Tra il 1991 ed il 1993 uno dei gruppi destinati a diventare un pilastro della scena black norvegese metteva insieme, e, naturalmente, autoproduceva, un demo di 4 tracce - nella versione data poi finalmente alle stampe queste erano 6 -, Vargnatt (La Notte del Lupo). E' innanzitutto degno di nota come il nome del gruppo tradotto in italiano significo proprio "lupi"...
Questa prima prova risulta essere un miscuglio di generi comunque profondamente diverso da quel black-folk che farrà degli Ulver una delle band più ricercate dagli appassionati da un true black più morbido ed ascoltabile: di facilmente ascoltabile "Vargnatt" ha ben poco. L'impatto devastante all'orecchio del suono marcio e aggressivo è evidente fin dalla prima traccia, "Her Begynner Mine Arr", che sembra emergere dal fumo scuro di qualche sotterraneo, naturamente freddo e malinconico come qualsiasi allegro bosco norvegese... Il suono distorto della chitarra viene immediatamente ripreso dalla martellante batteria, anche se non tipicamente black come ci si aspetterebbe, e dal cantato. Tale componente merita però un'attenzione particolare, poiché a breve ci si accorge che diventerà l'impronta fondamentale di questo demo: una voce innaturale, distorta, sensibilmente diversa dallo screaming e dal growl, un vero e proprio rauco lamento ferino, che ai più risulterà indigesto e fastidioso, ma che a ben pazientare risulterà dare maggiore profondità alla tristezza ed al marciume profondamente devastanti dell'album. L'altrettanto rauco e lamentoso riff si innalza, in radi momenti, ad un livello superiore, incantando in un mirabile stato di ipnosi l'inconsapevole ascoltatore.
La successiva "Tragediens Trone" (Il Trono della Tragedia) risulta al primo impatto altrettanto sgradevolmente aggressiva, ma ad un ascolto più attento si possono identificare facilmente due linee guida differenti: quella di un pezzo meno atmosferico, più "tirato", e per questo più vicino al black tradizionale, e quella evocativa, meno fumosa che nella opener, ma più cattiva e blasfema, fino a sfociare nel recitato distortissimo, in un aramaico più o meno attendibile, della frase "Mio Dio, Mio Dio perchè mi hai abbandonato?"
Si arriva al vero e proprio simbolo della prova, la strumentale "Trollskogen" (Il Bosco dei Troll), che da sola varrebbe metà dell'acquisto del CD - peraltro quasi completamente introvabile. La traccia è lenta, malinconica, costituita praticamente solo dalle note di una chitarra acustica a cui si sovrappongono sporadici sussurri lontani: impossibile non sentirsi trasportati nel bosco, ed invasi da una tristezza senza confini, come in una sbornia triste. In ogni caso le sognanti e delicate melodie notturne sembrano proprio alleggerire la mente e navigare sui flussi dell'alcool.
La seguente "Ulverytternes Kamp" (La Battaglia degli Ultimi Lupi) si apre in modo un po' inusuale: un riff lontano, inquietante, profondo, che ha il suo orrore non nella rabbia ma in qualcos'altro di difficilmente descrivibile, gira fino all'ingresso della solita voce disturbanti, un po' noiosa forse in questo pezzo, comunque degno di essere ascoltato e apprezzato a pieno nelle sue qualità se non proprio eccelse, almeno nella sua creatività discreta di un mondo diverso e orribile come la licantropia, a cui Garm ammicca in un passaggio "alternativo"...
"Nattens Madrigal" (Il Madrigale della Notte), traccia omonima dell'album più decantato dei Lupi ma con cui non ha nulla a che spartire, si apre in un modo ancora più inconsueto: si ha l'impressione che qualcuno si stia svegliando da un sonno profondo, pronto chissà a cosa. La seguente veglia si compone di due parti: la solita incongruente tirata macina-timpani, ed una sorta di preghiera ubriaca al cielo dei morti, impotente nella gelida notte, esempio magistrale di doom da cui ne viene fuori una tristezza senza paragoni, a tratti davvero allucinante ed agghiacciante: uno dei passaggi più belli dell'album, e forse dell'intero genere. La voce pulita di Garm è davvero da brividi, ed il risultato rischia di deprimere davvero chi non è pronto o un cultore di tali sensazioni.
"Vargnatt" è invece il pezzo forse più apprezzabile dai più, risultando un miscuglio non eccessivamente brutale di aspre tirate black-doom e di cantato-recitato in un sussurro profondo e paralizzante, appoggiato da un riff mirabile e angosciante quanto mai. Insomma, una prova di forza per l'aspirante ascoltatore, il quale se cercherà le sensazioni più buie, primitive, oscure, senza paura di guardare dentro di sé e nelle tenebre fuori dalla finestra nella notte di febbraio, le troverà senz'altro.
Di difficile ascolto quindi, ma di valore innegabile. Storia del genere e della musica tutto, quanto e più di decantatissime uscite stereotipate e sopravvalutate che tutti conosciamo come "The Wall" o "Ummagumma"...
Elenco e tracce
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Altre recensioni
Di katharsys
"Riuscire a scoprire nel 2008 il bootleg padre dei primi anni ulveriani resta un'emozione inconfondibile."
"Ondes Triumph è un’opera imperdibile. Inestimabile. Un vero Santo Graal per gli appassionati di black metal."