Attraversare tutta la decade(nza) degli anni Novanta non deve essere stato facile per gli Unwound.
La band di Olympia ha sempre ricoperto l'infausto ruolo del gregario, l'individuo che copre le spalle del protagonista. Anni di gavetta passati tra compromessi Post Hardcore e sferzate Noise. Fedeli ai Fugazi e con la prima stampa di "Sister" ben incorniciata sulle proprie librerie.

Eppure ricordo che gli Unwound andarono oltre, riuscirono a sintetizzare quella rampante formula di sferraglianti distorsioni e melodie nascoste, che di lì a poco sarebbe stata definitivamente messa a tacere dalla voglia dell'uomo di superare (Post, Post, Post, Nu, No) se stesso.
Ciò che ne rimane è una manciata di ottimi album, di cui "Repetition" rappresenta il perno centrale.

I tre ragazzi, guidati da Justin Trosper, fanno il punto della situazione, scarnificando il suono dagli eccessi più Hardcore.
Ricordano la melodia ("Lady Elect") ed i ritmi obliqui ("Go To Dallas And Take A Left"), creano sali scendi emotivi ("Lowest Common Denominator") e sanno di essere ancora in grado di pigiare l'acceleratore ("Murder Movies"). Ma è quando i toni rimangono oltremodo grigi, come in "Devoid" o nella conclusiva "For Your Entertainment", il vero picco dell'album, che si giunge alla catarsi.
Hanno ballato sulla carcassa in fiamme degli anni Novanta fino in fondo.
Si bruciarono presto, però.

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