Non nascondo il mio imbarazzo nel trovarmi di fronte al tentativo di recensire un'opera che corrisponde, più o meno, al Santo Graal per tutti gli appassionati di black metal: "Ondes Triumph", audiocassetta-bootleg del 1993 nel quale gli esordienti Ulver, con una formazione lievemente diversa da quella che ne avrebbe fatto la fortuna negli anno del boom folk-black (Grellmund e Eide a chitarra e batteria, Garm occasionalmente alla voce, Malmberg al basso - niente leggendari Haavard, Aismal, Skoll, AiwarikiaR che esplosero nel primo full-length "Bergtatt"), miscelarono, nel lato B, quello che sarebbe diventato il loro demo ufficiale, il relativamente famoso "Vargnatt", e nel lato A una prima versione della loro registrazione, comprendente due tracce extra ("Rehearsal 1993").
L'aura mistica che circonda quest'opera, se non proprio nel valore musicale di molti frangenti, risiede probabilmente, nella sua quasi totalità, nell'ammirare il grezzo e frigorifero lato A, consistente, dalla track 1 alla 5, delle "basi musicali" di "Vargnatt", registrate però solo mediante chitarra e batteria, evidentemente con un ultraantiquato recorder a due tracce; se l'invernale "Vargnatt", nella sua sgradevole e licantropica aggressione alle orecchie mediante un growling distortissimo e quasi lisergico che si sovrapponeva ad una traccia spesso sporca ma occasionalmente estasiante ha sul cervello l'effetto di un cocktail di alcool ed eroina, l'autunnale, novembrino "Rehearsal", perde in parte le poche caratteristiche ascoltabili del suo "figlio", ma acquista un'energia, una vita propria, un aspetto tutto suo, che non di rado risulta completamente diverso da come la traccia pseudo-melodica poteva scindersi dal vocalismo in "Vargnatt".
Da notare, la qualità audio qui è decisamente pessima.
"Ulverytternes Kamp", l'apertura del side A, rispetta tutte le caratteristiche con cui la conoscevamo in "Vargnatt", libera però dal peso di quella voce che, in questo contesto, non rende assolutamente come avrebbe dovuto (basti riascoltare la controparte nel lato B). "Vargnatt" (che nel lato B diventa però "Nattens Madrigal"), è l'unica effettivamente a perdere qualche punto di merito - dal terzo minuto, dopo la ultracompressa ed energica soundbase, nel punto in cui il cambio di frequenza corrisponde a far sentire nelle ossa le goccioline di acqua gelida, non si sovrappone la clean vocal che innalza la "preghiera ubriaca al cielo dei morti, impotente nella notte di febbraio".
"Tragediens Trone" (in realtà "Vargnatt") si mantiene sul livello del demo, acquistando però qualche frammento di quell'aura brumosa e meramente scura appartenente a tutto il lato A. "Her Begynner Mine Arr" ("Tragediens Trone"), con la sua base giocherellosa e quasi jazz, non si smarrisce nella quasi sciocca e pariodante "Tragediens Trone" di "Vargnatt", restando stabilmente sui toni freddi e grigi della release; si prosegue con "Nattens Madrigal ("Her Begynner Mine Arr", la soundtrack probabilmente migliore di "Vargnatt"), ipnotizza ed emoziona con la sua nebbia al punto di congelamenteo.
Si sarà notato che, rispetto al definitivo "Vargnatt", manca la stupenda strumentale folkeggiante "Trollskogen".
L'atmosfera si completa con l'ingresso della sesta traccia, "Enser du Vinter" (Attenzione all'inverno): otto minuti e mezzo di intenso, ma rilassato, viaggio nella notte. Le partiture di chitarra, semplici e inquietantemente "vuote", senza basso, non accelerano mai oltre il limite, guidando dall'inizio alla fine in una visione bianco-e-nero della natura, delle foglie cadute, dei boschi da cui al momento sono assenti anche i troll, delle tane dei lupi, del passaggio tra l'autunno e l'inverno. In definitiva, traccia ipnotica quanto la precedente "Nattens Madrigal", ma godibile e leggera quanto "Trollskogen".
Lentamente, si giunge al termine, con la cover dei Celtic Forst "Babylon Fell". Sporca, veloce, mobile, distinguibile chiaramente dal resto della release... forse il pezzo meno riuscito, o meglio, meno azzeccato.
In ogni caso, riuscire a scoprire nel 2008 il bootleg padre dei prrimi anni ulveriani resta un'emozione inconfondibile. Imperdibile. Inestimabile. Un'OPERA.
Elenco e tracce
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Altre recensioni
Di katharsys
Una voce innaturale, distorta, sensibilmente diversa dallo screaming e dal growl, un vero e proprio rauco lamento ferino.
'Trollskogen' da sola varrebbe metà dell'acquisto del CD: lenta, malinconica, un viaggio nella tristezza senza confini.