Tributo ad un Tributo

Anno 2006 d.c.

I Vanilla che suonano gli Zepp.

Muffa Rock al quadrato direbbe Sfascia.

Al solito, Agiografica e Vecchia (Nobili lettori avvisati per il prosieguo).

Ora però basta scherzare.

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Qualcuno di voi ha mai festeggiato il proprio compleanno od un proprio anniversario dedicandolo ad un’altra persona?! Avete mai reso omaggio a qualcun altro durante una Vostra ricorrenza?!

Io ho fatto robe del genere (però io, tendenzialmente, non faccio testo) e, comunque, mi pare una situazione poco riscontrabile in questo mondo.

Se poi una grande band (mica 4 sfigati!) per festeggiare i loro 40 anni (!!!) di attività, decidono di fare un nuovo album, totalmente di cover di una band di “colleghi”, la cosa mi sembra più unica che rara, direi.

Nel 2006 i Vanilla Fudge, per questa loro data storica, decidono di dedicare un intero album ai coevi Led Zeppelin.

Amicizia, dicevo nell’ultimo mio scritto... lealtà e rispetto. Difficile capirlo in generale, oggigiorno praticamente impossibile. Se poi andiamo a “leggere” la storia, per come si ragiona normalmente (inutili docet), doveva accadere l’opposto.

Alla fine del 1968 (il 26 dicembre se non ricordo male) i Nuovi Yardbirds, da poco ridenominatisi Led Zeppelin, partono per il loro primo tour (Jeff Beck rinuncia e Grant coglie al volo l’occasione). I Led Zeppelin sono completamente sconosciuti (non hanno ancora fatto uscire un album anche se hanno stipulato un contratto record - nel nulla appunto - con l’Atlantic). Nei primissimi concerti o non hanno nemmeno il nome in cartellone oppure vengono denominati nei modi più assurdi (da un “Led Zeppilen di Jimmy Page” ad un tragicomico “Len Zefflin”) e fanno da spalla a gruppi già famosi.

C’è un “piccolo” problema da subito; i Led Zeppelin sono un carrarmato ipnotico, rullano tutto e ammaliano tutti. Salire sul palco dopo di loro, con il pubblico che li invoca in estasi, non è proprio il massimo della goduria.

Ovvio quindi che, come gruppo spalla, durino pochissimo e che vengano messi in cartellone “insieme” agli altri gruppi. C’è chi è sveglio e capisce la cosa e chi è coglione e si incazza per una realtà innegabile e non modificabile.

E così al cospetto degli Iron Butterfly che, indignati (??!) dalla lunga e “spavalda” esibizione del “gruppo spalla” si rifiutano di salire sul palco, ci sono invece i Vanilla Fudge che, appena comprendono la cosa, non fanno altro che suonare loro per primi (semplice no?! Non che ci volesse un genio ma l’orgoglio di solito prende il sopravvento).

Ecco come inizia il rapporto tra questi otto ragazzi (si perché, prima che di due band, parliamo di persone).

Quanto si divertiranno insieme in quel 1969, nel primi tour americani del Dirigibile, lo sanno solo loro (“episodio squalo” luglio 1969 al mitico Edgewater Inn di Seattle, solo il più “famoso”). Un cameratismo davvero raro.

“Ci chiedevamo sempre chi ci avrebbe tolto di mezzo, e furono i Led Zeppelin.

I concerti che facevamo con loro erano sempre molto divertenti. Diventammo tutti buoni amici. A volte ci scambiavamo le sezioni ritmiche nel mezzo di “How Many More Times” Carmine Appice

“C’era una parte di “Dazed and Confused” in cui ci fermavamo tutti per permettere a Page e Plant di fare le loro parti soliste , poi rientravamo con il riff veloce... ma quando Jimmy e Robert si giravano trovavano Bogert e Appice al posto mio e di Bonham. Ci scambiavamo di posto mentre gli altri due erano davanti e, dato che eravamo sempre al buio a quel punto della canzone, non se ne accorgeva mai nessuno!” John Paul Jones

L’amicizia ed il rispetto nascono immediati e rimangono per sempre. I Vanilla nel 1970 si scioglieranno (per riformarsi molto più avanti), ma ciò che si era creato tra quei ragazzi ormai era consolidato.

Soprattutto tra Appice e Bonham tutto sboccia spontaneo. E’ come se il “vecchio” Carmine avesse deciso di prendersi cura dell’ingenuo e inesperto collega. Tra i due ci sono solo 18 mesi di gap anagrafico, ma sono quel paio d’anni tra tour e album di successo a “favore” del baffo newyorkese a fare così tanta differenza come esperienza sul campo. Il batterista di origini italiane intuisce sia il talento musicale che, soprattutto, la personalità ed il carattere fragili di Bonzo... probabilmente uno dei pochi a rendersene conto fin da subito.

“Adoravo Bonzo. Era un uomo magnifico. Mi ha sempre trattato con gentilezza e rispetto, anche quando aveva bevuto un po’ troppo” le parole, sentite, di Carmine.

