I Tonno sono una band italiana ingiustamente poco conosciuta, sono pure toscani, così, per smentire la frase dei toscani che hanno devastato questo paese, perché i Tonno fanno tutto il contrario, anzi no, hanno in effetti devastato, ma la scena indie italiana, grazie sopratutto ai loro testi così originali, pieni di frasi e metafore che mai ti aspetteresti.

L'ironia gioca un ruolo cruciale, ma non è fine a se stessa, è inserita in dei testi solo apparentemente poco profondi, soprattutto in questo secondo lavoro, più serio e forse triste, in un certo qual modo, rispetto al primo album dal titolo "quando ero satanista".

Musicalmente invece parliamo di un indie-rock neanche troppo italiano (citiamo sempre Boris vah), tempi abbastanza dritti, chitarre distorte e tanta passione, almeno io ce la sento.

L'album si apre con "gay division" e già qui notiamo l'ironia di cui parlavo e i giochi di parole che li contraddistinguono (mai stucchevoli comunque, ben dosati). Segue subito il primo singolo "non lasciarmi andare" che insiste su questa frase in modo malinconico. Le altre tracce scorrono bene, sempre con un sottofondo di malinconia che strappa dei sorrisi amari, fino ad arrivare alla penultima traccia, "guard rail", in cui le risate, se ci sono state, si bloccano completamente in favore di un pezzo triste che lascio immaginare dal titolo. Anzi no, da ascoltare.

Il disco quindi non annoia, è molto bello, si discosta dal precedente per i toni, stavolta più maturi, ma non perché prima fossero immaturi e poi siano cresciuti, semplicemente credo sia un cambiamento dettato dai tempi in cui viviamo.

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