E' uscito "Shogun", il nuovo album dei Trivium, e nessuno si è ancora presa la briga di recensirlo. Vabbè, ho pensato, magari nessuno si è accorto che hanno fatto il disco nuovo, o magari a nessuno interessa recensirlo dato che, leggendo i vari commenti alle recensioni di "Ascendancy" e "The Crusade", appare chiaro che a 99 utenti su 100 questi sbarbati americani fanno alquanto schifo.

Ora, io non mi definirei propriamente il loro fan numero uno, ma, visto il polverone che hanno sollevato in questi anni con il loro ingresso sulla scena metal mondiale, mi sembra quantomeno doveroso analizzare questa loro ultima fatica a prescindere da cosa se ne pensi, quindi me ne occupo io.

Quest'opera, in quanto a sforzo creativo, supera senza dubbio le precedenti. Le canzoni hanno una lunghezza media considerevole e il numero di tracce è leggermente inferiore, segno forse che ci si è concentrati di più sulla sostanza dei singoli pezzi. Le parti strumentali sono tutte estremamente curate, Heafy e compagni sfoggiano una tecnica sopraffina (anche se troppo spesso si lasciano andare a sboronate senza capo nè coda), sempre Matt esibisce qui un cantato in growl assai più convincente. Le tracce, a un primo ascolto, scorrono senza troppo da segnalare, ma ad un esame più approfondito mostrano un rilevante salto a livello qualitativo, terrei a segnalare soprattutto "Kirsute Gomen", "Down From The Sky" e la title-track "Shogun", che nei suoi 11 minuti raggiunge livelli di epicità mai visti nelle opere precedenti.

Quest'album è uno spartiacque nella carriera dei Trivium, da questo momento sono davanti a un bivio, che li porterà o ad essere consacrati nella hall of fame del metal o ad essere ricordati come mero fenomeno di passaggio che ha scimmiottato i grandi del passato. Io mi sento di considerarlo come il loro disco finora meglio riuscito e gli do 3 stelline, il prossimo che faranno da me riceverà o zero o cinque, ma spero di tutto cuore nella seconda ipotesi.

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