Appice, Bogert, Martell e Stein fin dai loro esordi hanno sempre suonato parecchie cover. Non me ne intendo ma, ascoltando tanta roba di quel periodo, penso siano stati tra le band più dotate a livello tecnico/musicale. Hanno, forse per primi o tra i primi, saputo miscelare, nel modo più naturale possibile, beat, soul, funky, hard rock, psichedelia e progressive.

Dopo l'uscita del primo album partono per una tournee inglese. Si narra che in quel magnifico sessantasette londinese, in cui i fari della ribalta erano tutti puntati sul nuovo fenomeno della chitarra (tal James Marshall “Jimi” Hendrix), la vera attrazione erano, in realtà, i concerti dei Vanilla.

Il passa parola era il verbo e tanti accorrevano a sentirli suonare. Blackmore e Lord diranno che sono stati i loro primi Eroi, i Beatles e Clapton andavano appena riuscivano. Tanto del rock che verrà sarà influenzato da loro (così affermano parecchie band, dagli Uriah Heep agli Yes ed ai Funkadelic per citare tre grandi di generi diversi).

Il centro di gravita della band era il favoloso suono dell’Hammond di Mark (quanti prenderanno appunti diventando molto più celebri di lui!). Intorno a lui la chitarra decisamente bluesy e psichedelica di Vince e la sezione ritmica di Tim e Carmine.

Già... Bogert e Appice, pochi eguali nella storia del rock per il mio personale gusto. Tim era tra quei bassisti che danno l’impressione di poterci fare qualsiasi cosa con lo strumento e Carmine univa una forza selvaggia ad una fantasia ed una versatilità che ho sentito in pochissimi altri. Krupa e Rich i suoi idoli e punti di riferimento, proprio come Bonzo.

Non sono, la maggior parte delle volte, contro o pro qualcosa per principio.

Sono a favore di tutto ciò che mi trasmette emozioni, dove sento tanta passione. Al contrario non mi interessa qualunque cosa mi sembra meccanica e senz’anima (anche se fatta benissimo).

Così è per la musica e anche nella vita. Non mi interessa la situazione impeccabile e formalmente perfetta. Conta che mi commuova, mi faccia ridere o piangere, mi faccia male... quel male che mi fa sentire vivo.

Verso le persone questa distinzione è ancora più netta... ecco perché non sopporto più nulla e nutro rispetto per pochissima gente. Per questi pochi però darei tutto. Niente equilibrio, qui sta il guaio... ma non c’entra un cazzo appunto... torniamo ai nobili.

Per le cover è la stessa cosa, ma ammetto che sono poche, rispetto alla moltitudine che conosco, quelle che ricordo perché meritevoli come o addirittura più dell’originale.

Le cover di questi ragazzi sono sempre state di altissimo livello. Si capiva che le eseguivano con voglia e passione.

C’era quel tocco personale che faceva si che anche un rincoglionito, come me, riconoscesse che erano loro a suonarle. Tante nei primi album e nei live; celebri e particolarmente belle e particolari quelle dei Beatles.

Dovrei parlarvi dell’album....

Naaaaaaaaaa, I Vanilla che suonano gli Zepp con tanta classe basta e avanza; mica so spiegarle ste cose, troppo grandi.

E la classe sta anche nell’aver evitato quei classici inimitabili con i quali chiunque rischierebbe la figuraccia e non per sue colpe (in primis Stairway, Whole, Kashmir, Black Dog, Achilles, Heartbreaker eccetera eccetera eccetera...... ).

E comunque 12 pezzi eseguiti magnificamente, fidatevi di me (solo in questo , ma fidatevi).

Talmente belle che ad un primo giro dici che “Immigrant Song” e “Baby, I'm Gonna Leave You” sono veramente super in questa versione. Che poi al secondo, di giro, noti invece quanto sublimi siano il soul e i cori gospel in "Fool In The Rain" e "Your time Is Gonna Come" e decidi che sono il top del disco. Al terzo rimani inchiodato al vero sound Vanilla, corposo e barocco, che senti in "All My Love" e ad una "Dancing Days" che sembra uscita, bellissima, in pieni primi anni novanta.

E però poi ascolti "Moby Dick" e ti ricordi di quei due ragazzi insieme quell'anno, con il "vecchio" a consigliare e accudire il "giovane".... e senti che qui Appice ha tirato fuori tutto ciò che aveva per il suo amico. Strepitoso Carmine.

La mia Migliore però la indico in "Dazed And Confused", maestosa e impetuosa allo stesso tempo (anche se quell’inizio di synth mi ha fatto quasi venire un embolo... poi tutto benissimo).

Forse perché quella dei "miei" ragazzi non mi ha mai esaltato tantissimo - tranne l'intro epocale ovvio.

(ssssssshhhhhh che se lo sa lo Stregone mi mette l'archetto nel culo eh).

Un voto?! ..... Ai Vanilla che suonano (magnificamente) dei pezzi del Led Zeppelin?! State scherzando spero....

Buona Nobili

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