Tony Martin a.k.a. The Cat, da perfetto sconosciuto a cantante dei Black Sabbath dopo la repentina defezione di Ray Gillen, con il gravosissimo compito di non far rimpiangere i suoi illustri predecessori, conclamate icone del rock nonché straordinari vocalist del calibro di Ronnie James Dio, Ian Gillan e Glenn Hughes.
Purtroppo nel 1987 la stella dei Black Sabbath è oscurata da band emergenti e squallidi fenomeni da baraccone, e i lavori di Martin con Tony Iommi & Co. non ricevono neanche una minima parte dell'attenzione che avrebbero meritato, ma questo non ha nessuna importanza ai fini della nostra disamina: con grinta, umiltà ed un timbro vocale melodico ma incisivo, versatile e molto personale, capace di adattarsi all'hard rock così come allo stile più cupo e massiccio del Sabba Nero Tony Martin si impone come frontman in pianta stabile della creatura musicale di Tony Iommi, a cui regala innumerevoli interpretazioni vocali da applausi a scena aperta: "The Shining", "Ancient Warrior", "Hard Life To Love", "Devil & Daughter", "Nightwing", "Anno Mundi", "The Sabbath Stones" e "Feels Good To Me", tanto per citarne qualcuna ma, nonostante questo, arriva il boccone amaro dell'estromissione della band a favore del più blasonato R.J. Dio; senza scomporsi troppo, ed in attesa di tornare al suo posto di vocalist dei Black Sabbath, The Cat, nello stesso anno in cui la sua band dà vita al roccioso ma monocorde e poco ispirato "Dehumanizer", debutta da solita con un prodotto di grande personalità e ottimamente riuscito, "Back Where I Belong".
Messi da parte l'hard rock potente ed immaginifico di "The Eternal Idol", gli scenari horror di "Headless Cross" e l'elegantissima e magniloquente epicità di "Tyr" Tony Martin solista, musicista e compositore di gran classe nonché straordinario cantante propone, con la preziosa collaborazione del grande Brian May nonché dei compagni di band Neil Murray e Geoff Nicholls e dei figlio d'arte Zak Starkey alla batteria un album di ottimo AOR: pulito, orecchiabile ed ispiratissimo, senza la benché minima concessione a ruffianerie alla Bon Jovi tipiche di questo genere.
È veramente difficile trovare un punto debole a "Back Where I Belong", che spazia da classici rock midtempo come la titletrack e l'opener "If It Ain't Worth Fighting For" al retrogusto funk rock di "It Ain't Good Enought For", con tanto di sax in evidenza al blues sofferto di "Why Love", introdotto dall'atmosferico strumentale "Ceasefire" e la godibile patina anni '80 di "India" e "Angel In The Bed", arrivando all'apice con la stupenda "Sweet Elyze", tirata e trascinante al punto giusto e chiudendo il tutto con l'epicità di "Jerusalem", risuonata con piglio più fluido rispetto a "Tyr" e introdotta da uno strumentale tastieristico di gusto tipicamente sabbathiano, "The Road To Galilee".
Oltre a questo sano rock, Tony Martin propone anche due grandi rock ballads, la classica "If There's A Heaven", straordinaria per la commovente interpretazione vocale, per il bell'arpeggio introduttivo e per un assolo in cui si avverte l'inconfondibile mano di Brian May e la maestosa "The Last Living Tree", un tripudio in cui tutti i membri della band danno il meglio di sé in questa canzone che raggiunge l'apice in un coinvolgente finale in coro ma; parlando più in generale, è tutto l'album "Back Where I Belong" a dare questa impressione, l'impressione di essere di fronte ad un team di musicisti in stato di grazia, che si trova sempre alla perfezione: su tutti Neil Murray, grande bassista che qui fa un lavoro immenso, che lascia il segno in tutte le canzoni dell'album, ma anche le tastiere di Nicholls, pur senza raggiungere i livelli di caratterizzazione di John Lord nei Deep Purple riescono sempre a dare un qualcosa in più e Zak Starkey, soprattutto in "Sweet Elyze", svolge il suo lavoro dietro le pelli in maniera egregia. Oltre che ad essere un ottimo album, da promuovere a pieni voti, "Back Where I Belong" è anche una rivincita personale di Tony Martin essendo un prodotto, seppur con una notevole differenza di stile e proposta musicale, di gran lunga superiore a "Dehumanizer", nonché la definitiva affermazione artistica del suo autore, che dimostra coi fatti di poter brillare di luce propria anche fuori dal contesto Black Sabbath.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma