… Al suo posto avrei preferito canzoni sicuramente più idonee ad una raccolta (specialmente It’s Good To Be King, presente su Wildflowers).
I Should Have Known It: il successo che ottiene a livello di classifiche è scarso, ma per una canzone degli ultimi anni di carriera di Tom Petty diventa significativamente popolare dal vivo. Tecnicamente è una canzone fatta benissimo, con giochi di chitarre, tra riff e assoli, spettacolari… Eppure, questo singolo estratto dall’album del 2010 Mojo non mi fa affatto impazzire; più che altro, perché rispetto alle cose oltremodo elaborate, prediligo la semplicità. E non poco.
Refugee: la canzone ad oggi più famosa tra quelle provenienti da Damn The Torpedoes, è il secondo singolo estratto dall’album. Musicalmente è un rock potente e furioso, con un buon lavoro chitarristico: fattori che hanno reso il pezzo alquanto adatto ai concerti, ai quali è sempre stata particolarmente popolare. Non male tutto ciò, ma ho sempre preferito le altre 3 tracce dello stesso album presenti in questa raccolta, ovvero la già citata Don’t Do Me Like That, Here Comes My Girl e Even The Losers.
American Girl: un classico assoluto. Quintessenziale. Come mai questa canzone che praticamente tutti conoscono, a conti fatti la canzone più famosa di Tom Petty dopo Free Fallin’, non ha mai avuto successo nelle classifiche? È praticamente inspiegabile. Estratta dall’album di debutto Tom Petty & The Heartbreakers, è stata, fino alla fine della vita di Tom Petty, la canzone più suonata ai concerti. Uno di quei pezzi che ti tirano su in tutte le situazioni, che ti danno una carica assurda. Fantastica. Semplicemente fantastica.
The Best Of Everything (Alternate Version/Extra verse): la title track di questa raccolta chiude meravigliosamente il primo CD. Originariamente nota grazie all’album Southern Accents, è qui presente in una versione inedita, con un verso in più e un arrangiamento diverso. È semplicemente magnifica, una ballata d’amore su una ragazza che Petty, dopo averla conosciuta da ragazzo, non sa minimamente dove sia andata e cosa faccia nella vita. Ma, ovunque sia, le augura il meglio. Grazie Tom, e grazie a quella ragazza conosciuta in gioventù per averti ispirato nella scrittura di una delle tue canzoni più belle.
CD 2
Wildflowers: il secondo CD della raccolta si apre con la title track del fortunato secondo album solista. Malgrado non sia mai stata pubblicata come singolo, questa splendida canzone d’autore è diventata una tra le più amate e popolari nel catalogo di Tom Petty, anche per la sua filosofia individualista ma allo stesso tempo dolce e molto umana, che rappresenta la persona che era Tom Petty al 100%. È una ballata folk rock semplice e armoniosa, di quelle per svegliarsi la mattina con ottimismo, col pensiero che la vita ti sorride.
Learning To Fly: altra canzone che ho sempre amato, l’ho sempre vista come quella perfetta via di mezzo tra una vena di malinconia e quell’ottimismo che ti aiuta a ritirarti su in qualsiasi situazione, malgrado le avversità. Resta tra le canzoni più conosciute in assoluto di Tom, ed è il primo singolo estratto dall’album del 1991 Into The Great Wide Open, oltre che quello di maggiore successo. Un esempio di heartland rock allo stato puro, insieme alle già citate, famosissime hit di Full Moon Fever.
Here Comes My Girl: una delle canzoni pettyane che più dividono i pareri. Chi la promuove a pieni voti, e chi la boccia senza riserve. Volete sapere la mia? Promossa a pieni voti, la trovo tanto particolare quanto bella. Proviene da Damn The Torpedoes, e infatti ha una struttura musicale simile a quella di Refugee; come già detto però, rispetto a quest’ultima preferisco assolutamente lei, malgrado non ne abbia ripetuto il successo quando pubblicata come singolo. Il perché delle strofe in semi-parlato? Tom era indeciso su come cantarle, e ha optato per questa scelta finale.
The Last DJ: estratta come primo singolo dall’omonimo album del 2002, è una delle poche canzoni abbastanza conosciute del secondo ventennio della carriera di Tom, e sicuramente una delle più riuscite del periodo a cui appartiene. È nota per la sua schiettezza: la tematica principale è la critica all’avidità nel mondo dell’industria musicale, e alla perdita dei valori morali da parte dell’umanità in generale. Una cosa è sicura: a differenza di Dreamville, se ne capisce l’inclusione all’interno della raccolta.
