La Chiave è proprio un locale che sa di Underground. Se ci arrivi dal lato sud della città passi per il nuovo viale recentemente costruito che sfocia in Piazza Teatro Massimo, dove si erge, appunto, il tempio della lirica a Catania, il Teatro Massimo Bellini. Quando sei proprio davanti le porte dello splendido teatro svolti a sinistra e ti ritrovi in un piccolo vicolo pieno di locali. Uno di questi è La Chiave. Entri e lateralmente al bancone ti immetti in uno stretto corridoio, oltrepassi un piccola porta e sei in una buia stanza che non può contenere più di 48 persone (almeno così sta scritto all'ingresso). In realtà stipati vi eravamo in un centinaio, avvolti da una cappa di fumo che rendeva le flebili illuminazioni una sorta di piccoli fuochi fatui che illuminavano anonime sagome. In fondo si scorgevano tre tizi illuminati appena da una luce rossastra; gli Ulan Bator.
Appena entro si dichiara il sold out (che culo!!) e già si odono i primi suoni. Non conosco tanto bene il gruppo da ricordarmi mentalmente la scaletta, ma il concerto lo ricorderò eccome. Tra il vocio di gente che ordinava da bere si è consumata una performance memorabile. Quello che sentito in cd è un gruppo dal sound davvero raffinato e ricercato, dal vivo si rivela una fabbrica di musiche corrosive dalle sonorità in bilico tra Noise e post-rock. Pezzi come "Soeur Violence" o "Pensées Massacres" fendevano l'aria come lame taglienti, per non parlare di pietre miliari dell'indie europeo come "Santa Lucia" la cui dilatata deriva finale è stata una vera e propria sospensione in un limbo.
Il concerto andava avanti, troppo velocemente per quanto mi riguardava, si beveva e quando si arriva a pezzi come la stupenda "Etoile Astre" la mente è già allo stato giusto per lasciarsi penetrare dalle ossessive melodie su cui una grave e spettrale voce decantava non so cosa (tra il francese e la voce non magistralmente amplificata, non si capiva una mazza). Il concerto si chiude con un pezzo che non conoscevo, una lunga discesa negli inferi di suoni psichedelici e dissonanti; una stragoduria micidiale!!
Magari loro non saranno d'accordo, ma sono contento che non siano così ascoltati come meriterebbero. Gli Ulan Bator non sono gruppo da stadio, la stessa catarsi non sarebbe potuta avvenire se non nello spazio buio e angusto di un anonimo locale; l'oscura acidità dei loro pezzi si sarebbe dispersa senza lasciare traccia qualora lasciata andare in uno spazio più ampio.
Spero di poterli rincontrare.
P.S: saranno in giro in altre località Italiane, a tutti consiglio di andarli a vedere, ne vale davvero la pena.
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