Certi eventi della vita, che speriamo non ci riguardino mai, esercitano un fascino morboso. Come gli incidenti in autostrada: si rallenta, si guarda, si rabbrividisce, poi si accelera dolcemente, con il monito impresso in mente - ma forse solo per poco. Questo libro racconta proprio uno scontro mortale. Sei le vittime, anche se la responsabilità è da ascrivere a una sola "vettura": quella dei due assassini.
Nel novembre del 1959, la famiglia Clutter - padre, madre e due figli adolescenti, Nancy e Kenyon - viene sterminata a colpi di fucile nella loro casa a Holcomb, Kansas. Il New York Times pubblica un breve articolo. Truman Capote, scrittore snob e sofisticato, decide di approfondire. E da quell'indagine nasce In Cold Blood (A sangue freddo), un libro dalla struttura cristallina, diviso in quattro parti e scritto con un tono clinico e disturbante.
Nella prima parte, significativamente intitolata The Last to See Them Alive, si intersecano le ultime ore dei Clutter con l'arrivo in città dei due assassini, Perry Smith e Richard Hickock. Capote ci immerge nella rispettabilità ben ordinata dei Clutter e nel caos dei due sbandati che vagano per il Kansas preparando l'assalto. Le due parti centrali seguono le indagini e il processo; l'ultima, scritta solo dopo l'esecuzione dei due colpevoli, racconta la condanna a morte. Capote attese deliberatamente la fine della vicenda per completare l'opera: non riusciva - o non voleva - chiudere il cerchio prima che anche il destino degli assassini fosse sigillato.
Uno dei motivi del successo duraturo di questo libro è l'analisi spietata della psicologia dei due killer. Hickock, cresciuto in una famiglia povera ma tutto sommato ordinaria, è un pedofilo manipolatore, in apparenza perfettamente integrato. Smith ha un passato tragico - due fratelli suicidi, una madre alcolizzata - e mostra tratti narcisistici profondi. Nessuno dei due prova empatia o rimorso. Fin dalla prima confessione ammettono di aver progettato non solo la rapina, ma anche l'eliminazione sistematica "di tutti i presenti".
Smith impedisce a Hickock di violentare Nancy, ma poi le spara in faccia senza esitare. Eppure, Capote mostra una certa fascinazione nei suoi confronti, sottolineando gesti come quello di mettere un cuscino sotto la testa di Kenyon "per farlo stare più comodo" prima di ucciderlo. Tuttavia, durante le numerose interviste emerge come i due assassini provino dispiacere solo per essere stati catturati, mai per ciò che hanno fatto. Nessun pentimento. Nessuna evoluzione. Solo il vuoto.
La domanda che emerge è feroce: cosa fare di criminali violenti e senza possibilità di redenzione? Capote condanna la pena di morte come brutale, ma non offre risposte. Solo lo sceriffo di Holcomb, nella scena finale, trova un barlume di pace al cimitero, incontrando un'amica di Nancy che depone fiori sulla tomba.
Alcuni critici accusano Capote di aver abbellito i fatti, mettendo in bocca a Smith parole mai pronunciate. Ma resta il fatto che In Cold Blood è un classico, un testo inquietante e magistrale che non offre consolazioni facili né risposte preconfezionate.
Consiglio di leggerlo in originale, per coglierne la precisione lessicale e il ritmo freddo e serrato. Altrimenti, cercate una traduzione che non lo addomestichi troppo.
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Altre recensioni
Di ilfreddo
Capote sventra il crimine e lo analizza da ogni punto per cercare un motivo che possa...Quadro bianco su sfondo bianco.
L'autore in maniera disarmante analizza una delle innumerevoli e inspiegabili ingiustizie del quotidiano per sottolineare la fragilità delle nostre esistenze.