I Need To Know: se è vero che questa canzone, estratta come singolo dall’album You’re Gonna Get It, è meno conosciuta rispetto a pezzi quali Runnin’ Down A Dream e You Wreck Me, è anche vero che la si può considerare come la loro antenata. Ruvida e rabbiosa, risale al 1978, e come tutte le canzoni dei primi anni della carriera di Tom, non ottiene molto successo in classifica. Ne ottiene abbastanza invece ai live, anche se non ai livelli di American Girl, Breakdown o Listen To Her Heart.
Scare Easy: la prima traccia realizzata con il progetto di nicchia Mudcrutch all’interno della tracklist, è il singolo di debutto, e probabilmente la canzone più conosciuta di questo gruppo, che rappresenta uno spin-off della carriera di Tom. Non male, ma a tratti la trovo un filo troppo elaborata, specialmente negli assoli di chitarra. L’album da cui è stata estratta è l’omonimo album di debutto del gruppo, Mudcrutch (2008).
You Got Lucky: tra i pochi pezzi pettyani ad avere come strumento principale il sintetizzatore, è un pezzo rock con delle tendenze vagamente disco e new wave. Innovativa e piacevole, non tra i pezzi più rappresentativi di Tom Petty a livello musicale e tematico, ma comunque una hit importante: è il secondo singolo dell’artista a raggiungere la prima posizione in classifica dopo The Waiting. È l’unica canzone dell’album del 1982 Long After Dark a figurare in questa raccolta.
Runnin’ Down A Dream: ecco l’altra grande hit dell’album Full Moon Fever che non poteva mancare in questa raccolta. La protagonista di quel filone musicale che nasce con I Need To Know e prosegue con You Wreck Me. Un rock potente, ruvido e rabbioso, perfetto per le sparate in cabrio sulle autostrade americane… E anche per i videogiochi: la canzone è principalmente conosciuta tra i ragazzi della mia età grazie a GTA San Andreas. Ancora oggi resta tra le canzoni più popolari di Tom.
American Dream Plan B: canzone che parla di un ragazzo che combatte inseguendo i suoi sogni, è il singolo di debutto, e l’unica canzone inserita nella raccolta, dell’ultimo album con gli Heartbreakers, Hypnotic Eye (2014). Diretta, concisa e piuttosto breve, caratterizzata da un marcato effetto fuzz del basso, non è tra le mie preferite, ma comunque la ritengo più riuscita ed orecchiabile rispetto a I Should Have Known It.
Stop Draggin’ My Heart Around: unico duetto presente nella raccolta. Originariamente sarebbe dovuta essere una semplice canzone di Tom Petty con gli Heartbreakers, ma alla fine si opta per l’affidamento della voce principale alla cantante dei Fleetwood Mac, Stevie Nicks, voce a mio parere non particolarmente aggraziata all’interno di questa canzone. A prescindere da questo, la canzone non è male, ma onestamente avrei preferito – oltre che per i miei gusti, anche perché lo ritengo molto più rappresentativo per Tom Petty – il duetto con l’ex cantante dei Byrds Roger McGuinn, King Of The Hill. Ma visto che è questo il duetto più famoso di Tom, va bene così.
Trailer: un’altra canzone di quelle che Tom Petty ha realizzato con i Mudcrutch. Se, teoricamente, si tratta del primo singolo estratto dal secondo – e ultimo a cui ha lavorato Tom in vita sua – album del gruppo, Mudcrutch 2 (2016), ci troviamo in realtà di fronte ad una composizione molto più vecchia: Trailer era infatti, nella sua versione originale, una canzone degli Heartbreakers registrata negli anni 80 che non ha mai fatto parte di un album, ma era andata a finire sul lato B del singolo Don’t Come Around Here No More. Ora, questa versione “svecchiata”, un country rock con tanto di armonica che rende tutto più bello, è decisamente ben riuscita, e trovarla tra i pezzi più di nicchia all’interno di questa raccolta non può che farmi alquanto piacere. Chapeau, un gioiellino rispolverato.
Into The Great Wide Open: altra canzone che conosco da quando sono piccolo e che ho sempre amato. Un altro evergreen di Tom, che narra la storia di un giovane musicista e del successo che finisce presto per dargli alla testa. È il secondo singolo estratto dall’omonimo album del 1991, e, pur non eguagliando la popolarità di Learning To Fly, ottiene comunque un ottimo successo. Un’atmosfera sublime e sognante per una canzone che scorre divinamente: cosa si può chiedere di più?
