A tre anni dall'uscita di "Wake the sleeper" gli Uriah Heep pubblicano il loro ventiduesimo album in studio dal titolo "Into The Wild".

Rispetto all'album precedente che era basato sulla potenza sonora unita all'innovazione artistica e alla tecnica che contraddistingue questa band,"Into The Wild" sembra riprendere lo stile musicale recente degli anni '90.

Si comincia con "Nail on the head" che riprende lo stile di "Words in the distance" (brano presente nel disco "Sea of light" del 1995) e si prosegue con la veloce "I can see you"; anche questa tende a rivisitare da lontano i lavori passati della band (si ascolti "So tired" brano del 1974 ad esempio).

La title track "Into the wild" resta (a mio modesto parere) il brano più riuscito di questo album:un hard rock possente veloce, accompagnato dai cori incessanti, tipici del trademark di Mick Box & co.

"Money talk" è un tipico brano prog rock mentre "Trail of diamonds" colpisce l'ascoltatore per l'ottima atmosfera molto malinconica, accompagnata dai soliti stupendi cori della band;

Il primo lato si conclude con la lenta "Lost", meno malinconica, ma dotata di buoni cambi di tempo.

"Believe" apre la seconda parte del cd con il suo ritmo incalzante seguito da "Southern star" altra blues moderato,seguito dall'ottima "I'm ready" dove gli Uriah Heep vivacizzano l'atmosfera con un hard rock ritmato.

L'album si conclude con il brano pop "T-nìbird angel" e la bellissima ballata "Kiss of freedom", la quale dimostra che è ancora in grado di stupire gli ascoltatori anche con delle ottime ballate.

Conclusione: "Into the wild" (a mio modesto parere) non raggiunge i livelli del precedente album "Wake the sleeper", ma (come dichiarò in passato il leader Mick Box) "Keep on high the Uriah Heep's traditional style since David Byron's leaving" (mantiene alto lo stile tradizionale degli Uriah Heep, fin dalla defezione di David Byron).

 

Voto complessivo personale: 7

 

Simone Parisi fan degli Uriah Heep.

Carico i commenti... con calma