Gli Unwise sono quella che potremmo definire una band vecchia maniera, soprattutto nel modo di ragionare. Basti solo pensare che nonostante siano in circolazione dal 2006, i Nostri sono giunti al debutto discografico solo oggi con un buon disco al nome “One”. Un fatto non da poco questo, se si pensa alla velocità con la quale ogni gruppo oggigiorno tende a pubblicare qualsiasi cosa esca fuori dai loro amplificatori senza farsi troppi problemi.

Gli Unwise di domande se ne se sono fatte parecchie, temporeggiando fino a ottenere un risultato che rispecchiasse le qualità tecniche di ognuno di loro. Trovarsi ad avere a che fare con musicisti adulti è sicuramente qualcosa di stimolante, la loro idea di musica è spesso e volentieri fuori dai classici trend e proprio per questo motivo interessante all’ascolto (non sempre, sia chiaro). E proprio da questo concetto sono partito con l’ascolto di “One”, sorta di concept album dove la band ha posto in evidenza oltre alle loro qualità tecniche una storia alla cui base c’è l’uomo alle prese con le tentazioni e le insidie dell’epoca moderna. Musicalmente gli Unwise potremmo definirli tremendi nostalgici di ciò che fu il prog-rock tra gli anni ‘70 e ’80, attenti ricercatori di armonie e trame sonore spesso e volentieri intricate. A tutto questo dobbiamo aggiungerci una mai nascosta passione per il metal capace di rendere ogni brano più heavy e incisivo al tempo stesso. Come già detto in precedenza l’esperienza di ogni singolo musicista ha giovato non poco sul risultato finale, un mix tra scenari ad alto tasso melodico ed episodi più “hard” che daranno il meglio di sé soprattutto in sede live. Una band teutonica per stile e proposta che ha trovato sfogo in quanto fatto anni or sono da Tesla, Dokken e Fates Warning, qualcosa di datato ma sempre attuale all’ascolto. A dare ancor più qualità al tutto il cantato, carico di pathos nei momenti più distensivi del disco e carico al punto giusto ogni qualvolta gli Unwise spingono sull’acceleratore.

In sostanza “One” non è di certo un lavoro adatto a chi è solito seguire i trend passeggeri, va ascoltato con attenzione diverse volte per cogliere la sua essenza e ha molto da offrire a chi vede il rock come qualcosa di artistico che va oltre il singolo da classifica. 

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