"E chi sono questi quì?!" sarà l'esclamazione di molti leggendo il nome Urban Trad.

Bè, sono un gruppo belga nato nel 2000 che ha fatto immediatamente breccia nel cuore di molti grazie alle loro canzoni folk mischiate ad altri generi come il rock, l'elettronica e la musica celtica, tanto da essere scelti nel 2003 come rappresentanti del Belgio all'Eurofestival ed essere arrivati secondi grazie a "Sanomi", singolo contenuto in questo meraviglioso capolavoro.

Forse il forte di questo album è una cosa che non è presente in quasi nessun album nella storia della musica: una lingua completamente inventata.

Infatti, nelle tracks cantate, si canta solo in un linguaggio inventato. Ma probabilmente la lingua porta solamente ad essere affascinati sempre più, grazie ad un suono così leggero e differente dal resto che ci arriva al corpo come un bagno caldo dopo una lunga giornata, ci fa perdere completamente i sensi, ci fa sentire liberi da qualunque cosa terrena. Il fascino del mistero? Probabilmente.

L'album si apre con "Mecanix Remix", probabilmente il pezzo più rock, che a colpi di chitarra elettrica, violini, flauti e qualche leggerissimo, quasi impercettibile tasto di pianoforte, ci folgora immediatamente, non ci lascia nemmeno un respiro. E subentra "Kerua", con uno stile molto più ravvicinato alle musiche poplari irlandesi, seguito da "Sanomi", un capolavoro senza precedenti della musica folk, grazie alla sua meravigliosa cornamusa ed allo stile vicino alla musica africana nel modo di cantare ed interpretare la canzone.

La track seguente, "Il Est Bien Temp/33" è il primo dei pezzi interamente suonati nell'album ed ha un qualcosa di fresco, di elettrizzante. Ma è "Lampang" che ci fa perdere la testa. E' un vero e proprio colpo alla mente. Ci fa perdere completamente i sensi, ci ritroviamo persi nell'oscurità più totale, ci sembra di essere dentro un'oscura foresta, bagnata dalla pioggia dove regna il silenzio. Siamo catapultati verso nuovi orizzonti, slegati da qualsiasi sentimento terreno, siamo fatti d'aria, ci innalziamo al cielo senza un lamento, non capiamo più niente, ma non ci importa, perchè questo dolcissimo suono ci accarezza e ci culla lentamente portandoci ad uno stato di ipnosi totale. Siamo ipnotizzati dalla musica. Senz'altro il miglior pezzo del disco.

Ci rialziamo di colpo sulle note salterine di "Berim Dance" e "Quimper-Moscou" che ci fanno muovere inconsapevolmente tutto il corpo e portano ad un leggero sorriso sulla faccia, ottime per far tornare il buon umore, e senz'altro risulterà divertentissimo anche l'accostamento della musica folk alla dance anni '80 in "Get Reel" che non merita alcun aggettivo se non "spettacolare". Davvero qualcosa di mai sentito, originalissimo.

Si perde quella carica di energia, tornando a musica più dolce come "The Roses (jig)" con una chitarra pizzicata sampientemente ed un flauto ed un violino che in qualche modo riescono a trasmetterci tutto il divertimento e la passione che hanno provato suonando questa canzone. "Medina" ha qualcosa di un po' egiziano e risulta piacevolissima e anche "Leina Street" è molto interessante. "Alto", nelle sue note riesce a trasmetterci disperazione, desolazione, tristezza senza bisogno di voci, spiegazioni o indicazioni che portino a tali sentimenti. Senz'altro da ascoltare. Segue poi la versione di "Sanomi" live all'Eurovision, fino alla bellissima chiusura dell'album per mezzo di "Galicia", a tratti carnevalesca, coloratissima.

Quindi l'album è davvero un capolavoro, consigliato a tutti, che metterà d'accordo anche i più scettici, quelli che credonoche la musica folk o celtica sia qualcosa che non ascolta nessuno, se non gli irlandesio i suonatori di cornamusa scozzesi.

Se lo comprerete non ve ne pentirete, credetemi.

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