L’uscita di quest’opera a suo tempo ha sollevato un discreto vespaio. Critiche positive ed entusiastiche, a suggellare la nascita di un genere letterario, a battagliare contro accuse di macabro e gratuito voyerismo nei confronti dell’autore. Pensando a questo secondo filone ricordo automaticamente quel gran film, sebbene parecchio inquietante e complesso, di Cronenberg che risponde al nome di “Videodrome”. La pellicola parte raccontandoci la creazione di un florido e crescente mercato di cassette che permette agli spettatori di poter assistere alla morte violenta degli stessi attori. Quando leggo “cinico voyerismo” mi immagino questi grigi adulti, rinchiusi in case senza luce, mangiare ingordi ed avidi le immagini con l'uccello in mano. Animali! Bestie capaci di eccitarsi nell’osservare la vita altrui scivolare via e scomparire, come la breve esistenza del fiato caldo su di un vetro invernale. Non riesco proprio a collegare questo a Truman Capote in quanto “A sangue freddo” per me significa ben altro.

Il teatro dell’efferato omicidio di un’intera famiglia è in una tranquilla e bigotta cittadina del Mid-West statunitense: 20 case del Signore, per lo più metodiste, per 11.000 abitanti. Persone irreprensibili quelle ora stese su un appiccicoso letto di sangue: tutto casa, spontaneo e rigoglioso altruismo, e chiesa. Nel complesso una sorta di famiglia Mulino Bianco che al confronto Babbo Natale è un egoista, sarcastico figlio di puttana; con il padre che sorride perché va a lavorare ed è lunedì mattina, i figli lieti di poter dimostrare la loro preparazione a scuola. La bellissima figlioccia adolescente ha il fidanzato, ma se pensate che vada oltre il tenersi per mano e guardare la tv nel salotto, beh allora sbagliate. Lei, se ora non fosse stesa all’obitorio con un preciso buco in testa, il vestito bianco lo avrebbe potuto indossare veramente all'altare. 

Capote unisce racconto e giornalismo d’inchiesta descrivendoci il modo febbrile con il quale la polizia, i vicini di casa ed i giornalisti cercano disperatamente di trovare un senso in un massacro che renderà alla coppia di assassini la vertiginosa cifra di 40/50 dollari. Semplificando, 10 bei pezzi verdi a cranio. In città e nelle località limitrofe possiamo vedere nascere e rimanere sospeso, come il grigio ed impenetrabile strato di smog che sta tenendo per le palle Pechino in questi giorni, un alone di sospetto reciproco che fa chiudere tutte quelle serrature che, prima della strage, a causa dell’inutilizzo abbisognavano di un grasso e lungo bagno nel lubrificante.

Il problema, e qui provo a dare la mia interpretazione, è che ancor oggi c'è una fetta della popolazione che crede che le nostre azioni vengano con costanza analizzate dagli inqulini dei piani alti in sede di moviola con slow motion HD e tutto il resto. Roba fina, algoritmi, statistiche all'avanguardia e cazzi vari che noi manco possiamo immaginare. Per un abitante del Mid-West metodista degli anni '60 l’uomo quindi ha una specie di timone che può muovere a suo gradimento per scegliere con cognizione di causa che direzione far prendere alla sua barca. Ma in tutto il mondo aritmetico non c’è nessuna somma che possa portare come risultato a quei pezzi di carne stesi in orizzontale sotto qualche metro di terra. Capote sventra il crimine e lo analizza da ogni punto per cercare un motivo che possa... Quadro bianco su sfondo bianco. Un cazzo di niente al quale aggrapparsi. Accettare il fatto che tutto si riduca alla sfortuna, alla pazzia, al caso, è una cosa difficile da digerire. Ed il fatto che queste pagine siano risultate così scomode per molti a mio parere testimonia la grandezza dell’opera. L'autore in maniera disarmante analizza una delle innumerevoli e inspiegabili ingiustizie del quotidiano per sottolineare la fragilità delle nostre esistenze. Assesta uno schiaffo violento al sognante pubblico americano degli anni '60 invitandolo a diffidare del prossimo. Perché c'è un sacco di gente che se ne sbatte della Giustizia Divina e di quanto probi e oneste siano le vostre esistenze e può far finire tutto con un click e un bang in rapida successione, manco fosse un film.

Mentre con metodica calma e continui flashback ci fa conoscere i protagonisti Capote allarga la sua analisi. Con distacco descrive una parte della chiusa e bigotta società benestante borghese, quella povera ma dignitosa che cerca di sbarcare il lunario senza speranze per il futuro e quella decadente che si lascia trasportare verso il basso e cerca infine di risalire con progetti senza fondamenta. Il libro, scritto nel pieno della guerra fredda e prima delle contestazioni sessantottine, ci fa conoscere tra le altre cose il sistema legislativo/carcerario e psichiatrico statunitense. “A sangue freddo” fa venire a galla tante piccole cose che al tempo molti avrebbero voluto restassero sotto il tappeto a fare l'amore con gli acari. Certamente non spiattellate su un inchiostro così dannatamente ben scritto che lo ha reso addirittura un classico.

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