Questo disco ci porta indietro negli anni '80 più bui e romantici, quelli delle locandine fotocopiate a mano e dei demotape che circolavano per tutta Europa; nel 1988 gli ungheresi Tormentor registrarono 'Anno Domini', ma troppo poveri per farlo uscire su vinile e distribuirlo lo lasciarono in balia del tempo, sciogliendosi e affidando il sacro cimelio ad alcune scarne versioni in tape; quando Attila Csihar, cantante della band giunse in Norvegia per registrare con i Mayhem la fama della sua band era arrivata anche lì facendone una figura di culto. La Nocturnal Art preparerà poi una versione del disco facendo conoscere il gruppo anche fuori dai circuiti underground.

Bastano 38 minuti di musica per influenzare metà del black metal anni '90: dai ritmi sguaiati e così "rock‘n'roll" di "Transylvania", guidata dal frenetico basso di Gyorgy, i carpathian Forest trarranno Black Shining Leather; la capacità di creare atmosfere ammorbanti unendo la velocità del thrash tedesco con la freddezza delle tastiere in "Beyond" segnerà indelebilmente gli Emperor; i Dissection dedicheranno una cover al brano più famoso del disco e del gruppo, "Countess Bathory", così simile alle atmosfere degli svedesi.

La caratura tecnica media del gruppo è ben superiore alla maggioranza delle band black metal, e si pone al livello di Satyricon, Dissection, Limbonic Art: colpisce la maturità di un gruppo al primo disco è già capace di mettere la bravura del singolo al servizio del progetto: il lavoro alla batteria di Machat e quello alla solista di Szigeti influenzeranno non poco De mysteriis DOM Sathanas.

Spicca l'estro di Attila Csihar (qui ancora col nome d'arte Mayhem), grande nel modulare la voce su diversi registri adattandosi al mood del brano. Sempre pacato e gentile col prossimo, questo musicista mitizzato dalla scena, sarà però costretto a vivere di espedienti dalle ciniche regole che mantengono in vita l'underground, dividendosi tra ripetizioni di fisica e matematica e la musica: è forse proprio grazie a questa umanità che il gruppo è riuscito a non oltrepassare quella linea di frontiera che divide l'horror dal pacchiano (come capiterà ai Cradle of Filth ingordi del denaro che viene in tasca da questo loro continuo sforare nel thrash).

A livello strettamente musicale stupisce come la ristrettezza di influenze subite dalla band possa generare un ventaglio così ampio di proposte: chiuso nella ancor più chiusa Ungheria, il gruppo riesce ad assimilare i pochi dischi che arrivavano (pochi quelli estremi, Sodom e Kreator, di più quelli Metal) elaborando un suono personale e originale, che miscela atmosfere contrastanti come quella horror dei Mercifull Fate, quella teatrale dei Venom e l'estremismo del thrash tedesco. Una mistura come si diceva che sarà recuperata da molte band ex-estreme a fine carriera o in crisi (come Cradle of Filth, Darkthrone e Satyricon) per riciclarsi ad un pubblico maggiore.

Che piaccia o meno (l'ascolto potrebbe essere ostacolato dall'eccessiva attenzione ad Attila o dalla lontananza storica del disco) 'Anno Domini' è l'apice di quella prima ondata di musica estrema targata anni '80, non più thrash, non ancora black metal; più variegati e profondi dei Bathory; più incisivi e ponderati dei Sarcofago e Morbid (che campavano anche molto sugli eccessi coreografici); migliori dei Mayhem di Deathcrush, i Tormentor condividono il trono della musica dark anni '80 (death a parte) con i Celtic Frost, più sperimentali e dediti ad altre sonorità.

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