Il 1977 ha rappresentato un anno di rottura nella storia della musica, e la "scoperta" che il pubblico mondiale fa del punk non potè e non lasciò indenne alcun "vecchio grande"... E così, mentre vi fu chi continuò per la sua strada, incontrando sempre minori consensi in termini di audience, qualcuno, seppur parzialmente, si piegò alle nuove regole di mercato. No, Todd Rundgren non divenne un artista punk, ma ci sarebbe da chiedersi come mai il wizard dal volto allungato ed i suoi Utopia avessero, nel '77, prima parzialmente nel disco di transizione "Ra" e quindi definitivamente, abbandonato la strada del progressive rock. Forse, a parere di Rundgren, rivoluzione punk o meno, la strada del prog era terminata lì, forse ritenne, a suo tempo, che non vi fosse alcunché da esplorare in tale direzione, oppure se n'era semplicemente stufato...

Coincidenze o meno, "Oops! Wrong Planet" è il primo disco non (e nemmeno parzialmente) progressive della storia degli Utopia. E' ovvio che rimase, però, una certa "consapevolezza" d'essere (stati) qualcosa di più d'una "normale" pop rock band, e tale consapevolezza in cosa inevitabilmente si tradusse? In cosa muta il progressive, quando lo si "limita" al minutaggio ed alla rigorosità degli schemi del pop rock? La risposta è, ahitè raffinato Utente DeBaseriano, il pomp rock, od Arena rock, che dir si voglia.

Quando si parla di pomp od Arena rock vengono subito in mente i piatti e pressoché deludenti Asia (a riguardo dei quali mi sembra d'aver scritto qualcosina) ma anche, per certi versi, i Queen da stadio (versione 1977, appunto) di "We Are The Champions" e "We Will Rock You". Ebbene, gli Utopia di "Oops! Wrong Planet" non somigliano né agli uni né (ed infondo non sarebbe stato così male) agli altri.

Quel che ci propongono gli Utopia è, salvo un paio d'eccezioni, un sapiente mix di ballads e pezzi rock, tutti (anche quelli composti a più mani) più o meno nello stile tipico di Rundgren, ma stavolta incastrati, impermeabilizzati, incastonati dentro ad un contesto pomp che, se a parer mio non ne àltera la bellezza, al contempo, negli episodi più deboli, non ne migliora le sorti. Nel giudicare le ballads, diventa invitabile chiamare in causa il gusto di ciascuno di noi. E ciò non è facile da ammettere, per uno che vuol fare il recensore su DeBaser... Prendiamo ad esempio"The Martyr", nel perfetto stile Arena rock... Non è importante quanto sia valido il brano di per sé, quanto acuta e poderosa sia la voce di Kasim Sulton (alla faccia del bicarbonato!) o quanto eccellano le altre parti vocali, i cori ed i controcanti... Sono le atmosfere ricreate, a condizionare il tutto, e se quelle ricreate dal pomp rock non piacciono, allora non piaceranno mai e poi mai.

E così le ballads finiscono per assomigliarsi un po' tutte: identica è l'atmosfera ed identica è la matrice, su per giù "piano, voce e vecchio soul" le cui sembianze vengono alterate da arrangiamenti e topoi rock e pomp rock. Così in "My Angel", in cui Rundgren si cimenta anche col sax, o nella conclusiva "Love Is The Answer", mix tra la ballad-tipo anni '70 (America in primis) e l'inevitabile pompa magna. Od ancora "Crazy Lady Blue", a metà strada tra i Queen di "You Take My Breathe Away" (strofe) e gli Electric Light Orchestra (o la sigla di "Love Boat"), nei ritornelli.

Se questa metà (sparsa) di disco è pressoché tanto caruccia quanto senza guizzi, a sorprendere ed entusiasmare ci pensano sei brani di RuntRock fenomenali, a cominciare dall'iniziale "Trapped", trascinante e godibilissimo incrocio tra surf ed Arena, in cui il senso del rock trionfa assoluto sulla magniloquenza pomposa. "Love In Action" è un surf divertentissimo vanificato da testi troppo banali (il senso è "il mondo va a a puttane e muore, ma non si potrà mai fermare l'amore in action"). In "Back On The Streets" chitarra e tastiera suonano come farà Eddie Van Halen nel periodo di maggiore successo commerciale; "The Marriage Of Heaven And Hell" è uno street blues rock ottimo che viene sciaguratamente soppiantato a metà per colpa del solito inno da repubblica interstellare; "Gangrene" è un simpatico rock con attitudine garage glam, mentre "Rape Of The Young" è un superbo e scatenato Arena hard rock (n'roll).

Solitamente ho trovato negli episodi rock di Todd Rundgren una eccessiva prevedibilità, una chiara mancanza di originalità dovuta a scelte troppo "derivative", con le sole attenuanti della capacità tecnica, dell'ingegno nel pescare una carta vincente, una soluzione nuova, nonché del furbo ed efficace sposalizio tra hard blues e surf... Stavolta però il maghetto colpisce ed affonda, scatena e trascina, convince i palati fini (anche perché, nel '77, l'alternativa era il punk) e non sfigura al giudizio di quelli meno raffinati e più modaioli. E se il pretesto per far rock così bene è il pomp rock, beh allora (ti prego, mammina mia, perdonami) viva il pomp rock!

Elenco e tracce

01   Trapped (03:07)

02   Windows (04:21)

03   Love in Action (03:29)

04   Crazy Lady Blue (03:41)

05   Back on the Street (04:12)

06   The Marriage of Heaven and Hell (04:38)

07   The Martyr (03:52)

08   Abandon City (03:53)

09   Gangrene (03:40)

10   My Angel (03:41)

11   Rape of the Young (03:13)

12   Love is the Answer (04:18)

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