Avete presente quando la settimana di Halloween un ristorante propone un menù del tutto a base di zucca e voi vi ci fiondate per divorare qualsiasi cosa sia arancione nei paraggi, così quando avete finito vi sentite più pieni di un Jack-o-Lantern prima di essere spolpato?

Beh, io ho presente, mi è capitato. Due volte.

La prima durante la scorsa settimana, la seconda dopo aver ascoltato l'ultima fatica dei TransAtlantic, "The Whirlwind".

Questo mastodontico album, composto da una sola canzone di settantasette minuti divisa in dodici movimenti, è forse un piccolo capolavoro. Il sound proposto è molto meno legato a quello delle band originali dei membri dei "Transatlantic", ma è inevitabilmente più ispirato ai vecchi gruppi Progressive degli anni '70, al punto da sprofondare più volte nel citazionismo ("Evermore" ricorda molto i King Crimson, "Rose Colores Glasses" Peter Gabriel ecc.), cosa però non troppo negativa se si tiene conto che non faticheremmo a riconoscere quest'album tra altri usciti nel periodo d'oro del Progressive. 

"The Whirlwind" è quindi un lavoro molto compatto e omogeneo che ci offre quindi dei magistrali e molto sentimentali assoli di chitarra, una batteria perfetta, un basso sempre molto presente, capace di inserirsi ovunque con dolci melodie e una voce che a tratti ricorda da vicino quella di Peter Gabriel, il tutto reso ancora migliore da dei momenti "pesanti" come "Lay Down Your Life". Cosa possiamo pretendere di più?

Assolutamente nulla. Ma io sinceramente non me la sento di dare più di tre stelle a questo album, non sono certo nemmeno del perchè. Forse non sono fatto per il Progressive. 

Ma non c'è dubbio sul fatto che "The Whirlwind" sia proprio come un menù a base di zucca. Perfetto ma stroncante. E questo mi basta.

Almeno fino al prossimo Halloween.

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