Mentre impazza la kermesse sanremese, dedico il mio tempo all’ascolto dell’ultima fatica di quello che è, a mio modestissimo parere, uno dei migliori cantautori italiani che ci sia mai stato, Umberto Maria Giardini lo seguo fin dai suoi esordi da solista, quando si faceva chiamare Moltheni. I suoi testi sono da sempre pregni di una smisurata intensità, vere e proprie poesie che toccano gli anfratti più profondi dell’anima. In questo Mondo E Antimondo Umberto è particolarmente ispirato. Ci racconta di un mondo che sta scomparendo, di antichi gesti e mestieri, di storie che non finiscono mai troppo bene, ma sincere e reali. Ci mette la solita certosina cura, nessuna parola è frutto del caso, ma è messa li per ottenere un ben preciso effetto. Anche la musica di Umberto denuncia una evidente, maniacale cura, il che dimostra quanto il cantautore marchigiano ci sappia fare sotto ogni singolo aspetto anche per come ogni singolo strumento viene suonato e come il tutto risulti in un perfetto insieme. Lo dico da sempre, lo ribadisco ora: è un peccato che ad Artisti come lui non venga dedicato il giusto spazio. Io comunque Umberto me lo tengo stretto.
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