"The city" non è considerato generalmente uno degli esempi migliori della creatività di Vangelis. Scritto e pubblicato in una fase in cui la fama del musicista greco non era all'apice, per quanto ormai consolidata da numerosi successi mondiali, l'album è passato un po' in sordina e si è dileguato nel mare di produzioni simil-ambientali che negli anni '90 non andavano granchè di moda.

Eppure, se preso come opera a sè stante, "The city" è un lavoro godibile, evocativo, confezionato con cura, che suscita sensazioni solo apparentemente fredde perchè tarato sulla dimensione di descrizioni urbane piuttosto futuribili (anche se in una prospettiva talora un po' vintage).

L'opera è una visione sonora che percorre le vibrazioni di una moderna metropoli dall'alba al tramonto, con tutte le sfumature umane e naturalistiche miscelate alla suggestione meccanica del modus vivendi metropolitano, per l'appunto. Da qui i registri con cui si dipana la descrizione sonora variano molto e Vangelis non è certo avaro di citazioni (e autocitazioni) nel proporre in ogni traccia i ritmi e i timbri giusti per suggerirci cosa sta accadendo.

Si parte dal minimalismo jazzato di "Dawn" e "Morning Papers" - in cui si ode la voce dell'amico Roman Polanski - per passare all'aggressività elettronico-sinfonica di "Nerve Center", che mette in gioco il più classico stile vangelisiano e strizza l'occhio in modo distaccato a certe atmosfere di Blade Runner. La scrittura è ricca e virtuosa, le tastiere si snodano lungo arzigogoli ritmici accattivanti, che ricordano qua e là Tangerine Dream e Jarre. Il mood ritorna blando e contemplativo nelle due tracce seguenti, rimettendo in luce la linearità emozionale di album come "Direct", fino al divertissment orientaleggiante di "Red Lights", dove voci femminili con piglio nipponico intessono cori su pulsazioni sincopate di sintetizzatori e orchestre artificiali. A chiudere "Procession" che con lento incedere evoca le ombre notturne e le luminiscenze della vita che, pur nascosta, continua ad evolversi nel microcosmo dell'individuo.

Sicuramente non originale nell'approccio e nella stesura "The City" resta però un disco equilibrato, prodotto accortamente, godibile al primo ascolto, tutto sommato fuori dalle mode nonostante sia calibrato sul gusto elettronico-progressive che ha fato la fortuna di Vangelis con le colonne sonore degli anni '70 e '80. E proprio una colonna sonora senza film si potrebbe definire questo lavoro: capace di rappresentare tra concretezza e metafora gli stereotipi delle città moderne e cesellando piccoli ritratti umani che solo tra le pieghe della musica si riescono a cogliere.

Votato con sufficienza dai più, io assegno un 4 per la coerenza e la fruibilità del progetto, se non altro perchè è l'ennesima dimostrazione che Vangelis ha un'enorme padronanza della materia.

Elenco tracce testi e video

01   Dawn (04:16)

[footsteps]

-"Is the city open?" [voice of Roman Polanski]

-"c'est beau Romain, c'est beau" [voice of Emanuelle Seigner]

-"Are there any morning-papers yet?" [voice of Roman Polanski]
-"Too early"
-"a sandwich"

-"Thanks"

[footsteps fading]

02   Morning Papers (03:55)

03   Nerve Centre (05:30)

04   Side Streets (04:12)

05   Good to See You (06:51)

06   Twilight (04:57)

[female voice:]
Hi ga kureru
Sore wa toki no mahou
Asu onaji toki
Mata chigau mahou
Sore wa iro ga kaori ni
Kaori ga iro ni kawaru toki
Soshite kage wa kagirinai
Ao ni tokeru



The day falls into the twilight.
It is a magic of time.
The same time tommorrow,
There'll be another magic.
It is when colors turn to flavors,
And flavors turn to colors.
And it is when
Shadows melt into deep blue....

07   Red Lights (03:55)

08   Procession (09:33)

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