Milva, rapita da Morfeo ed ispirata da Orfeo, riesce, con questo insieme di brani, ad incantare gli animi che alla sua voce si rivolgono per compiere un viaggio verso inconsci sentieri. Vangelis, con le sue tastiere ed i suoi sintetizzatori ipnotici, fornisce il giusto complemento a questo album onirico.

L'interprete, forse nella stessa notte o, forse, in due notti successive, ha avuto due sogni per poi regalarcene uno attraverso l'incisione di questo lavoro.

"É dentro me l'eco di un canto che va a Lloret e porta via con i ricordi la mia nostalgia". Inizia così il viaggio tra le due costruzioni oniriche della cantante. L'Eco, la nostalgia, la rarefazione, costituiscono l'intenzione dell'opera, ben dichiarata sin dalle sue prime note. Certo, è difficile immaginare che la voce di Milva possa rarefarsi, così scura e imperiosa e sensuale, come si é soliti identificarla. In effetti, questa prorompente voce è difficile a glissarsi; viene, dunque, da pensare che il secondo sogno inciso in questo disco non sia che la voce stessa che racconta il primo. Sempre nella prima traccia dell'album possiamo ascoltare "e mi voltai come in un sogno e mai piu mi svegliai". Ma distacchiamoci dall'eco di questo primo canto melanconico per proseguire. La malinconia si fa più cruda e diventa cosciente impotenza ansiosa: "forse sono amanti di passaggio, Stan provando il nostro gioco, che brivido [...] Guarda sono naufraghi sfiniti e la notte spegne i fuochi anche per noi, ma non vorrei, sogna con me".

Grazie alla seconda traccia, ci introduciamo, quindi, nel secondo sogno. In questo album vi sono, pertanto, un sogno che risiede lontano nel tempo e nello spazio, nel ricordo, ed un sogno che è proiezione di un futuro impossibile.

Passiamo al terzo brano per cercare di carpire qualche altra informazione: "Un pomeriggio e 1/2". Il titolo designa, forse, il tempo della riflessione? Se dovessimo cercare di posizionarci tra l'uno dei due poli presenti nell'album; se dovessimo cercare di posizionarci "Tra (i) due sogni", mi sembra che questa immagine sia, in realtà, al di fuori e che sia stata il frammento del vissuto che ha generato l'attività psichica che si svolge nel sonno. Qui i toni si fanno sensuali mentre si descrivono due amanti con inquadrature da cinema: "Lampi, magia e volano via".

Il brano successivo riporta, invece, toni piu sommessi ed è rivestito di una malinconia anelante. Ci descrive un "Desiderato sogno"; un uomo che, da bravo, anelato sogno, è visto dalla penombra di un teatro, fotografato sotto la luce di un faretto da scena.

Quanta finzione in questo album: cinema, teatro, un sogno dentro un sogno...metateatro...quanta seduzione.

A metà album Milva, tutta presa da questa seduzione, si autodenuncia, in un simpatico brano citazionale, proseguendo l'incastonazione di chimere dentro chimere: "je garde mon secret, la Carmen che c'è in me".

La rappresentazione si fa, correndo verso la fine, piu concitata: lui vuole andarsene e lei lo implora, pur sapendo che il gioco non vale la candela (sono amanti di passaggio; scopamici diremmo oggi, con molta meno eleganza). All'interno di questo "episodio", ovvero "A tradimento" c'è quella che considero la frase più bella in assoluto: "lavorerò io, ti vestirò io, ti spoglierò io e tu sarai sempre in credito". Ma non soffermiamoci troppo per non rischiare di perdere la concitazione che si respira dirigendosi verso il finale. Lui vuole andarsene, dicevamo. Lei, sempre piú persa nei suoi deserti, dimentica le più dolci implorazioni per proporgli altro sesso, nel quartultimo brano, "Blue notte". Nel terzultimo brano, "Spring, Summer, Winter and Fall", Milva è, ora, pienamente cosciente della disfatta della storia raccontata e canta: "now our love is gone". Come penultima istanza si torna alla nostalgia per il passato con "Un altro maggio". Il ritorno al tema che aveva aperto l'album ci avvisa che Milva si sta svegliando. Siamo giunti al finale e la cantante ci svela tutto:

"Sì, l'alba era più forte, sì, vince i sogni la realtà, eppure solo in sogno viene a noi la verità. Cosi si chiude un fiore se il sole non c'è più, ma tutto il suo colore raccoglie in sé"

La realtà vince il sogno giusto per merito del suo essere tangibile, ma, mentre viviamo, rimuoviamo dalla nostra coscienza cose di cui i sogni, inevitabilmente, ci parlano. I fiori si chiudono, ma pur non avendo i petali dispiegati al sole, recano in sé tutta la loro verità.

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