Quando gli artisti decidono di aprire i loro scrigni pieni zeppi di tesori e perle fatte a canzoni inedite, pezzi rimasterizzati, out-takes e quant'altro, non immaginano neanche la felicità che prova un fan quando apprende la notizia. Poi all'acquisto si può anche spesso rimaner delusi, ma in questo caso "The Traveling Wilburys Collection", uscito a giugno 2007,  rientra nei criteri di ciò che si può definire un box set da favola. Il cofanetto include infatti un sacco di rarità: i due dischi che uscirono ai tempi, intitolati "Volume 1" e "Volume 3" con aggiunta di pezzi inediti e remixati, un favoloso dvd, un vero e proprio libro di 40 pagine a copertina rigida con bibliografia e varie raffigurazioni della band e una piccola busta contenente delle vere foto, cartoline, adesivi e perfino un certificato di autenticità.

Insomma tutto quello che si può desiderare dal super-group che venne fondato nel lontano 1988, quando una sera il buon George Harrison era a cena con Jeff Lynne e Roy Orbison, e, al momento di salutarsi, invitò entrambi a recarsi il giorno seguente allo studio di Bob Dylan in California per registrare un pezzo che sarebbe poi finito su un b-side di un proprio singolo. Si riunirono dunque, e George si ricordò di un piccolo particolare: aveva lasciato la sua beneamata chitarra a casa del grande Tom Petty! Così, appena giunto per rirendersi il prezioso gioiellino, il gruppo di viaggiatori Wilbury fu al completo: in origine solo per una canzone, ma in pratica per due dischi.

Del primo disco, "Volume 1", esiste già una bella recensione (andate a leggerla!!), ma mi sento comunque in dovere di parlarne... poiché comunque la vera essenza del gruppo è data proprio da questo disco! Ad aprire "Volume 1" troviamo "Handle With Care", forse il pezzo più famoso, e più bello dei Traveling, in cui è sorprendente il fantastico intreccio e susseguirsi delle grandiose voci. Il disco prosegue con pezzi di altissimo livello, per esempio "Last Night" e "Heading For The Light" tutti pezzi dall'ascolto facile e dal ritmo allegro e allo stesso tempo energico. Da lode l'interpretazione di Roy Orbison in "Not Alone Anymore" e la fantastica "Tweeter And The Monkey Man", canzone dylaniana al 110% in cui carica e swing sono le caratteristiche principali in questa canzone-scherno dedicata a  Bruce Springsteen. Come finale originale la ben riuscita "End Of The Line", in cui le parti del ritornello sono affidate a Petty, mentre le strofe vengono magicamente interpretare da Harrison, Lynne e Orbison.

E' il momento dunque delle due bonus-tracks mai pubblicate prima: "Maxine" e "Like A Ship". La prima è firmata e interpretata da George Harrison, e lo si sente proprio bene: è un pezzo che ricorda vagamente le straordinarie ballads dei Fab Four... un ornamento prezioso per un'opera già fantastica.Il secondo pezzo è invece di Dylan, ma i coretti caratterizzanti sono immancabilmente presenti. E' tutto sommato un buon pezzo, ma non così marcante come le altre, e quindi la scelta di escluderla dal disco è stata buona.

Passando dall'ascolto alla visione, l'entusiasmo rimane comunque. Il dvd, che dura intorno ai 45 minuti, contiene proprio tutto ciò che fu registrato. Inizia con un documentario intitolato "The True Story Of The Traveling Wilburys" molto ben fatto e reale, in cui gli artisti vengono filmati in tutta la settimana di lavoro, mentre le voci dei Traveling stessi si susseguono, narrando la storia del progetto. Inizialmente vengono presentati ognuno con il proprio pseudonimo, risultando cosi come mezzi fratelli figli dello stesso padre Truscott Wilbury, da cui presero quindi il nome.

Fra le varie storie e annedoti, quella sicuramente più triste è la morte di Roy Orbison nel 1988 dovuta ad un infarto: la passione e la commozione degli intervistati che raccontano il triste finale della band sembra non essersi diluita nel tempo. Il documentario lascia spazio ai videoclip: ritroviamo dunque "Hande With Care", in cui i Wilburys cantano in cerchio attorno au un microfono, e "End Of The Line", in cui siedono in un treno, tutti meno che il povero Roy Orbison (deceduto prima della registrazione video), che viene ricordato con la sua chitarra appoggiata su di una sedia a dondolo, e una foto mostrata nella parte da lui cantata. Gli altri tre video sono canzoni del secondo disco, ovvero "She's My Baby", "Inside Out" e il divertente finale "Wilbury Twist", e in tutti e tre troviamo i quattro cantautori superstiti che fanno playback su un palco colorato. La visione dei clip ha sempre avuto un fascino particolare a mio parere.

Passiamo dunque all'ultimo disco, "Volume 3", chiamato così perché, si suppone, che il disco di Tom Petty "Full Moon Fever" sia stato considerato come una specie di Volume 2, anche se ci sono molti "Volume 2" in circolazione, tutti non ufficiali. Ai tempi ebbe molto meno successo dell'insuperabile primo disco, e di certo è nettamente inferiore, anche se di ottima qualità: l'influenza di Tom Petty è sempre più forte. Il disco apre con la sopra-citata "She's My Baby", un bel rock'n'roll duro, che ricorda i tipici suoni degli Heartbrerakers, e immancabilmente, un susseguirsi da voce fa da padrone al pezzo. "Inside Out" e "If You Belonged To Me" sono pezzi cosi caratteristici della prodigiosa cooperazione tra Dylan e Petty, e rispettivamente del primo e del secondo sono "Deadly Sins" e "Poor House", che portebbero essere inserite in un Infidels o in un Damned The Torpedoes molto tranquillamente. Le influenze di George e del suo ukulele incantato rendono unici pezzi come "The Devil's Been Busy" e "Where Were You Last Night?", come solo lui sa fare!

Come dicevo prima, lo stile di Tom Petty è quello più marcante nel disco, e le ultime tre canzoni del disco, "Cool Dry Place", "New Blue Moon" e "You Took My Breath Away", ne sono l'esempio lampante: le vocals sono più che altro affidate a lui, e dato che perfino nella sua carriera solista spesso e volentieri si rifà agli stili di Dylan e Harrison, in questi pezzi lo si sente ancora di più. L'ultima canzone è  la divertente "Wilbury Twist", un divertente boogie che sa coinvolgere fin dalle prime note, e in cui le sessioni ritmiche sono affidate a colpi di frigorifero e persiane!

Le bonus track di questo disco sono decisamente più belle di quelle del disco precedente: la tristissima "Nobody's Child", dedicata ai tanti bambini orfani della Romania, sa proprio commuovere sia per le lyrics che per la triste e sofferente melodia. "Runaway", l'ultimo brano, finalmente lascia spazio al grande talento di Jeff Lynne, che da sfogo alle proprie esigenze scrivendo questo pezzo pazzo in stile ELO di "Out Of The Blue".

Insomma che dire... Forse avrete notato che sono un po' troppo di parte, avendo io una grande stima per ognuno di loro: ma credo di non essere l'unica, visto che da un mese a questa parte, il box set è salito al primo posto nelle classifiche inglesi e australiane, al nono di quella americana e, soprattutto, è finita al primo posto nella United World Chart. E questo significa che il tempo passa ma la grande musica rimane.
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