VAN MORRISON – NO GURU, NO METHOD, NO TEACHER (Mercury, 1986)
Dopo il mediocre, deludente ‘A sense of wonder’ e prima del non pienamente compiuto ‘Poetic champions compose’, Il bardo d’Irlanda estrae dal magico cilindro uno splendido album, attraversato da un sottile senso di malinconia e da un profondo, sincero sentimento spirituale.
Il disco esordisce con una ballata tipicamente morrisoniana, “Got to go back”, dove la presenza dell’orchestra non risulta pesante, ma accompagna con discrezione l’ondulante cadenza bluesy della composizione. Nella parte centrale la voce biascicata e allungata di Van Morrison, restituisce la cifra di un marchio di fabbrica riconoscibile e di eleganza melodica. Segue “Oh the warm feeling” che non trasforma l’umore generale con cui il disco ha principiato; il sax serpeggia e si intreccia alle vocalist, nell’intento di consegnare un contenuto spirituale e soffuso: “And it filled with devotion and it made me plainy see and it healed all my emotions as I sat by you”. Curiosamente il testo riporta alla mente quello di Franco Battiato, nella celebre “E ti vengo a cercare”. “Foreign window” asciuga le belle intuizioni presenti nei brani precedenti e ci trasporta in un meraviglioso territorio-Astral Weeks, impregnato di atmosfera e di talentuoso armonizzare intorno a un semplice giro di note. Il testo è forse il meglio riuscito, religioso, ma non stucchevole: lo sguardo si concentra fuori dalla finestra, perché l’esperienza mistica è possibile soltanto in una condizione di raccoglimento e di piena coscienza della propria coinvolta interconnessione con l’altrove. Coerenti e conseguenziali proseguono questa sorta di suite omogenea i brani “A town called Paradise” e “In the garden”; come si evince anche soltanto dai titoli, i riferimenti biblici abbondano, incastonati tra allusioni a sentimenti come la nostalgia, la solitudine e la libertà. Soprattutto In the garden restituisce un intreccio complesso, voce pastosa e intaccata dalla torba, parole smozzicate e affannose, arpeggi di pianoforte accennati, lampi di immagini evocative: The streets are always wet with rain after a summer shower….
Il mito di Oisìn, il più rilevante e conosciuto tra quelli della tradizione irlandese, prevede che l’Oltretomba – Tir na nog, appunto – sia una terra di confine, senza frontiere e senza limiti, popolata di creature eterne e gioiose; “We’ve been together before in a different incarnation and we loved each other then as well…”. La pasta musicale è qui più spiccatamente folk, anche grazie ad un incedere costante e ripetitivo delle chitarre, inframmezzate da una subitanea eco di viole e strumentazioni orchestrali; il tema centrale si fonde ai ritornelli grazie al canto di Morrison, quasi esterno, a sottolineare la delicatezza dell’intera operazione testuale. Altrettanto ben collocate nel progetto Here comes the knight e Thanks for the information preludono al gran finale; un autore maturo e consapevole scrive: “Thanks for the information never give a sucker an even break when he’s breaking through to a new level of consciousness”. One Irish rover ci fionda all’interno di una qualche magione isolata dove un ragazzo ascolta in silenzio un racconto che parla di luce e di coscienza alta dell’essere. L’incipit (“tell me the story now…”) è degna di un vero aedo che conquista di diritto il suo posto nel parlamento dei poeti. L’album si conclude con Ivory tower, il cui esordio animato e accattivante, incanta e seduce.
Per chi volesse avvicinarsi alla musica di Van Morrison questo lavoro apre in modo quasi didattico ogni possibilità: troviamo sia l’aspetto più arcaico dell’ispirazione, sia il melodismo originale che caratterizzerà la produzione dell’artista fino alla fine degli anni Novanta. Ma qui sono assenti la retorica appiccicosa e lo sdolcinato gusto che, purtroppo, segneranno molti altri dischi di questo periodo. In “No guru” Morrison raggiunge l’equilibrio raggiunto poche altre volte in precedenza, come nell’irraggiungibile e già citato Astral Weeks o nel meraviglioso Moondance, come nel riuscitissimo Veedon Fleece; l’album è tra i quattro, cinque capolavori dell’intera discografia dell’Irlandese, per questa ragione se ne consiglia senza indugi non solo l’ascolto, ma l’acquisto, essendo una presenza obbligata in una collezione di rispetto.
Elenco tracce testi samples e video
05 In the Garden (05:48)
The streets are always wet with rain
After a summer shower when I saw you standin'
In the garden in the garden wet with rain
You wiped the teardrops from your eye in sorrow
As we watched the petals fall down to the ground
And as I sat beside you I felt the
Great sadness that day in the garden
And then one day you came back home
You were a creature all in rapture
You had the key to your soul
And you did open that day you came back to the garden
The olden summer breeze was blowin' on your face
The light of God was shinin' on your countenance divine
And you were a violet colour as you
Sat beside your father and your mother in the garden
The summer breeze was blowin' on your face
Within your violet you treasure your summery words
And as the shiver from my neck down to my spine
Ignited me in daylight and nature in the garden
And you went into a trance
Your childlike vision became so fine
And we heard the bells inside the church
We loved so much
And felt the presence of the youth of
Eternal summers in the garden
And as it touched your cheeks so lightly
Born again you were and blushed and we touched each other lightly
And we felt the presence of the christ
And I turned to you and I said
No guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the father in the garden
No guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the father and the
Son and the holy ghost
In the garden wet with rain
No guru, no method, no teacher
Just you and I and nature and the holy ghost
In the garden, in the garden, wet with rain
No guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the father in the garden
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Altre recensioni
Di novalis
La vocalità del vecchio leone è, come sempre, a grandi livelli: voce forte, calda, suggestionante, carica di purezza e di profondità.
Come l’acqua quando si ha sete, come la luce quando è buio. Questa è la sua unicità.