Tutto ciò che serve è amore. Il resto è illusione, un mondo che non c’è.

Un'artista d'altri tempi Robbi Robb. Un musicista libero, alternativo fino al midollo, e con una visione spirituale del mondo che lo circonda. Un'artista che ama.

Forse l'ispirazione gli arriva dalla terra da cui proviene, quel Sudafrica martoriato da decenni di apartheid, che dopo un lungo e tortuoso percorso iniziava ad intravedere l'arcobaleno.

Nell’ispirazione c’è qualcosa che ha a che vedere con lo spirito. E’ il linguaggio del subconscio, l'infinito oceano che hai dentro di te. Se ce l’hai sei vivo, se la perdi sei morto.

Sono anni di cambiamenti politici e sociali, in Sudafrica e nel mondo in generale. Anni di contaminazione e riscoperta, e i Tribe After Tribe rappresentano in pieno quel periodo.

Lo stile del gruppo è un hard rock moderno, che attinge dal grunge e lo miscela ad una cruda effettistica e ossessive percussioni che conferiscono un'impronta etnica al loro sound.

Una musica visionaria fondata sul groove, ricca di distorsioni, voci filtrate, e guidata da una sezione ritmica incalzante.

“Pearls Before Swine” è il disco che porta a compimento questa visione. Il suono che scuote le nostre gabbie e fa vibrare le catene delle nostre percezioni. Un disco poliedrico e dai mille colori che non smettono di bruciare. Dalle danze tribali di “Boy” e “Lazarus”, fino alle splendide melodie di “Señor” e “I Am Your Heart”, passando per le atmosfere retro di “Murder On The Lee Shore” e “Ballad Of Winnie”. I Tribe After Tribe non offrono mai il fianco.

E' davvero un peccato accorgersi che la creatura di Robbi Robb purtroppo non ha superato la prova del tempo ed è caduta nel dimenticatoio. Portiamo il passato nel futuro ogni attimo, senza mai accorgerci di quell'attimo.

Ma da qualche parte, sulla riva sottovento, quel suono è rimasto vivo.

Dove le onde ancora ruggiscono.

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