Questo è il vero quarto album degli Stooges, non la zuppa rancida di "Weiderness". Niente di strano in tutto questo, tranne il fatto che viene dalla Svezia. Già, non riesco a capire come lassù muoiano dal freddo, basterebbe mettere su questo disco e la temperatura della stanza scioglierebbe anche la mummia congelata di Similaun. Siete avvisati, non c'è niente peggio di uno svedese incazzato ed Ebbot Lundberg dal vivo si incazza di brutto. Del resto per tenere a bada orde di punk ubriachi che si accalcano sul palco a Goteborg e dintorni ce ne vuole di aggressività e questi cinque ragazzi si difendono sparando bordate sonore rivestite dalla voce al vetriolo di Ebbot.

Anche lui nel suo piccolo mondo scandinavo è un animale da palcoscenico, i salti gli staccano il jack del microfono ed è costretto a rantolare a pancia in giù usando quello della cassa della batteria. Lo ha visto fare da ragazzino ai suoi eroi dell'hardcore a stelle e strisce, ma il suo amico chitarrista Patrick Caganis era stato a Minneapolis per una vacanza studio di liceali e tornò a Goteborg convertito al verbo della sacra triade Amboy Dukes/MC5/Stooges.

Essendo sopravvissuti a tre anni trascorsi pericolosamente sui palchi di tutta la Svezia, nel settembre 1987 il primo album è cosa fatta e lo chiamano "In the air tonight"... ma il sound non è esattamente come quello del brano di Phil Collins, i fans del batterista più ricco al mondo farebbero bene a tenersene alla larga, qui le orecchie troppo delicate potrebbero subire danni irreparabili alla tromba di Eustachio.

I miei fratelli di sangue devoti al culto dell'iguana Osterberg sparsi per il sito sanno che si possono fidare: è un disco fantastico già dal primo brano, "Ring My Bell", il basso fa due scale, la chitarra gracchia e dà il segnale alla batteria che parte pompando come un metronomo, l'esplosione di wah wah distorto rinnova puntualmente il miracolo nelle vostre vene come il sangue di san Gennaro che si squaglia da secoli... questo è il ROCK ragazzi!

Gli Stooges rivivono in "Financial Diseas" dove le chitarre mordono, la ritmica morde, la voce di Ebbot morde urlando... I waaaaant moooooore! e a voi manca qualche pezzo, ma non preoccupatevi, è per una giusta causa. In "Cartoon Animal" questi pazzi fanno strimpellare un piano e ululare un sax che richiama quello free di Steve Mackay nel marasma fuzz delle chitarre manco fossero la truppa del capitano Cuordibue. Il riff iniziale di "So long" deve pagare i diritti a Ron "Rock Action" Asheton, ma il brano è magnificamente tellurico e sinceramente non fa per niente sembrare Ann Arbor lontana cinquemila miglia esatte. Addirittura il caos indescrivibile in cui va a morire "Teenage Bankman" tra sax impazzito , squilli di tromba , chitarre distorte, accordi frantumati di piano, le risate di Ebbot, fa venire in mente l'assalto sonoro portato dai terroristi Fugs secoli or sono e ti fa capire che è proprio vero che gli UCP sono il gruppo giusto nel momento sbagliato. E alla fine del disco, con "Down the Beach", piazzano undici minuti di lento e meraviglioso rumore ipnotico proprio come avevano fatto gli Husker Du con "Reoccurring Dreams" in" Zen Arcade".

Datemi retta, non fatevi abbindolare da quel pagliaccio di Pelle e da quel panzone di Vigilante Carlstroem fotografati assieme ad Iggy Pop, i "veri Stooges" made in Sweden sono gli Union Carbide Productions.

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