Heafy Metal. Ecco cosa sono i Trivium, il gruppetto tanto amato/odiato che alcuni vogliono definire propriamente Thrash/Heavy Metal (!), mentre altri li abbinano ad un genere (certamente a loro più consono) chiamato Metalcore.

Ora, i Trivium non sono nessuna delle due cose. Non fanno thrash, e questo lo sanno tutti dal momento che il thrash risiede altrove; tutti tranne il caro Matt Heafy, il capoccia dei Trivium che, pieno di sè, si aspetta addirittura che i suoi album vengano ricordati nella storia del metal. Non fanno nemmeno metalcore giacchè loro stessi tentano, in maniera molto subdola e dannatamente ipocrita, di emulare i vecchi mostri del thrash -e un gruppo metalcore fa metalcore, non la copia gasata del thrash.

Da qui la definizione di Heafy Metal, ossia un genere ibrido di eslusiva proprietà dei Trivium che nella sua accezione implica tutte le categorie del declassante pseudo-'immettere aggettivo a piacere'. I Trivium fanno pseudo-thrash con un'attitudine da pseudo-duri rivelandosi invece dei ragazzini che sì sanno suonare (me ne guardo dall'affermare il contrario), ma con un approccio sbagliato e sconfinante nel presuntuoso; i Trivium vogliono diventare qualcosa di decisamente più grande di loro.

Ma passiamo ai lati più tecnici, in particolare a questo "Shogun", uscito circa una settimana fa: la musica dei Trivium è sempre più patinata e calcolata alla perfezione (complice la produzione impeccabile), le canzoni in genere si aggirano intorno ai sei minuti e comprendono quantità abnormi di riffs molto, molto melodici che fanno perdere al gruppo parte della (poca) credibilità, ed infine spicca il principale elemento che abbrustolisce i timpani: la voce di Heafy.

Qualcuno tagli le corde vocali a Heafy. La sua voce è una delle più false che abbia mai sentito, visto che non fa altro che scopiazzare forzatamente l'Hetfield di vecchia data, quello di "Master of Puppets" e di "Ride the Lightning", rendendosi irritante e stucchevole; insomma, fa la classica parte del figliastro che tenta di seguire, senza successo, le orme del "padre". Peccato che Matt non si limiti a copiare male voce e riffs: in questo "Shogun" sono molto frequenti le parti in scream pseudo-incazzato che vengono alternate con disinvoltura a motivetti orecchiabili in voce clean degni di un gruppo punkrock, nascosti però sotto cataste di riffs tanto pompati quanto, per così dire, tamarri.

Insomma, tutto ciò non è certo piacevole da sentire.

Il disco si salva solo in pochi punti, laddove ad esempio saltano fuori alcuni gradevoli assoli (come in "Kirisute Gomen" e "Insurrection") che però finiscono per affondare nel pantano generale dell'album, risultando quindi imbruttiti e un tantino fuori luogo. Un paio di volte l'atmosfera da 'tamarra' risulta essere abbastanza epica e quindi nel complesso accettabile ("Of Prometheus and the Crucifix"). Il resto delle canzoni si rivela piatto e uguale nella forma, ovvero voce in clean/scream, riffoni, assoli: un goffo collage che propone la stessa formula per più di un'ora. I ragazzi suonano ma senza criterio e senza rendere una sola canzone veramente memorabile come han fatto, a loro tempo, i Metallica o i Megadeth e tanti altri -ahimè, proprio altri tempi.

Se proprio volete ascoltare dei Trivium decenti, prendetevi "Ember to Inferno" o, al massimo, "Ascendancy". Con questo "Shogun" hanno definitivamente perso, ma chissà perchè ho la sensazione che arrancheranno impettiti per un bel pezzo.

 

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