Un altro incantesimo splendidamente riuscito al Poeta Nero del Progressive.

Fremo d'attesa sulla poltrona dello splendido teatro di Vicenza. Davanti a me un palco vuoto, che si riempie pian piano di fumogeni. E' bello vedere in giro qualche giovane che, come me, ha scoperto questo splendido gruppo; indosso con fierezza la maglietta ufficiale della band e impugno fiducioso una videocamera, mentre chiacchiero con altri fan che mi raccontano di quando videro i VdGG, o altre band come i Genesis, nei gloriosi '70. Esce qualcuno ad annunciare i Nostri.

Si spengono le luci.

I tre entrano lenti e disinvolti, il pubblico non applaude. Forse, come me, è troppo emozionato. Prendono posto ai loro strumenti, il silenzio è rotto da un irriverente e beffardo "Buonaseeera!" di Hammill, tutto è molto veloce, e parte Interference Patterns. Una scarica di brividi mi colpisce quando Hammill intona i primi versi (è la prima volta che li vedo live!). Il pezzo è tiratissimo e ho sempre desiderato vedere i colpi di Evans in quella babele di suoni. Un boato accoglie la fine della canzone. Hammill ci informa (come se servisse) che cos'hanno suonato e anticipa la prossima che sarebbe stata la riuscitissima Mr.Sands. Lo farà per ogni pezzo, in una sicura e quasi perfetta, quanto inaspettata, pronuncia. Suonare in concerto Mr. Sands si rivela un oculata scelta: la canzone, contorta e coinvolgente, cammina molto bene e scalda l'aria. Your Time Starts Now viene salutata con ardore dai fan. La performance di Hammill è inattaccabile. Poi... Scorched Earth, da "Godbluff". Banton e Hammill sostengono il cantato e Evans sembra in preda alla nevrosi. Si sposta, si scuote, colpisce con precisione perfetta i piatti, non si dà tregua. E' lui il vero protagonista, con il suo tocco jazz e claustrofobico. La lunghissima coda è eseguita in maniera impeccabile. Hammill si alza (finora è sempre stato dietro il piano) e posso notare la sua estrema magrezza e il suo look, che è più o meno quello di mio nonno quando va nell'orto. Imbraccia una delle chitarre che sono sul palco e un irregolare sequenza di charlestone preannuncia Lifetime. Io non mi aspettavo di vederla in sede live, e questo mi ha permesso di apprezzarne la liricità e la delicatezza, e anche l'insondabile tristezza. Uno dei pezzi che sono risultati migliori della versione studio insieme alla successiva Bunsho. Qui Evans è l'epitome della nevrosi. I suoi unici riff si sostituiscono l'uno all'altro senza soluzione di continuità. Qui si può vedere come Hammill non abbia mai smesso di allenarsi con la sua Meurglys. I passaggi infatti non sono per niente scontati o da accompagnamento. Si fa silenzio e PH aggiunge che si suonerà un pezzo suo riarrangiato in trio: Gog! Ruggiti di Gioia (tra cui il mio) si alzano dal pubblico. Ora capisco perchè i Nostri sono considerati i nonni del punk. La voce è carta vetrata, la batteria bastona cattiva, e Hammill percuote la sua chitarra come per tirargli fuori qualcosa che essa non può dargli. Il pezzo è potente e non pochi rimangono storditi dalla potenza sonora del trio, che suona come minimo per sei. Una nota di biasimo per l'illuminazione, un pò fastidiosa a tratti. La successiva è un regalo di Dio: Hammill, non contento di averci dimostrato che la sua ugola sconfigge il tempo, fa un cenno a Banton che parte con la celebrata Rossa. La voce sale potente, vola, si avvita, si addolcisce, distrugge.

"One more heaven gaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaained".

Evans ci dà dentro, non si risparmia, e degli addetti accorrono a sistemargli la batteria, che si stava smontando. Anno di nascita: 1947, mica cazzi. La successiva è l'estraniante All Over The Place, con il violento e allo stesso tempo desolato incedere sicuro e prepotente. L'unica (piccola) pecca è Over the Hill, che secondo me è un pelo troppo lunga e piatta nella versione live, ed è una specie di tregua per i nostri arzilli vecchietti. Infatti senza preannuncio, in ultima sede, ci regalano Man-Erg, un concentrato di nostalgia. Particolarmente inquietante la dura parte centrale, rallentata all'inverosimile. Intorno al settimo minuto ho l'onore di assistere a uno dei rarissimi soli si organo di Banton, in luogo di quello di Jaxon. Un solo perfetto, ma anche minimale e solenne. Una standing ovation si scatena a fine concerto. Urla di gioia coprono i ringraziamenti degli artisti.

Vicenza, Teatro Comunale, 8 aprile:
Interference Patterns; Mr Sands; Your Time Starts Now; Scorched Earth; Lifetime; Bunsho; Gog; La Rossa; All Over The Place; Over The Hill; Man-Erg

Hammill è stato fuori dal tempo. Non solo la sua voce ha superato egregiamente la prova, ma ha dimostrato di aver ancora qualcosa da dire (mi era stato anticipato che faceva rabbrividire i muri; bè, confermo, e aggiungo che mi tremava il cervello). La sua presenza scenica, in luogo dell'assenza del sax, è molto ben accetta. Anche al piano fa la sua porca figura.

Hugh "polpo" Banton mi ha strabiliato con la sua performance aliena. Tastiera, piano e synt suonati con i rispettivi pedali, a cui bisogna aggiungere tutti quelli del basso, di cui lui copriva le parti. Quindi oltre alle sue irrequietissime dita era possibile ammirarlo mentre senza sforzo ballava sui pedali da seduto. Potrei quasi dire che non ha mai posato i piedi durante tutto il concerto.

Evans, con il suo particolare modo di impugnare le bacchette, era ed è il motore del Generatore. Di lui ho già parlato a sufficienza. Vorrei però educatamente aggiungere che brucia i peli del culo al 99.99% di batteristi di questa terra.

Gli applausi non si fermano. Hammill dice qualcosa sul tenore di "sempre cos' qui in Veneto" e sorride. Tutti di nuovo ai propri posti.

 +... The Sleepwalkers

Il 17/8 di Banton mi fa quasi perdere conoscenza. Il resto è indescrivibile. Non potevano finire in maniera migliore.

"But soon my time is ended".

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