“Chapter IV” è un album del 1986 del gruppo francese Trisomie 21, ad oggi difficile, ma non impossibile, da reperire. La band, a partire dal nome, mette subito le cose in chiaro (anzi no, in “scuro”) sulla propria attitudine musicale, infatti la trisomia 21 è più comunemente conosciuta come “Sindrome di Down”. Si capisce immediatamente, anche grazie alla copertina in cui troviamo Crono che divora i figli nel famoso e terribile dipinto di Goya, che non è un disco particolarmente allegro, ma neppure così diperato e violento come si potrebbe pensare. La New Wave diventa qui Dark Wave apatica e mesta, e affonda le proprie radici ovviamente nei Joy Division, capisaldi di una tradizione musicale che mai è riuscita a superarli veramente.

La malinconia e la tristezza di fondo rimangono immutate per tutto l’album, grazie ad un suono melodico e sintetico, in pieno stile anni 80, accompagnato da una voce piuttosto monocorde ed echeggiante nel buio, anche se meno bassa e profonda di quella di Curtis. Il disco alterna brani più sospesi e lenti a pezzi leggermente più ritmati, senza tuttavia arrivare al synth-pop dei New Order, nonostante in alcuni passaggi i due gruppi possano essere accostati per sound e tempi. Personalmente ritengo i Trisomie 21 piuttosto vicini agli Orchestral Manoeuvres In The Dark (OMD, quelli di “Enola Gay” tanto per intenderci), però sotto effetto di potenti sedativi e legati strettamente al lato dark. I testi, solitamente brevi, semplici e alquanto ingenui, descrivono poeticamente, con immagini lunari, rapporti spenti e freddi tra amanti, rivelando un romanticismo disperato e cerebrale, ben lontano dalla passione o dalla gioia di una relazione corrisposta.

Il brano d’apertura è “The Last Song” uno dei singoli più famosi e originali (insieme a “Breaking Down”), che riassume perfettamente le peculiarità non solo di Chapter IV, ma anche di tutta la discografia dei Nostri; probabilmente la loro vetta. Ottima anche “Memories” in cui si evidenzia il debito nei confronti dei Joy Division, e “Night Fly” vicina allo stile New Order. Importanti “Is Anybody Home?” parti 2 e 3 (la parte 1 è nell’album precedente), che riprendono le melodie di “The Last Song”.

L’album è onesto e godibile, peccato non brilli di originalità: fondamentalmente i Trisomie 21 si limitano ad amalgamare con gusto elementi già presenti sulla scena musicale, rinunciando alla sperimentazione vera. Teniamo presente che, trattandosi di un gruppo minore che, come molto spesso accade negli ’80, può essere ricordato giusto per due o tre singoli, i T21 ci hanno lasciato un buon album che, col tempo, potrà diventare una perla oscura da riscoprire.

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