Room At The Top: unica traccia qui presente dell’album del 1999 Echo, la cui tematica dominante è la fine del primo matrimonio. Questa canzone è una di quelle che mi sono piaciute sempre di più col tempo; più l’ho ascoltata, più l’ho apprezzata. Singolo di discreto successo, è una delle canzoni più introspettive e malinconiche di Tom Petty: lui stesso, in un’intervista, descrive la canzone come una delle più deprimenti della storia del rock, e la ritiene talmente intima che smette di suonarla dopo il tour di Echo. Per quanto riguarda l’inclusione di un pezzo proveniente da quest’ultimo album nella raccolta, a mio parere, non si poteva davvero fare di meglio. Ottima scelta.
Square One: siamo di fronte ad un pezzo incluso nel buon Highway Companion, ma in realtà questa canzone si conosceva già dall’anno prima dell’uscita dell’album. È infatti grazie al film del 2005 Elizabethtown che si viene a conoscenza di questo pezzo in acustico, che viene inserito anche nell’album colonna sonora di artisti vari. Non è stata pubblicata come singolo, eppure tra le canzoni pettyane degli anni 2000 è una delle più importanti e ricordate, specie tenendo conto del poco successo di Petty in quel periodo.
Jammin’ Me: l’unico pezzo della raccolta in cui figura il grandissimo Bob Dylan come coautore critica aspramente l’inondazione opprimente di informazioni e messaggi di marketing, citando anche i nomi di Vanessa Redgrave, Joe Piscopo e Eddie Murphy. Tecnicamente una hit, questo singolo estratto dall’album Let Me Up (I’ve Had Enough) del 1987, non resta un classico assoluto; oltre a non diventare particolarmente popolare ai live, non viene nemmeno inclusa nel primo Greatest Hits di Tom, facendo sì che l’album da cui viene estratta sia l’unico non rappresentato nella storica raccolta.
Even The Losers: Damn The Torpedoes è l’album maggiormente rappresentato in questa raccolta, con ben 4 canzoni, tra le quali questa è l’unica a non essere stata pubblicata come singolo. Eppure, resta una canzone ancora oggi apprezzata, e direi a ragion veduta, essendo tra quelle che mi piacciono di più. È un rock scalpitante e ottimista, e considero questo pezzo come un degno successore di American Girl e Listen To Her Heart. Un’altra delle canzoni più rappresentative della positività dell’artista: anche i perdenti a volte hanno un po’ di fortuna… Del resto la speranza è l’ultima a morire, e Tom ha sempre creduto in questo.
Hungry No More: terzo pezzo firmato Mudcrutch all’interno della raccolta, è un altro dei singoli estratti dal secondo album della band. Introdotta da un’armonica e costituita da un arrangiamento elettroacustico, è la canzone più lunga del lotto con i suoi 6 minuti di durata, e non la trovo male, ma per i gusti miei è un filo troppo elaborata, con assoli di chitarra che dominano la canzone fino alla lunga coda strumentale.
I Forgive It All: le prime volte che l’ho ascoltata, questa canzone mi è piaciuta. L’ho riascoltata poi con tanto di video musicale – in cui l’attore Anthony Hopkins interpreta un uomo anziano che si dirige con la sua auto nel luogo in cui conserva i suoi vecchi ricordi – ed è diventata forse la mia preferita tra le canzoni accreditate ai Mudcrutch. Nonostante il progetto di questo gruppo non sia di certo diventato particolarmente popolare, questa è la terza canzone del secondo album dei Mudcrutch inclusa nella raccolta. Un pezzo con una forte vena folk, un pezzo in tipico stile singer-songwriter che a tratti ricorda Bob Dylan, e insieme a Trailer dello stesso album, una piccola perla meno conosciuta.
For Real: si giunge a capolinea con questo pezzo folk rock cupo e introspettivo. Si tratta di un’outtake delle sessioni dell’album The Last DJ. Viene registrata nel 2000, ma, oltre a non venire inserita nell’album del 2002 sovracitato, non viene nemmeno inserita nella raccolta del 2000 Anthology: Through The Years – per la quale si era valutato di inserire questa canzone come bonustrack, ma in cui alla fine viene inserita una versione registrata nuovamente del 2000 di quella che è l'outtake di Tom Petty con la storia più lunga in assoluto, Surrender. For Real chiude egregiamente questa raccolta. Un pezzo sull’amore per la musica e sulla sincerità con cui Tom ha sempre scritto le sue canzoni. Bellissima.
Chiudo in bellezza dicendo che, nonostante l’assenza di pezzi sicuramente importanti (tra cui, in primo luogo, il classico End Of The Line, cantato insieme ai Traveling Wilburys, e la già citata It’s Good To Be King, ma, ad esempio, anche Yer So Bad (da Full Moon Fever), o album track sicuramente più note rispetto ad alcune inserite nella raccolta), considero The Best Of Everything una raccolta nel suo insieme molto completa, e perfetta per approcciarsi all’artista e alla sua filosofia in generale.
Alla prossima recensione!
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