Il disco di Valentina Giovagnini esce a 7 anni di distanza dal debutto (entusiasmante e quasi spiazzante nella sua bellezza e anomalia all'interno del panorama nostrano) che presentò a Sanremo nel 2002 con quel piccolo e incantevole connubio di stili che era "Il passo silenzioso della neve".
Si piazzò seconda, dietro ad una, all'epoca misconosciuta, Anna Tatangelo. Lungi fare in questa sede inutili e puerili critiche alla qualità musicale della suddetta quanto, tantomeno, alle sue scelte sentimentali. Senza francesismi, non ce ne può fregar di meno.
"L'Amore non ha fine" segue un percorso e tenta di iniziarne un altro: la title track funge da esemplare apertura, il degno intervento del tenore Aldo Caputo corona un brano eccelso per eleganza e impatto. Il resto dei brani ondeggia fra richiami alle radici che la resero famosa e un'elettronica dai ritmi
sincopati e atmosfere che ancora una volta (e non per questo scontatamente) ci fan pensare ad una tradizione nordeuropea metabolizzata e riproposta con personale trasporto. "L'altra metà della luna", "L'attesa infinita", "Continuamente", "Non dimenticare mai", per citarne alcune, si inseriscono a perfezione in un filone cantautoriale che richiama alcune cose di Marina Rei (chissà come l'avrebbe resa Valentina in un live la sua "Un inverno da baciare") e tanto che, nella sua semplicità e umiltà, questa ragazza ha saputo fare suo.
Qualcuno dice che è difficile al giorno d'oggi saper "inventare" qualcosa di diverso; non so se sia questo il caso, ma tanto l'intento quanto il risultato di questo lavoro portano alla creazione di un suono d'insieme, una dimensione musicale che non ci spalancherà le porte dell'ignoto ma sa lasciare piacevolmente costernati.
"Sonnambula" doveva (e poteva, sicuramente) brillare nel secondo Sanremo della Giovagnini. Fa venire in mente i momenti più languidi e commossi dei Lamb, o forse fa venire in mente solo Valentina Giovagnini.
Ad una tracklist simile concendiamo anche qualche scivolone nell'incertezza come "Bellissima idea" e "Nei silenzi miei", dai retrogusti eccessivamente '90eighs, ma il meglio questo lavoro lo offre in tre precisi momenti: "Non piango più", singolo uscito nel 2003 come anteprima di un disco che forse sarebbe stato come questo o forse no, non ha altri aggettivi per essere definito se non meraviglioso. Nessuno volle concederle una seconda possibilità, e il corso degli eventi ci ha portati fino a questo punto.
La seconda vera sorpresa è nascosta fra le ghost tracks, quell' "Hallelujah" di Cohen che qui è presentata spoglia da ogni orpello.
Ci han provato in tutti, o quasi: Jeff Buckley sopra ogni altro l'ha resa immortale, ma a noi poco importa se il pianoforte suonato da Valentina stessa sembra più una Bontempi che un Bosendorfer, perchè quello che ci viene donato fra quelle parole è semplicemente il suo cuore, e non è poca cosa.
C'è infine, ed è quello l'aspetto che sprigiona più malinconia, la premessa/promessa che queste canzoni portano con sè.
Un percorso di auto-scoperta, un'analisi sottile delle proprie capacità e uno stimolo a volersi approfondire, migliorare, esprimere, entusiasmare ancora di più.
Valentina Giovagnini è scomparsa il 3 gennaio scorso.
Quest'album forse non rappresenta l'ultima volontà di Valentina Giovagnini, e non ha soluzione alcuna discutere su quanto sia eticamente accettabile riuscire a pubblicare un lavoro del genere solo in questo momento, spinti dal fascino delle "morti giovani" o da un coerente "voler dare giustizia".
La sua perdita non dovrebbe portarci ad idolatrare una figura nè a slanciarci in oltremodo entusiastiche considerazioni; quello che ci rimane è un talento che non vedrà la possiblità di raccontarsi ancora.
Quella che ci rimane è una voce come poche che il panorama italiano può vantare.
Quella che ci rimane è la commozione nel sentirla cantare "L'eternità nasce da qui".
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di savopardo
Dodici canzoni più due ghost tracks molto intime, che vanno dritte al cuore.
GRAZIE PRINCIPALMENTE ALLA FAMIGLIA E AI COLLABORATORI PER QUESTO REGALO, come avete notato, ho descritto questo cd come se l’artista fosse ancora viva.