È uscito il nuovo disco degli UNSANE.
È successo il 20 marzo 2012. Quindi tre giorni fa.
È uscito il nuovo disco degli UNSANE a cinque anni di distanza dall'ultimo "Visqueen", nel 2007.
È da mesi che lo aspetto come altri aspettano il nuovo dei Tool. Però io alla fine l'ho avuto l'album nuovo, tiè!

Ma non divaghiamo.
Dicevo, dopo cinque anni, qualche side-project da parte dei signori, un EP che apre i culi a spicchio ("Coextinction Recordings 1"), un live che mi ha fatto rivalutare in positivo il senso della vita, e qualcosa d'altro che non mi viene in mente, gli UNSANE sono tornati.

Vorrei farvi notare come quando scrivo UNSANE automaticamente mi si gira in caps lock. Non è possibile scrivere UNSANE in minuscolo.

Cosa avranno combinato i Nostri dopo tutto questo tempo? La solita roba.
Quella roba genuina, coerente a se stessa, che ci piace tanto. Se gli UNSANE facessero qualcosa di diverso sinceramente mi stupirei. Non glielo chiedo e non lo voglio perché mi stanno benissimo così.

Dopo vent'anni di storia del noisecore o come volete chiamarlo, riescono ancora a spaccare; lo spirito per niente intaccato, l'attitudine che molti dicono di avere ma che pochi posseggono sul serio meravigliosamente intatta.

Come suona il disco? L'ho già detto, in un certo senso. Distorsioni pesanti, tanto rumore, nichilismo e pessimismo che si sprecano, come sbraita Chris Spencer non lo fa nessuno e quelle cose là. Insomma, si capisce già di che pasta è fatto: la solita. Quella buona.

Vi aspettavate una disamina traccia-per-traccia minuto-per-minuto del disco? Non ce n'è bisogno. Questa "recensione" non è indirizzata certo a chi ha sentito nominare gli UNSANE per la prima volta l'altroieri e vuole capire cosa fanno come sono con un'analisi dettagliata e minuziosa delle sfumature recondite presenti nel disco. Quello lo faccio fare volentieri a qualcun'altro, chessò, a quelli di Ondarock.

Che me ne frega a me dei dettagli fiscali alla fine? E che ne so.

Vado a farmi una birra mentre mi ascolto "No Chance".

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