Io adoro Vangelis. Adoro quasi tutti i suoi dischi, forse alcuni gli ho ascoltati di meno ma in generale l'artista greco ha sempre suscitato in me grandi emozioni. Si perchè a paer mio la musica di Vangelis è una musica che tende a trasmettere emozioni e magia.

Ma ora parliamo di uno dei suoi album meno "accessibili" e che data la sua complessità meno commerciali e meno conosciuti, "Beaubourg", opera allucinata e complessa, scordatevi le atmosfere di un "Voices" o di "Oceanic" o di "China". L'album è stato composto ed eseguito interamente con sintetizzatori. Il sintetizzatore è sicuramente lo strumento di punta per l'artista greco ma in questo album lo usa in modo nettamente diverso. Ascoltandolo ci rendiamo conto di trovarci davanti ad un'opera cupa, misteriosa, oserei dire "poco rassicurante". Molti critici e molti recensori hanno associato quest'opera ad un altro lavoro molto complesso dello stesso Vangelis, "Invisible Connections" ma c'è da dire che "Invisible Connections" era basato si su sperimentazioni ma su base di musica classica, mi ricordo infatti che la copertina di "Invisible Connections" aveva in alto l'etichetta "Deutsche Grammophon", etichetta specializzata nella musica classica.

Sfido chiunque a trovare un senso, o a definire lo stile di "Beaubourg", io in tanti anni di ascolti non sono mai riuscito a cavarne un ragno dal buco, ma oggi riascoltandolo mi è tornata in mente una delle tante grandi cose che disse l'immenso Carmelo Bene: "L'arte è grande quando è incomprensibile, Dio è incomprensibile...non si può parlare di Dio con Dio". Pensando a questa frase mi viene da dire che molto probabilmente Vangelis in questo album non va alla ricerca di significati e non li nasconde neanche, semplicemente si lascia andare alle sue sperimentazioni e lascia libero l'ascoltatore di provare le sue emozioni che possono essere intese come vibrazioni, vibrazioni positive o negative. Io posso benissimo provare emozioni diverse da te, io ascoltando questo disco posso andarmene in paranoia (esempio) tu puoi chiudere gli occhi e volare da qualche parte. Qui il discorso è soggettivo.

Io purtroppo non ho mai approfondito il Jazz, quindi me ne intendo poco di quel genere musicale, dovrò rimediare al più presto. Dico questo perchè leggendo in giro ho notato che molte persone riferiscono di aver rintracciato alcune tracce di Jazz, io non posso dire se questa notiza sia vera oppure no, personalmente non mi è sembrato ma ripeto non essendo un esperto di Jazz non posso esprimermi più di tanto.

"Beaubourg" è un disco che mi è piaciuto ? Ancora oggi non so dirlo con certezza, sicuramente io sono rimasto sempre affascinato da opere "estreme", mi ricordo la prima volta che ascoltai "Metal Machine Music" di Lou Reed, credevo di impazzire, quella "musica" mi stava facendo uscire fuori di testa, l'impianto stereo stava per esplodere insieme alla mia testa...era semplicemente l'impressione ma per un attimo ho avuto veramente paura. "Beaubourg" non mi fa fatto "paura" come il disco di Lou Reed ma in ogni caso mi ha trasmesso vibrazioni negative, questo non significa che il disco sia brutto o non riuscito, chi lo sa...magari Vangelis voleva proprio questo ?!?

Sicuramente non è il Vangelis che può apprezzare chi si è abituato ad ascoltare opere decisamente meno complesse, io ascolto la musica e scelgo quale musica ascoltare anche a seconda del mio stato d'animo. "Beaubourg" lo ascolto quando voglio esplorare l'oscurità, quando voglio avere paura, quando voglio sentirmi imprigionato dentro un suono che non mi rassicura ma che so che è un semplice suono, di conseguenza innocuo.

VinnySparrow

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