Il precursore dei guitar heroes in mostra con i pezzi migliori del proprio repertorio. Velocità, potenza e precisione hanno fatto di Edward Van Halen "Il" chitarrista della nuova era, colui che ha cambiato per sempre il modo di suonare la chitarra rock, introducendo un mondo che nessuno all'inizio avrebbe capito, ma che molti dopo poco avrebbero adorato, ispirandosi a lui e sfruttando i suoi insegnamenti come base di partenza per ricercare nuove sonorità. Chiunque suoni la chitarra nell'hard rock al giorno d'oggi, dipende, anche solo lontanamente, dalle note di Eddie. Ma un comandante è nulla senza equipaggio, e se la ciurma è d'elite allora il successo è assicurato. Su tutti il primo cantante David "Diamone Dave" Lee Roth, noto sciupafemmine e carismatico al punto giusto per un gruppo che entra appieno anche nel Glam grazie a lui ed ai suoi sgargianti e sfavillanti abiti. Ma due galli nello stesso pollaio sono troppi, ed allora l'idillio finisce, forse anche leggermente per delirio d'onnipotenza, ed allora ecco entrare Sammy Hagar, gran voce squillante e molto bravo anche nella chitarra, lasciando così spazio a Eddie di sperimentare uno strumento nuovo, la tastiera, in cui si dimostrerà ciò che è, appunto cercando nuovi suoni e volendo strafare come gli si addice. Punti fissi della band il fratello batterista Alex Van Halen e il bassista Michael Anthony.

Se allora la storia vuole essere raccontata in musica, e vengono raccolti i migliori pezzi in un best, è facile sorridere e pensare che ascoltarlo potrà essere molto divertente.

Il mito di "Eruption" percorre il tempo senza perdere importanza, e come ogni canzone-simbolo che si rispetti, apre il disco, buttando l'ascoltatore subito in un turbine di note, fino al culmine, all'acme della tecnica, impensabile, alieno, inumano per i tempi. Il gruppo fece scalpore con il primo album, di cui qui sono presenti anche la altrettanto famosa "Ain't Talkin' 'Bout Love", che si collega perfettamente all'assolo stratosferico che la precede, anche se nell'album in realtà "Eruption" era seguita da una cover dei Kinks "You Really Got Me" qui estromessa a ragione. "Running With The Devil" prosegue il trio, regalando ottime impressioni. Si prosegue rigorosamente in ordine cronologico, tanto da riuscire ad assaporare bene i cambiamenti nel suono, la ricerca di nuove esperienze e la voglia di restare sulla cresta dell'onda. Del secondo album abbiamo solo "Dance The Night Away", e del terzo "Women and Children First", solo "And The Cradle Will Rock", forse uno dei peggiori pezzi del quartetto; Il ritmo torna frenetico con "Unchained", regolarmente esagerata com'è nello stile dei Van Halen, dopodichè il pezzo di maggior successo, "Jump" introduce il nuovo amore di Eddie, la tastiera, che aiuta il gruppo ad entrare nella storia con questa canzone del 1983, che ancor oggi spadroneggia in radio. Una novità che fa storcere la bocca agli aficionados del sound acido della chitarra, ma abbiamo un bel recupero con "Panama", a far capire che Edward non ha tradito il suo vero ruolo. "Panama" chiude anche la prima parte del disco, se si vuole dividere in due, nel passaggio fra Roth e Hagar, quest'ultimo che introdurrà ancora nuove sonorità nel gruppo, mentre Diamond Dave intraprenderà una rispettabile carriera solistica, con musicisti anche di alto calibro.

E allora altro pezzo da classifica "Why Can't This Be Love" fa apprezzare il nuovo cantante, anche se resta l'amaro in bocca e un bel po' di indecisione nei fan, che comunque in parte non disdegnano la nuova presenza e apprezzano anche il lavoro fatto da Edward con la tastiera. Citiamo "Puondcake", "Can't Stop Lovin' You" e "Me Wise Magic" come migliori pezzi dell'era Hagar, ma siamo lontani dal successo di pubblico e critica dei vecchi tempi, ma gli anni passano per tutti.

La decadenza è arrivata anche per i mitici Van Halen, che pian piano sono scesi sempre più in basso, qualitativamente e tecnicamente, ma mantenendo la particolarità sonora che li ha sempre contraddistinti.

Forse si poteva aggiungere o togliere un brano, massimo due, ma così resta uno dei migliori Best della storia del rock, semplice e conciso al punto giusto, con un retrogusto leggermente amaro, per l'attesa che la band segua la moda delle reunion, e magari un nuovo album.

 

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